Germania: prospettive europee della Grande Coalizione 3.0
In Germania, il dado è tratto, o quasi. Dopo il fallimento dei colloqui esplorativi finalizzati a dare vita alla cosiddetta ‘coalizione Giamaica’ (Cdu/Csu, Fdp e Verdi), c’è finalmente l’accordo per la nascita della Grande Coalizione 3.0 tra l’Unione e i socialdemocratici dell’Spd. Dopo 13 giorni di trattative è stato infatti siglato il patto di coalizione che mira a delineare dettagliatamente sfide, obiettivi e prospettive per i prossimi quattro anni di governo.
Semaforo verde allora per il nuovo esecutivo e la realizzazione del programma? Non ancora. Il destino della Grande Coalizione è infatti appeso ad un referendum interno all’Spd, dove 464 mila militanti saranno chiamati ad esprimersi sull’intesa. Il sì è dato per favorito, ma l’esito finale non è scontato. L’attesa durerà fino al 4 marzo, giorno in cui saranno resi noti i risultati definitivi della consultazione.
Delle 179 pagine e dei 14 capitoli del programma che sarà votato dalla base del partito socialdemocratico tra qualche settimana, sono i temi legati all’Europa ad assumere un ruolo centrale nella visione di Merkel (Cdu), Schulz (Spd) e Seehofer (Csu). Di seguito se ne considerano gli aspetti più interessanti.
Europa al centro del patto di governo
Un’attenzione particolare al capitolo europeo si evince già a partire dal titolo dell’accordo di coalizione, che recita: “Un nuovo inizio per l’Europa, una nuova dinamica per la Germania, una nuova intesa per il nostro Paese”. Al netto della forma, che vede la parola “Europa” prima di “Germania” e il primo dei capitoli dedicato proprio alle politiche europee, la novità rispetto ai precedenti governi Merkel riguarda l’assoluta priorità di un rilancio dell’Unione europea.
Una volta evidenziata l’importanza di questo progetto politico-istituzionale, che ha assicurato pace e successo ai cittadini del continente, i firmatari sottolineano che i rapporti di forza globali mutano con velocità e le sfide si moltiplicano in modo costante. Per tenere il passo a questi cambiamenti e fronteggiare queste sfide, si riconosce che l’Europa attuale necessita di profonde riforme; nuovi obiettivi strategici degli Stati Uniti, il maggior peso sulla scena internazionale della Cina e la politica della Russia obbligano “l’Europa a dover prendere ancor più di prima il proprio destino nelle proprie mani” per rinnovarsi e agire con un’unica voce nel panorama mondiale.
Temi finanziari e rapporto con la Francia
Uno dei punti salienti del dossier europeo è l’intenzione di cooperare strettamente con la Francia al fine di rafforzare finanziariamente l’Ue tramite riforme strutturali. Tra queste si annoverano la volontà di contribuire in misura maggiore e più efficiente al bilancio comune in seguito al prossimo venire meno del contributo britannico e in vista del negoziato sul prossimo quadro finanziario pluriennale post-2020, l’accettazione del principio dell’unione fiscale per la stabilizzazione macroeconomica, l’impegno per il completamento dell’unione bancaria e l’intenzione di trasformare gradualmente l’Esm in un fondo monetario europeo (Fme) soggetto al controllo parlamentare e che dovrà essere soggetto al diritto dell’Ue.
Se questi ultimi possono essere visti come una fase embrionale di condivisione dei rischi, l’Unione e l’Spd ricordano però il principio secondo cui rischio e responsabilità sono l’uno legato all’altra e che la “bussola” dei loro intenti economico-finanziari rimane il Patto di stabilità e crescita. Non si pensi dunque che questo cambio di passo sugli investimenti e l’assegnazione del ministero delle Finanze all’Spd coincidano con finanze allegre o sconti sul rispetto delle regole in Europa. Li si consideri piuttosto come segnali per un cambio di prospettiva di una coalizione in cui l’Ue sarà mai come prima d’ora al centro del dibattito politico, e un iniziale appoggio alle proposte di Macron, il quale si è imposto in Francia puntando anch’egli proprio sul progetto europeo.
Migrazioni e politica estera
La coalizione non avrà un impatto solo sul fronte economico. Da ciò che si desume dall’accordo ci si può aspettare infatti una spinta decisa anche su altri temi.
Riguardo alla politica migratoria, il tema più spinoso fin dall’inizio dei colloqui esplorativi, si è deciso di limitare gli arrivi annuali di migranti a 220mila. La Spd, contraria al cosiddetto Obergrenze (limite massimo), di assoluta priorità per la bavarese Csu, è riuscita a fare passare il ricongiungimento familiare per 1000 profughi al mese. Per controbilanciare questo compromesso, si è stabilito di porre fine all’accoglienza volontaria di mille rifugiati al mese dall’Italia e dalla Grecia. Un focus particolare è dedicato al partenariato con l’Africa. Il ministero della Cooperazione, a cui vengono assegnati maggiori fondi, diventa infatti centrale: l’obiettivo è la messa a punto con i partner europei di un Piano Marshall per l’Africa il cui scopo principale si identifica nell’aiutare i Paesi in via di sviluppo al fine di diminuire i flussi migratori.
In politica estera e della difesa Cdu/Csu e Spd si dicono contrari a qualunque genere di protezionismo, isolazionismo e nazionalismo. Per fronteggiare le sfide globali la GroKo 3.0 ha intenzione di approfondire e di portare a pieno regime la Pesco con i partner Ue, aumentare il contributo tedesco al Fondo europeo per la difesa e intraprendere gradualmente i passi necessari per la nascita di un “esercito europeo”.
Moderato ottimismo
Una pagina nuova nella storia d’Europa potrebbe essere scritta. Macron e la Francia sono in attesa del partner tedesco che ora, dopo mesi di stallo, sembra pronto a contribuire alla riaccensione del motore europeo. Le proposte in ottica europea non mancano e le premesse fanno presagire un forte intento innovatore, pragmatico e più solidale su vari fronti. Basterà per cambiare il volto dell’Europa? Vedremo. Le condizioni per vedere il bicchiere mezzo pieno, quelle, ci sono tutte.