IAI
Processo di Berlino

Balcani nell’Ue: tappa a Trieste

30 Giu 2017 - Andrea Carteny - Andrea Carteny

L’estate 2017 porterà un nuovo passo nel processo di integrazione europea: in Italia, a Trieste, il 12 luglio si terrà il quarto incontro previsto dal processo di Berlino – progetto quadriennale lanciato a Berlino nel 2014 – che raccoglie a riunione i sei Paesi dei Balcani occidentali in attesa di adesione europea (Bosnia-Erzegovina, Serbia, Montenegro, Kosovo, Macedonia, Albania) insieme ad alcuni Paesi membri maggiormente interessati alla stabilità e allo sviluppo della regione.

L’appuntamento potrebbe diventare occasione di rilancio delle politiche d’integrazione comunitaria in una regione, quella balcanica, chiave per il mantenimento degli obiettivi di pace e sicurezza dell’Unione europea, Ue, e della comunità internazionale.

L’agenda di Trieste
Il programma dei lavori del summit di Trieste prevede la consueta formula delle tre sessioni parallele (capi di governo, ministri degli esteri, ministri dello sviluppo economico), dove affrontare i temi considerati centrali per il 2017: sicurezza e stabilità della regione, stato di diritto e maggiore capacità istituzionale nella lotta alla corruzione, potenziamento del supporto a piccole e medie in funzione di una maggiore crescita economica, atteso quest’ultimo soprattutto dallo sviluppo dell’integrazione economica regionale.

Ci sono però grandi aspettative per la realizzazione di decisioni già prese precedentemente, ma rimaste incompiute: si tratta di 11 su 13 progetti infrastrutturali – deliberati, ma ancora da avviare – così come di erogare il finanziamento per i programmi di mobilità giovanile e per il nuovoufficio regionale per la gioventù (Regional Youth Cooperation Office, RYCO) di Tirana (che pure da aprile ha il suo primo segretario generale, il serbo ?uroBlanuša).

Durante la conferenza sul tema, tenutasi il 5 aprile scorso alla Farnesina grazie a un’iniziativa IAI, l’inviato del ministero degli esteri italiano Michele Giacomelli, ha sintetizzato il principale obiettivo dell’Italia: quello di facilitare che il processo di Berlino diventi “proprio” dei Balcani occidentali, che possono superare così il peso delle vecchie dispute bilaterali attraverso la condivisione dell’obiettivo più importante, quello dell’integrazione nell’Ue.

All’origine fu Berlino
Quello di Trieste è il quarto summit del Processo di Berlino. La prima iniziativa, voluta con convinzione dal governo tedesco della cancelliera Angela Merkel a cento anni dall’esplosione della prima guerra mondiale (avvenuta proprio nel cuore dei Balcani, con l’attentato di Sarajevo nell’estate del 1914), ha raccolto tre anni fa a Berlino i capi di governo e i ministri competenti di Germania e Austria, insieme a quelli dei governi dell’Europa sud-orientale, includendo sia gli stati già membri (come Slovenia e Croazia) sia gli altri Paesi in via di adesione o non ancora candidati (i cosiddetti WB6), oltre ai vertici della Commissione europea. La conferenza della capitale tedesca si tenne proprio in un periodo di tensione in Europa orientale dovuto alla crisi in Ucraina (dove si fronteggiavano l’intervento russo sul campo e le sanzioni internazionali contro la Federazione Russa).

I Balcani emergevano durante questo incontro come un’area chiave per ridare stabilità ai confini dell’Ue. Su proposta albanese, si decideva inoltre di programmare analoghi successivi incontri per sostenere questa strategia con incontri annuali, a Vienna l’anno successivo e a Parigi nel 2016.

Da Vienna a Parigi, nasce il Regional Youth Cooperation Office
A Vienna, il 27 agosto 2015, il secondo incontro ha visto il coinvolgimento di altri due Paesi membri e fondatori dell’Unione, Francia eItalia, impegnati nell’organizzazione dei successivi due summit. Anche quest’appuntamento è stato preceduto da meeting preparatori in Albania, Serbia, Bosnia, in cui sono state affrontate le problematiche relative a tematiche differenti, ma importanti, per il processo di integrazione della regione, dalle misure di sviluppo economico, alla cooperazione regionale, dalla cultura alla libertà di espressione.

Se nella dichiarazione finale della conferenza di Berlino venivano menzionati gli obiettivi generali (l’incremento della cooperazione regionale, l’implementazione della buona “governance” per i paesi della regione, nonché il rilancio delle prospettiva di crescita economica nel rispetto dei criteri della sostenibilità dello sviluppo), al summit di Vienna sono intervenute nuove problematiche. Oltre alla priorità di risoluzione delle questioni bilaterali ancora aperte (il riconoscimento del nome ufficiale della Macedonia da parte della Grecia, il riconoscimento delle frontiere tra Bosnia-Erzegovina e Montenegro),sono entrate con forza nell’agenda del summit la lotta all’estremismo e alla radicalizzazione e la questione migratoria.

Il terzo summit si è tenuto quindi a Parigi il 4 luglio 2016, in un’atmosfera ancora segnata dalla vittoria della “Brexit” al referendum britannico sulla adesione europea e quindi proponendo in qualche modo il contraltare di integrazione balcanico come un ambito di riaffermazione della necessità storica del processo di unificazione del continente. L’assise di Parigi ha riconosciuto i progressi realizzati in ambiti di finanziamento infrastrutturale nella regione, con ulteriori investimenti per altre tre linee ferroviarie, e ha rilanciato l’iniziativa di efficientamento energetico attraverso un percorso comune per l’organizzazione di un mercato regionale dell’energia.

Inoltre, seguendo una suggestione condivisa dall’Albania e dalla Serbia a Berlino, è stato istituito un ufficio regionale per la gioventù (Regional Youth Cooperation Office, RYCO) con sede a Tirana, capace di dar corpo alla strategia di mobilità e interscambio culturale dei giovani dei differenti Paesi al fine di sostenere la riconciliazione tra le società dell’area.

Ed eccoci alla vigilia del prossimo incontro da tenersi in Italia, non a caso a Trieste, città capace di evocare la necessità storica di procedere convintamente nel Processo di stabilizzazione e associazione (SAP, con l’ultimo accordo sottoscritto nel 2016 con il Kosovo) per tutti i sei Paesi della regione interessati. Tutto questo anche attraverso l’implementazione dell’accordo centro-europeo di libero mercato (CEFTA), tappa intermedia verso l’integrazione comunitaria.