I Balcani occidentali nel rinnovato contesto transatlantico
Con la nuova amministrazione di Joe Biden, lo stile della politica estera statunitense cambierà e si allineerà maggiormente a quello dell’Unione europea (soprattutto della Germania) per quanto riguarda le questioni non risolte nei Balcani occidentali.
Dopo un periodo di diplomazia creativa (ma spesso inconsistente) da parte dell’amministrazione Trump, la nuova squadra di Biden sarà molto probabilmente più attenta, costante e prevedibile. Soprattutto, le questioni balcaniche saranno collegate ad altri importanti dossier transatlantici. In questo panorama, sarà saggio per i leader della regione inquadrare le questioni regionali in contesti più ampi, piuttosto che dalla tipica prospettiva interna.
Sentiero euro-atlantico
È ampiamente noto che l’integrazione euro-atlantica della regione sia stata testimone di una generale “enlargement fatigue” negli Stati membri e nelle istituzioni dell’Ue, accompagnata da una diminuzione dell’appetito per le riforme fondamentali e una significativa mancanza di progressi complessivi nei Balcani. A tutto questo si deve aggiungere il terribile pedaggio economico e l’impatto disastroso che la pandemia di Covid-19 ha esercitato in una regione già criticamente svantaggiata rispetto ai Paesi dell’Ue.
Mentre l’Ue, attraverso i suoi strumenti politici ed economici, si è concentrata nel mantenere vivo il fascino della sua attrazione in una regione in cui nuovi attori stanno rapidamente guadagnando influenza, i prossimi anni saranno una cartina di tornasole non soltanto per i Balcani occidentali, ma per l’intera comunità transatlantica.
Sebbene la piena adesione all’Ue richiederà molti anni, l’Occidente politico ha bisogno di una strategia provvisoria visionaria per migliorare gli sviluppi democratici, estendere le opportunità economiche e promuovere la riconciliazione nei Balcani occidentali. Ma questa è una strada a doppio senso; perciò i leader dei Balcani occidentali dovranno saper cercare e cogliere nuove opportunità.
Sforzi bilaterali e allineamenti strategici
Sul fronte dello sviluppo economico, dovremmo aspettarci (e sperare) in una maggiore attenzione degli Stati Uniti agli sforzi bilaterali come la Development Finance Corporation, o per il sostegno a più ampi piani europei come il Processo di Berlino guidato dalla Germania o il nuovo Piano economico europeo di 9 miliardi euro per i Balcani. Per il loro successo, questi programmi devono essere visti nel contesto più ampio del riallineamento delle priorità americane ed europee, come gli accordi commerciali transatlantici, le ricadute della Brexit, l’adeguamento dei settori chiave dell’economia globale dopo l’auspicata ripresa dal crollo causato dalla pandemia, e forse la cosa più importante, l’enorme importanza dell’allineamento delle politiche degli Stati Uniti e dell’Ue verso la Cina.
Altri sviluppi da tenere d’occhio sono i cambiamenti delle catene di approvvigionamento globali, in particolare per quanto riguarda gli elementi strategicamente critici, come le attrezzature per la salute pubblica.
Europa e America dovranno cercare di elaborare una politica economica comune nei confronti della Cina, che getterà un nuovo sguardo sull’impatto degli investimenti infrastrutturali cinesi collegati alla Belt and Road Initiative, la “Nuova Via della Seta”, o il forum “17 + 1” – iniziativa di cooperazione tra Pechino e i Paesi dell’Europa centro-orientale, con l’obiettivo comune di trovare modalità per contenere l’espansione cinese nella regione.
In queste e in altri ambiti critici per il futuro dei Paesi dei Balcani, i leader della regione dovrebbero provare ad adattare le loro priorità economiche ai progetti della nuova visione transatlantica.
È anche giusto aspettarsi una nuova riflessione sulle dimensioni della sicurezza dalle pandemie e l’impatto del cambiamento climatico sulla sicurezza. La migrazione è una questione chiave per tutti i governi europei, ma i modelli migratori saranno senza dubbio influenzati negli anni a venire dalla desertificazione, dall’accesso all’acqua e da altre conseguenze climatiche che avranno un impatto su vaste regioni dell’Africa e del Medio Oriente. I leader dei Balcani farebbero bene a lavorare a stretto contatto con gli esperti di sicurezza euro-atlantica per dimostrare che possono svolgere un ruolo chiave, essendo la regione tra i principali corridoi dei flussi migratori.
Il momento è ora
Nessuna dell’ampia gamma di minacce transnazionali è nuova. I leader degli Stati dei Balcani le combattono da anni. Ciò che è importante ora, in questo particolare punto di svolta, è che i Paesi più grandi e più ricchi dell’Occidente lavoreranno probabilmente a stretto contatto l’uno con l’altro per trovare soluzioni.
Gli Stati balcanici dovrebbero cercare di prendere parte a questa discussione, piuttosto che votarsi a lamenti pubblici stanchi su promesse non mantenute o peggio, concentrandosi sui litigi interni alla regione. Temi come l’adesione della Macedonia del Nord o dell’Albania alle istituzioni euro-atlantiche, o il rapporto del Kosovo con la Serbia, o le crisi di governo nell’ingombrante struttura della Bosnia-Erzegovina, dovrebbero essere riformulati in linea con le soluzioni del XXI secolo, costruite sulle fondamenta dei valori dell’Unione europea.
Adesso è il momento di aprire il diaframma per dare all’immagine un po’ di ampiezza e profondità. Quando la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen annuncia che ci sono quattro aree chiave nelle quali l’Ue vuole collaborare con gli Stati Uniti, e il nuovo segretario di Stato Usa Antony Blinken indica che il multilateralismo sarà un principio fondamentale della politica americana, i leader dei Balcani devono riconoscere che questo è il segnale che ora è il momento per partecipare alla conversazione.
Le opinioni espresse appartengono unicamente agli autori e non riflettono necessariamente l’opinione del Dipartimento della Difesa del governo degli Stati Uniti o di sue componenti.
[Nella foto di copertina EPA/Valdrin Xhemaj preparativi a Pristina in occasione di un mini-tour nei Balcani dell’allora vicepresidente Usa Joe Biden].