Le donne in marcia al tempo di Donald
Il giorno dopo l’inaugurazione di Trump, centinaia di migliaia di persone prenderanno parte ad una marcia per i diritti delle donne in diverse città degli Stati Uniti, a cominciare da Washington.
Questa manifestazione che non ha come obiettivo immediato la protesta contro il nuovo presidente, ha lo scopo di tenere alta l’attenzione sui diritti delle donne e sui numerosi episodi di discriminazione che si sono verificati negli ultimi mesi.
Le donne marceranno per dire che sia i muri che i soffitti di cristallo si abbattono anzitutto con il dialogo e la solidarietà. “Non possiamo cambiare ciò che è stato ma possiamo e dobbiamo assicurarci che il futuro sarà diverso”, mi diceSheryl Olitzky, che tre anni fa ha fondato la Sisterhood of Salaam Shalom.
Questa organizzazione, che è unica nel suo genere e ha sedi sparse in tutto il paese, riunisce cinquemila donne americane di religione ebraica e musulmana. La loro missione è quella di favorire il dialogo interreligioso.
L’Alt-Right al potere
Subito dopo l’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti, si sono verificati centinaia di episodi razzisti in tutto il paese. Alcune moschee sono state incendiate o attaccate con lanci di oggetti. Donne musulmane che indossavano il velo sono state aggredite sui mezzi pubblici. Sono comparse svastiche ed insulti antisemiti in molte città degli Stati Uniti.
Nelle scuole, gli studenti bianchi hanno gridato “Build the wall!” all’indirizzo dei loro compagni immigrati. Persino nel meltingpot di Manhattan può accadere che, se passeggi per strada parlando in italiano con i tuoi figli, un gruppo di ragazzi bianchi si senta libero di dirti di tornare nel tuo Paese (sono cittadina americana da molti anni).
Una delle prime decisioni prese da Trump dopo aver vinto le elezioni è stata quella di nominare Steve Bannon consigliere e capo stratega della Casa Bianca. Prima di diventare manager della campagna elettorale del magnate, lo scorso agosto, Bannon ha diretto Breitbart News, sito internet noto per le sue posizioni misogine, antisemite e islamofobiche. Lo stesso Bannon ha dichiarato la scorsa estate che Breitbart News è la voce della Destra Alternativa americana (nota anche come Alt-Right).
Dopo le elezioni, la Destra Alternativa si è riunita a Washington per festeggiare la vittoria di Trump. L’ideologo del movimento, Richard Spencer, ha incitato la folla dicendo che “l’America appartiene ai bianchi”. Alcuni dei presenti hanno risposto con il saluto nazista al grido “Hail Trump!”.
Gli appartenenti all’estrema destra americana sono in maggioranza giovani, bianchi e maschi, criticano il multiculturalismo e le politiche dell’immigrazione che hanno favorito le minoranze e gli stranieri rispetto a quelli che loro chiamano “i veri americani”.
Spencer coltiva il sogno di una “pulizia etnica pacifica” a seguito della quale i non-bianchi lasceranno definitivamente il Paese. Gli esponenti dell’Alt-Right sono grati a Trump per aver incentrato la sua campagna elettorale sulla questione dell’identità dei bianchi. Per loro “rendere l’America di nuovo grande” significa renderla di nuovo bianca.
Ebree e musulmane unite nella paura
L’elezione di Trump suscita molta preoccupazione soprattutto tra le donne americane che appartengono alle minoranze etniche e religiose. Sheryl Olitzky, che è stata anche invitata alla Casa Bianca da Michelle Obama, crede che in questo tempo in cui l’islamofobia e l’antisemitismo sono tornati in auge e i valori della tolleranza e del rispetto sono messi in discussione, la missione della sua sorellanza sia diventata ancora più importante.
Come dice Sheryl, “Se impari a conoscere chi è diverso da te, è difficile che tu possa odiarlo. Se poi impari ad amarlo, odiare diventa praticamente impossibile.” Queste donne sono determinate ad aiutarsi a vicenda.“Molte donne ebree che appartengono a questa organizzazione hanno giurato che se le loro sorelle musulmane dovessero essere registrate, come promesso da Trump in campagna elettorale, allora anche loro si faranno schedare”.
Lo spirito è alto, così come la voglia di fare, ma nell’incertezza del futuro che le attende dopo l’inaugurazione di Trump, alcune di loro hanno già aperto un conto in banca in Israele o progettano di comprare casa in Canada.
Orientamento politico e appartenenza di genere
Alle elezioni dello scorso novembre, il 42% delle donne americane (e il 53% di quelle bianche) ha votato per Donald Trump. Evidentemente, la campagna di Hillary Clinton – che pure aveva insistito molto sul ruolo delle donne e sull’uguaglianza di genere – non è riuscita ad unire l’elettorato femminile.
Al contrario, le dichiarazioni sessiste e misogine di Trump non hanno impedito a molte donne di votare per il candidato repubblicano. Storicamente, l’orientamento politico dell’elettorato femminile ha sempre prevalso sull’appartenenza di genere. Ed anche in questa elezione in cui per la prima volta una donna era candidata, le donne non si sono unite in nome della solidarietà femminile ma hanno votato prima di tutto per il partito.
Gli episodi razzisti di questi mesi però hanno convinto molte donne ad unire le forze e a far sentire la propria voce.