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Italia e riforma

Difesa: Libro Bianco, passi verso attuazione

19 Feb 2017 - Paola Sartori - Paola Sartori

Dopo un anno e mezzo di silenzio, l’implementazione delle riforme proposte dal Libro Bianco muove i primi passi verso un’effettiva concretizzazione. Il disegno di legge (DdL) che da molti mesi era in attesa di approvazione da parte del Consiglio dei Ministri è stato finalmente varato il 10 febbraio, su proposta del ministro della Difesa, Roberta Pinotti.

Il documento si compone di 11 articoli e individua quattro aree di intervento principali: revisione della governance, riorganizzazione del modello operativo delle Forze Armate, rimodulazione della composizione del personale e modifica del sistema di formazione.

In termini applicativi, il DdL si suddivide sostanzialmente in due parti. I primi sette articoli, relativi all’introduzione di modifiche alla struttura dei vertici e alla ripartizione delle competenze tecnico-amministrative, sono da considerarsi disposizioni di diretta applicazione e andranno a modificare il codice dell’ordinamento militare.

Per l’attuazione degli articoli successivi, invece, legati principalmente alla regolamentazione del personale, è prevista la delega al Governo per l’adozione di uno e più decreti legislativi entro 12 mesi dall’entrata in vigore della legge.

Da prospettiva interforze a maggiore integrazione
Tra le previsioni relative alla ristrutturazione dei vertici, un punto importante riguarda l’assunzione di un’ottica maggiormente integrata rispetto all’attuale concezione interforze, al fine di incrementare l’efficacia della struttura militare e ridurre le duplicazioni. In merito, il DdL prevede la divisione della figura di segretario generale della Difesa e direttore nazionale degli Armamenti (Dna) in due incarichi distinti. Il Dna assumerà anche la responsabilità relativa alla logistica e potrà essere militare o civile.

Quest’ultima funzione è attualmente ripartita tra le varie Forze Armate con un conseguente problema di duplicazione di cariche e di strutture. Grazie alla riforma verrà assicurato l’esercizio unitario di tutte quelle funzioni che attengono all’intero ciclo di vita degli equipaggiamenti, dalla ricerca e sviluppo alla messa a punto, collaudo, entrata in servizio, supporto logistico, ammodernamento, cessione/eliminazione, escludendo le funzioni di supporto logistico diretto alle unità operative che continueranno ad essere garantite dalle singole Forze Armate.

Il mandato di segretario generale della Difesa, invece, sarà affidato ad un civile con adeguate competenze giuridico-amministrative – dando di fatto applicazione ad una disposizione che riprende quanto già proposto dalla precedente legge 25/97 – e che avrà un ruolo di coordinamento e gestione.

Verso Forze Armate più giovani
Per raggiungere l’obiettivo di maggiore efficacia, efficienza ed economicità dello strumento militare, delineato dal Libro Bianco, è senz’altro cruciale l’attuazione della revisione del modello del personale che il DdL affida a successivi interventi da parte del Governo. L’idea è di muovere verso Forze Armate più snelle, giovani e flessibili. Per farlo è prevista una graduale riduzione degli effettivi, nonché una sostanziale modifica delle proporzioni tra chi è a tempo indeterminato e chi a tempo determinato. Tutte modifiche che dovranno essere adeguatamente supportate dall’introduzione di nuovi criteri di arruolamento e progressione di carriera.

Da un lato dunque l’obiettivo è di continuare sul percorso già delineato con la precedente legge 244 del 2012, che sancisce il passaggio da 190.000 a 150.000 unità entro il 2024. Dall’altro, invece, la riforma mira ad avvicinare il modello italiano a quello delle Forze Armate di altri Paesi europei, raggiungendo un regime maggiormente bilanciato tra servizio militare permanente e a tempo determinato, secondo una composizione “60-40” (anche se il Libro Bianco ipotizzava “50-50”).

Un orizzonte di medio termine per gli investimenti
Per quanto riguarda gli investimenti il DdL prevede che il ministro della Difesa predisponga “di concerto con i ministri dell’Economia e della Finanza e dello Sviluppo economico un disegno di legge di spesa pluriennale che introduca un piano di finanziamento sessennale dei programmi di interesse della Difesa”.

È auspicabile che il provvedimento includa anche i finanziamenti a carico del Ministero dello Sviluppo economico in modo da coprire l’intera spesa per investimenti nella difesa. Inoltre, sarebbe opportuno che definisse un meccanismo di revisione triennale scorrevole, per avere sempre una pianificazione estesa a sei anni, e prevedesse ogni tre anni un approfondito esame del Parlamento in modo da presentare il quadro complessivo dei programmi già avviati e da avviare.

Verrebbero così superati i limiti della legge Giacché: sicuramente positiva a livello di trasparenza, ma limitata all’esame di ogni singolo programma senza una visione organica degli equipaggiamenti da acquisire.

L’introduzione della legge pluriennale di investimento dovrebbe consentire poi, in un secondo momento, di dare attuazione anche ad altre previsioni delineate dal Libro Bianco e relative al bilancio della difesa. Tra queste, l’adozione del nuovo sistema di ripartizione delle spese tra personale, operatività dello strumento militare e operazioni, superando così l’attuale divisione tra personale, funzionamento ed investimento.

Disegno di legge: un passo in avanti, ma è solo un inizio
Siamo, però, soltanto all’inizio di un processo dall’esito ancora incerto. Al di là delle variabili esterne relative allo scenario europeo e internazionale, l’effettiva concretizzazione di questa riforma dipenderà anche e soprattutto dall’evoluzione delle dinamiche politiche interne.

Spetta, infatti, al Parlamento definire ora i tempi e i modi per la discussione del disegno di legge. Questo, di fatto, lega le sorti della riforma a quelle dell’attuale legislatura, lasciando dunque poco spazio ad ulteriori ritardi e rinvii che potrebbero comprometterne definitivamente la realizzazione.

Se l’Italia vuole dotarsi di Forze Armate più efficaci ed efficienti per garantire la sicurezza e la difesa del Paese e far valere il proprio ruolo in ambito europeo e transatlantico, la finestra di opportunità offerta dall’adozione di questo disegno di legge non deve essere sprecata.