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Dopo le elezioni

Somaliland: il nuovo presidente e le sfide future

4 Dic 2017 - Giulia Amoroso - Giulia Amoroso

Musa Bihi Abdi è il nuovo presidente del Somaliland. La Commissione elettorale nazionale ne ha dichiarato la vittoria, a una settimana dallo svolgimento delle consultazioni: ha avuto 305.090 voti, il 55% dei votanti registrati. Il risultato delle elezioni conferma il sostegno popolare nei confronti del partito Kulmiye (Peace, Unity and Development Party), fondato dal presidente uscente Silanyo nel 2002. In attesa degli esiti del voto, sono scoppiate rivolte in zone circoscritte di Burao e Hargeisa che hanno causato amorti e feriti, a seguito dell’accusa mossa al Kulmiye dal Waddani, principale partito d’opposizione, circa la messa in circolazione di schede elettorali contraffatte. Dopo l’annuncio dei risultati, i candidati sconfitti hanno riconosciuto il presidente eletto e richiamato il Paese all’unità.

La campagna e le elezioni
L’utilizzo della tecnologia biometrica basata sul riconoscimento dell’iride per la registrazione dei votanti e l’organizzazione di un vero e proprio dibattito presidenziale televisivo, promosso dal think tank Inspire Group, si configurano come importanti novità delle vicende elettorali per il Paese e l’intera regione. Per la prima volta nella storia del Somaliland i candidati si sono confrontati davanti a un pubblico di oltre 700.000 persone, su temi quali riforme democratiche, salute, istruzione, diritti umani e politica estera – pur ignorando questioni scottanti come energia e cambiamento climatico, di particolare rilievo vista la siccità che affligge il Paese da mesi.

Considerate queste notevoli iniziative volte alla promozione di consultazioni democratiche, suscita qualche perplessità la decisione della Nec di oscurare i social media nel periodo dello spoglio elettorale, motivata dalla volontà di evitare la diffusione di notizie false, che avrebbero potenzialmente accentuato la tensione del Paese. La sospensione dell’accesso ad internet non rappresenta una novità nella regione, configurandosi come una pratica sempre più frequente in molti Stati africani, in occasione di elezioni o di proteste anti-governative (si vedano ad esempio i casi di Etiopia, Sudan e Uganda).

Nonostante le denunce di diverse irregolarità avanzate dal partito Waddani, gli osservatori locali del Somaliland Non-State Actors Forum (Sonsaf) e quelli internazionali (una missione coordinata dalla Development Planning Unit dello University College London) hanno accolto le elezioni e il loro svolgimento come un ulteriore passo avanti nell’evoluzione democratica del Paese, vista la loro conduzione in modo pacifico, corretto e ben organizzato.

Chi è e che cosa farà il presidente Musa Bihi Abdi
La campagna elettorale presidenziale ha più volte messo in risalto le competenze di Musa Bihi come politico esperto e profondamente dedito al suo Paese. Ex ufficiale, nel 1960 si unì al Somali National Movement (Snm) nella lotta contro il regime di Siad Barre, ricoprendo la carica di ministro dell’Interno e della Sicurezza nazionale dopo l’autoproclamata indipendenza del Somaliland e giocando un ruolo chiave nel processo di pacificazione e ricostruzione dello Stato.

Nel corso della campagna elettorale e del dibattito televisivo,  il neoeletto presidente ha chiarito le sue posizioni riguardo ad una serie di questioni sul futuro del Paese. In quanto esponente del Kulmiye, Musa Bihi dovrà fare i conti con le accuse mosse al partito già durante il mandato del presidente Silanyo, relative in particolare a corruzione, clanismo e governance poco trasparente.

L’intenzione di portare avanti ed implementare il controverso accordo stipulato con gli Emirati Arabi durante il mandato del suo predecessore (relativo alla costruzione di una base militare a nord della città di Berbera) rappresenta un esempio emblematico della direzione che il presidente intende dare ai programmi di investimenti esteri, fortemente collegati alla crescita economica del Paese e alla riduzione della disoccupazione (si consideri che il tasso di disoccupazione giovanile è stimato al 75%).

Le prospettive economiche e l’obiettivo del riconoscimento
Lo sviluppo dell’economia del Somaliland e una serie di riforme interne rivolte al rafforzamento della governance, alla lotta contro la corruzione e al miglioramento della sicurezza nazionale si configurano come importanti elementi per proiettare lo Stato sul piano internazionale e raccogliere consensi riguardo al suo riconoscimento.

Tra le altre dichiarazioni di intenti, Musa Bihi ha ribadito il suo impegno relativo al riconoscimento effettivo di eguali diritti a tutti i cittadini, in accordo con la religione islamica, e ha delineato come aree di intervento prioritarie i diritti delle donne, dei disabili e delle minoranze. Riconoscendo la forte influenza che i diversi clan esercitano tutt’ora sulla vita politica del Paese, nel corso della campagna elettorale è stata più volte sottolineata la necessità di rafforzare l’unità nazionale, accrescendo la consapevolezza democratica dei cittadini e il loro ruolo attivo nel supportare la democrazia. A questo si aggiungono l’impegno nei settori della sanità e dell’istruzione, di cui Musa Bihi promette di migliorare gestione e accessibilità.

La fluidità degli appuntamenti elettorali resta un tema scottante per il Somaliland, che nella sua storia ha dovuto rimandare più volte le consultazioni. Il nuovo presidente si è espresso sulla necessità di elezioni puntuali e regolari, pur riconoscendo le difficoltà che eventi di forza maggiore possono apportare al calendario elettorale.

Legittimato dall’esito di elezioni accettate dai più come giuste e democratiche, trascorso un mese dalle consultazioni Musa Bihi Abdi si insedierà come quinto presidente dell’autoproclamato stato indipendente. Il Somaliland sembra quindi aver superato la prova della democrazia: tante le promesse e le responsabilità per il futuro; resta da vedere come il nuovo presidente deciderà di affrontarle.