IAI
Spese per la difesa

In Europa l’Italia canta fuori dal coro

22 Lug 2015 - Paola Sartori, Alessandro Marrone - Paola Sartori, Alessandro Marrone

Il 2015 fa registrare trend in crescita per i bilanci della difesa dei principali Paesi europei, che hanno annunciato incrementi, anche consistenti, della loro spesa militare.

La Germania programma un aumento del 6,2% nei prossimi cinque anni, con un bilancio della difesa che dovrebbe arrivare a 35 miliardi nel 2017. Anche Parigi ha annunciato ad aprile 2015 un aumento consistente, di circa 3,9 miliardi, rispetto alle risorse precedentemente previste per il triennio 2016-2019. La Gran Bretagna infine ha recentemente disposto per un incremento annuo dello 0.5% in termini reali del bilancio della difesa fino al biennio 2020-2021.

Queste misure, che puntano a garantire adeguate capacità per affrontare le nuove sfide poste dalla crescente instabilità internazionale, rispondono positivamente all’impegno preso in ambito Nato di incrementare le spese per la difesa al livello di 2% del Pil entro il 2024.

Tendenza al ribasso per le spese militari italiane
L’Italia, invece, continua a tagliare la propria spesa per la Funzione Difesa, dai 14 miliardi del 2014 ai 13,2 miliardi del 2015 e poi, in base ai tagli previsti, a 12,7 miliardi nel 2017.

Inoltre, il Documento programmatico pluriennale 2015-2017 conferma un altro trend negativo: il persistere di una deleteria ed inefficiente ripartizione della spesa.

Infatti, se nel 2014 il 67,6% delle risorse è stato destinato al Personale, il 22,9% all’Investimento ed il 9,5% alla voce Esercizio, il taglio alla Funzione Difesa di circa 900 milioni di euro tra il 2014 e il 2015 va a pesare soprattutto sull’Investimento, con una riduzione di questa voce di circa un quarto.

Similmente, nel 2015 anche il budget destinato all’Esercizio subisce una decurtazione di circa il 14% rispetto all’anno precedente, mentre le risorse per il Personale non solo non subiscono tagli, ma registrano un incremento dell’1,6%.

Ben lontane dall’avvicinarsi all’ideale ripartizione 50-25-25 delle spese per la Funzione Difesa tra Personale-Esercizio-Investimento, le previsioni per il triennio 2015-2017 ne confermano lo squilibrio.

Mentre rimangono sostanzialmente invariate le spese per Personale ed Esercizio, gran parte – circa 400 milioni – della riduzione programmata per la Funzione Difesa va a gravare sugli Investimenti, che nel 2017 dovrebbero scendere, per la prima volta dal 2006, sotto i due miliardi, con una riduzione di oltre il 17% rispetto al 2016.

Le ripercussioni negative per lo strumento militare derivano, dunque, non solo dalla generale ristrettezza delle risorse, ma anche e soprattutto dalla loro distribuzione quanto mai sbilanciata, che rischia di avere serie ripercussioni in termini di capacità operative.

Rimbalzo positivo delle esportazioni dell’industria della difesa
Una nota positiva si registra, invece, per quanto riguarda l’industria italiana dell’aerospazio, sicurezza e difesa, relativamente alle autorizzazioni governative alle esportazioni italianenel 2014, in crescita rispetto all’anno precedente. Come riporta lo studio IAI Bilanci e industria della difesa: tabelle e grafici 2015, questo valore è salito a 2.313 milioni di euro, rispetto ai 1.522 del 2013 che ha rappresentato il dato peggiore dal 2005.

Nello specifico, i settori trainanti in questo senso sono stati aeronautica, elicotteristica, elettronica per la difesa e sistemi d’arma, con Agusta Westland, Alenia Aermacchi e Selex ES quali principali aziende destinatarie delle autorizzazioni.

Con riferimento all’area geopolitica di suddivisione delle esportazioni autorizzate, i principali acquirenti sono stati i Paesi Ue/Nato, per il 55,7% del totale, tra i quali la Gran Bretagna al primo posto con l’11,5%, seguita da Polonia (11,3%), Germania (7,6%) e Stati Uniti (7,2%).

Va evidenziato tuttavia che, nonostante questo rimbalzo dopo la caduta dell’export registrata nel 2013, nel 2014 i valori relativi alle autorizzazioni continuano ad assestarsi su livelli inferiori rispetto ai dati dei precedenti sette anni: tra il 2006 ed il 2012 la media delle autorizzazioni è stata infatti superiore ai 2.313 milioni di euro raggiunti di nuovo l’anno scorso.

In questo contesto, la continua contrazione delle spese per la Funzione Difesa potrebbe avere ricadute negative anche sull’industria nazionale dell’aerospazio, sicurezza e difesa, oltre che ovviamente sulla capacità operativa delle forze armate italiane e sulla posizione internazionale dell’Italia rispetto ad alleati europei che invece hanno ripreso a investire nella difesa.

Infatti, i recenti e prossimi tagli alla voce Investimento del bilancio della difesa determinano una contrazione della domanda interna per il rinnovamento degli equipaggiamenti e sistemi d’arma, mettendo a rischio i programmi industriali per lo sviluppo di prodotti e tecnologie.

Ciò ha inevitabili conseguenze anche sulle capacità di esportazione delle imprese nazionali, poiché la domanda interna rappresenta un impulso importante per lo sviluppo di prodotti innovativi e/o l’ammodernamento di quelli già commercializzati, mettendo quindi le imprese italiane in grado di competere sul mercato internazionale dove la competizione da parte di Francia, Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti si fa sempre più agguerrita.

Alla luce di questi dati, è ancora più evidente la necessità di un investimento nella difesa da un lato coerente con le necessità delle forze armate e gli obiettivi internazionali dell’Italia, dall’altro efficiente nell’allocazione delle risorse aumentando le spese per Esercizio e Investimento grazie ai risparmi possibili e necessari sul Personale.

Per l’efficienza e la qualità della spesa nella Funzione Difesa – come per molti altri aspetti dello strumento militare nazionale -, l’attuazione delle riforme previste dal Libro Bianco per la sicurezza internazionale e la difesa sarà a dir poco cruciale.

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