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Provvedimenti controversi

Libertà dei media e Shoah: i nuovi fronti aperti in Polonia

17 Ago 2021 - Yuri Guaiana - Yuri Guaiana

“Voci libere” è il titolo del progetto della fondazione liberale polacca Project: Polska e dell’European Liberal Forum sui diritti umani delle persone Lgbtiq+ che mi ha portato a Cracovia proprio quando il PiS (Diritto e Giustizia), il partito di Jaroslaw Kaczyński al governo dal 2015, ha sferrato l’ennesimo attacco alla libertà di stampa, con una proposta di legge che vieta alle società non europee di possedere quote di maggioranza nei media. Il PiS dice di voler evitare possibili ingerenze di Russia e Cina nell’ottica di un’ormai onnipresente “ripolonizzazione” della vita pubblica, ma nel mirino è chiaramente il network TVN, di proprietà dell’americana Discovery, che con il suo canale all news, TVN24, continua ad offrire una piattaforma alle voci libere critiche del governo.

La proposta di legge è passata al Sejm, la Camera dei Deputati polacca, con 228 voti a favore, 216 contrari e 10 astensioni, ma la coalizione di governo si è spaccata e il partito Accord (Accordo) di Jarosław Gowin è uscito dalla maggioranza, con i suoi 8 deputati e due senatori, dopo che lo stesso Gowin, già vicepremier e ministro della Scienza e dell’Università, è stato cacciato dal governo.

Il PiS è riuscito a far passare la proposta di legge grazie ai voti del Partito agrario, ma il Senato, dove l’opposizione ha una risicata maggioranza, probabilmente la boccerà o modificherà sostanzialmente. Questo non sarà però sufficiente a salvare la libertà di stampa in Polonia poiché il Sejm ha l’ultima parola e potrà comunque approvare definitivamente la legge, ma sarà necessaria una maggioranza qualificata. Tra coloro con cui mi sono confrontato, ci sono pochi dubbi che il presidente Andrzej Duda firmerà la legge voluta dal PiS, qualora arrivasse sul suo tavolo.

Le pressioni Usa
L’unica incognita è rappresentata dalle pressioni americane. Una delle ragioni per cui Accord si è opposto alla legge è proprio il timore di un conflitto con gli alleati che – ricordiamo – hanno 45mila truppe di stanza in Polonia. E infatti il colosso americano Discovery Inc. ha già avviato un’azione legale per contestare la violazione del Trattato bilaterale sugli investimenti, siglato da Stati Uniti e Polonia il 21 marzo 1990, che obbliga le parti a un trattamento giusto ed equo, alla non imposizione di misure arbitrarie e discriminatorie, alla non discriminazione nella concessione di licenze, e prevede il divieto di espropriazione senza compensazione. “Siamo impegnati a salvaguardare i nostri investimenti in Polonia e a difendere il diritto del popolo polacco alla libertà di espressione e ad avere accesso a media indipendenti”, ha dichiarato JB Perrette, presidente e amministratore delegato di Discovery International.

La tensione con gli americani è dovuta anche a un’altra legge controversa, la cosiddetta legge sulla Shoah, che restringe a 30 anni “il diritto di sopravvissuti e discendenti delle vittime della Shoah di chiedere la restituzione dei beni familiari che furono loro confiscati dagli occupanti nazisti tedeschi e che dopo il 1945 divennero proprietà della dittatura comunista”, come scrive Andrea Tarquini su Repubblica.

Se entrambe le leggi “contraddicono i valori fondamentali dell’Occidente e della comunità transatlantica” per il segretario di Stato americano Antony Blinken, l’opposizione polacca ritiene invece la legge sull’Olocausto più ragionevole perché permetterebbe di risolvere l’annoso problema dei numerosi palazzi abbandonati che degradano ampie aree d’importanti città, come Varsavia. Non a caso, a differenza della legge sui media, quella sull’Olocausto è passata al Sejm con 309 voti a favore, nessun voto contrario e 120 astensioni. È quindi probabile che questa legge passerà anche al senato e gli appelli di Blinken affinché Duda non firmie la legge cadranno nel vuoto.

Orizzonte 2023
Rimane un interrogativo a cui dare una risposta: il governo di Mateusz Morawiecki riuscirà a durare fino alla scadenza naturale nel 2023 in queste condizioni? Secondo gli amici liberali con cui ho conversato a Cracovia, siamo all’inizio della fine per questo governo, ma sarà un percorso ancora lungo e doloroso. Dureranno fino a fine legislatura perché sono disposti a tutto e si compreranno di volta in volta i parlamentari che gli servono – mi dicono -, ma questa potrebbe davvero essere l’ultima legislatura controllata dal PiS. L’ottimismo dei liberali sull’esito delle prossime elezioni, è dovuto anche al fatto che le elezioni presidenziali dell’anno scorso hanno visto la vittoria di Duda al secondo turno e solo con il 51,03% dei voti.

A prescindere dal fatto che queste previsioni si avverino, occorre sostenere i liberali polacchi perché è proprio lì, in Polonia, così come in Ungheria, che si giocano le sorti di un’Europa unita che garantisca una società aperta e il rispetto dei diritti di tutti i suoi cittadini.

Foto di copertina EPA/Piotr Nowak