Il mondo è a una curva della storia. Cambiamo l’Europa
Il futuro dell’Europa comincia nelle prossime settimane. Di fronte ai veloci cambiamenti geopolitici di questi anni e all’accelerazione violenta delle settimane a cavallo far il 2019 e il 2020, i leader europei hanno deciso di provare a intraprendere nuovamente la strada delle riforme istituzionali europee con l’obiettivo finale di costruire una nuova Europa, capace di confrontarsi efficacemente con le grandi sfide di inizio millennio.
Sulla spinta di Francia e Germania, partirà presto la Conferenza sul futuro dell’Europa, una sorta di cantiere aperto che dovrebbe durare fino al giugno del 2022. Anche se non sono ancora disponibili tutti i dettagli, la Conferenza dovrà comunque essere presieduta da una personalità politica autorevole e da uno steering group di esperti e studiosi, coinvolgere tutti i Paese membri dell’Ue e tutte le istituzioni comunitarie.
Si tratta probabilmente dell’ultima occasione che i leader europei hanno per provare a sconfiggere gli egoismi nazionali, i neo sovranismi e i neo populismi che hanno bloccato l’attività europea in questi anni e relegato l’Ue a un ruolo di comprimario rispetto ai grandi attori presenti sugli scenari globali.
I recenti eventi in Iran e in Libia hanno confermato che nessun Paese europeo da solo può confrontarsi con gli Usa e la Russia, per non parlare della Cina, sempre più presente nel Mediterraneo e nel Medio oriente (alcune delle armi usate nelle battaglie libiche sono made in China) e della politica neo ottomana portata avanti con una buona dose di cinismo da Erdogan. Questa nuova situazione geopolitica, per di più in continuo mutamento, può essere affrontata soltanto attraverso una comune politica estera europea e non attraverso velleitarie azioni nazionali, come purtroppo è accaduto troppo spesso negli ultimi anni.
L’idea è quindi quella di rendere più efficiente e più coesa l’Unione europea, partendo dalle riforme delle istituzioni europee che dovrebbero avere più potere rispetto agli Stati nazionali. Sembra un’idea impossibile da realizzare guardando l’attuale situazione e gli equilibri interni all’Europa dove gli Stati tendono sempre più a chiudersi in sé stessi, dimenticando che inseguire l’interesse comune vuol dire, in Europa, seguire il proprio interesse.
Sembra davvero poco probabile che i litigiosi leader europei possano trovare l’illuminazione e l’ispirazione per intraprendere in maniera fruttuosa la difficile e complessa strada delle riforme istituzionali. Francamente, nessuna persona equilibrata scommetterebbe un euro sulla riuscita di questa scommessa. Al di là della triste e malinconica prova che l’Europa ha dato di sé stessa di fronte alle grandi sfide epocali di questa era (con l’eccezione forse del cambiamento climatico), c’è un precedente che fa tremare i polsi.
Il riferimento è alla Convenzione europea che, guidata da Valery Giscard d’Estaing, tra il 2001 e il 2003 scrisse la Costituzione europea. Si trattò di un esperimento di grande coraggio e visione ma sappiamo tutti come andò a finire. Nella primavera del 2005 i referendum popolari in Francia e Olanda bocciarono la Costituzione e l’Europa piombò in una crisi politica da cui non si è mai più ripresa e che fu aggravata dalla grande crisi economica iniziata nel 2007.
A proposito di economia: si parla sempre dei cicli economici e della loro durata stimata in circa 7/8 anni. Si parla raramente dei cicli geopolitici che invece durano alcuni decenni. Ecco, l’impressione è che il mondo si trovi di fronte ad una curva della storia, alla fine di un ciclo geopolitico e all’inizio di nuovi equilibri globali. Questa percezione è abbastanza diffusa nelle cancellerie europee e dovrebbe, di conseguenza, far accelerare le riflessioni in corso sui necessari cambiamenti nell’Unione europea.
Ma per cambiare le istituzioni non serve le volontà delle istituzioni stesse. Serve la volontà degli Stati e dei loro leader. Ci sarebbe quindi da avere poche speranze, se si guardasse agli ultimi, deludenti, anni. Ma l’Europa è sempre stata capace di sorprendere. Sull’orlo del burrone ha sempre trovato lo scatto di reni necessario per uscire dai guai. È sempre stato così nel corso degli anni, quando sono arrivati il momento davvero decisivi. Questo è uno di quelli.