“Vivo perché sia fatta giustizia per mia madre Daphne”
“Ci sono corrotti ovunque si guardi. La situazione è disperata”. Così scriveva la giornalista maltese Daphne Caruana Galizia sul suo blog alle 14.35 del 16 ottobre 2017. Solo 13 minuti dopo, una bomba posizionata nella sua auto avrebbe messo fine alla sua vita.
Suo figlio, Matthew Caruana Galizia, è un giornalista e ingegnere informatico. Ha lavorato per cinque anni presso l’International Consortium of Investigative Journalists (Icij), dove ha fondato l’Unità Dati e Ricerca nel 2014, ed è stato ingegnere capo in sei importanti inchieste: Offshore Leaks, Swiss Leaks, Luxembourg Leaks, Fatal Extraction, Panama Papers e Paradise Papers. Il lavoro principale dell’Unità sui Panama Papers, che ha supportato le indagini di centinaia di giornalisti in tutto il mondo, ha portato la squadra di Caruana Galizia a vincere il Pulitzer nel 2017. Matthew Caruana Galizia ha lasciato l’Icij nel 2018 per continuare a lavorare al caso attorno all’assassinio della madre. Al telefono da Malta ha accettato di rispondere alle domande di AffarInternazionali.
“Tutti i proventi della Daphne Caruana Galizia Foundation saranno destinati a sostenere la battaglia per ottenere giustizia per Daphne e le sue inchieste”. Questo si legge nelle note del libro “Daphne Caruana Galizia. Dì la verità anche se la tua voce trema”, pubblicato in Italia da Bompiani, nella collana Munizioni diretta da Roberto Saviano. Come procede la vostra battaglia, che difficoltà incontrate? La tua inchiesta produce risultati? Cosa ti preme raggiungere?
“È vero che tutti i proventi saranno destinati alla fondazione. Il nostro obiettivo, che è anche il mio personale, è avere giustizia per mia madre e per le sue inchieste. La maggiore difficoltà nel combattere per questi due obiettivi, che sono tra loro intrecciati, è che abbiamo contro un’organizzazione criminale che ha preso possesso di un intero governo. Quanto stiamo scoprendo con il nostro lavoro è persino peggiore di quello che sospettavamo all’inizio: la corruzione è ben più diffusa di quanto avremmo mai immaginato”.
La maggior parte dei lettori italiani ha cominciato ad interessarsi alle vicende di Malta dopo l’efferata uccisione di Daphne. Riesci a dar loro un’idea di quanto accade sull’isola anche in base ai racconti che ti faceva tua madre?
“Credo che le persone si stiano rendendo conto finalmente che quando hanno votato per Joseph Muscat nel 2013 e nel 2017, lo hanno fatto in favore di un’organizzazione criminale che ha sostituito il nostro governo. Non tutti ovviamente sapevano che il loro voto avrebbe comportato ciò. Adesso le persone sono arrabbiate e scioccate perché cominciano a comprendere di essere state ingannate”.
Malta paradiso fiscale. Uno degli Stati più piccoli d’Europa vanta oltre cinquantamila società registrate, di cui quasi la metà sono di proprietà di stranieri.
“Dal mio punto di vista, se i paradisi fiscali debbano esistere o meno, se debbano avere il permesso di operare nell’Unione europea o no, sono questioni ideologiche: alcuni sono a favore, altri contro, e se ne può discutere. Non si può invece discutere di ciò che sta avvenendo a Malta in termini di corruzione e criminalità, si tratta di reati gravi. La corruzione non è legata a un’ideologia, è semplicemente da avversare. La criminalità organizzata non è una questione ideologica, è una piaga per la società, per la democrazia, uccide i cittadini. La nostra priorità è creare una democrazia che funzioni correttamente e, all’interno di questa, avere giustizia per mia madre e le sue inchieste. Partendo da lì potremo dibattere su paradisi fiscali e via dicendo. Non credo questa sia comunque una priorità. In questo momento, la nostra priorità è ottenere verità e giustizia. Naturalmente, ci sono alcuni problemi con le leggi e il con il settore dei servizi finanziari di Malta. Ci sono aspetti che finiscono per facilitare criminalità e corruzione. Tuttavia, in questo momento, bisogna guardare al nocciolo della questione, sul quale siamo tutti d’accordo, e poi si può procedere con la discussione sui paradisi fiscali”.
Cosa potrebbe fare l’Unione europea per la corruzione? Credi sia auspicabile e possibile un intervento a riguardo o è un problema interno di Malta?
“L’Unione europea avrebbe dovuto iniziare un dialogo con Malta sullo stato di diritto già molto tempo fa… quasi quattro anni fa, quando esplose lo scandalo dei Panama Papers. È in quel momento che l’Ue avrebbe dovuto avviare un confronto serio con Malta e ci stiamo ancora battendo perché ciò avvenga. Speriamo che la Commissione inizi ad ascoltarci: nemmeno l’omicidio di mia madre ha fatto sì che la l’esecutivo europeo iniziasse a inasprire i controlli su Malta. Jean-Claude Juncker ha costantemente difeso Muscat fino alla fine del suo mandato; sono molto contento che sia andato via, la Commissione europea potrà finalmente iniziare ad affrontare seriamente la questione di Malta, anziché difendere Joseph Muscat”.
Tua madre voleva giustizia e nel cercarla è stata vittima di un attentato dinamitardo. Che cosa ti ha lasciato in eredità da un punto di vista professionale? Quale credi sia stato il suo contributo al giornalismo investigativo?
“Il lavoro di mia madre ha avuto un grande impatto sulla democrazia maltese, nello sviluppo di un movimento per i diritti civili, per i diritti delle donne. Ha fatto sì che il giornalismo a Malta progredisse in maniera incredibile. Mia madre rimarrà sempre la persona che era ai miei occhi nella vita quotidiana, ma ciò che spero davvero è che adesso rappresenti qualcosa in più per le persone di tutto il mondo. Spero che sia un faro, in questi tempi bui. Spero sia un’eroina per tutte quelle persone che, in tutto il mondo, stanno combattendo un’ingiustizia”.
Daphne non ha potuto terminare la redazione del libro a causa del suo assassinio. Cosa voleva raggiungere con le sue inchieste e con il suo libro?
“Con il suo libro, mia madre intendeva divertire i lettori. Questo è ciò che mi disse quando me ne parlò la prima volta, prima che si rendesse conto di quanto pericolosa la situazione stesse diventando a Malta. Il suo approccio nei confronti delle persone corrotte e incompetenti della vita pubblica maltese era di prenderle in giro: mia madre voleva mostrare alle persone che si poteva ridere dei personaggi corrotti e incompetenti che erano costrette a tollerare. Questo era il suo progetto originario. Credo inoltre che volesse incoraggiare le donne a far sentire la propria voce in una società misogina e patriarcale, a cercare di cambiare le cose, a non avere paura di informarsi e avere delle opinioni. Voleva davvero che le donne migliorassero la propria situazione, che si facessero sentire”.
*Pubblichiamo questa intervista mentre, dopo il “passo indietro” di Joseph Muscat, travolto dagli scandali, il Partito laburista di Malta ha eletto Robert Abela come suo nuovo segretario. Senza precedenti esperienze di governo, Abela prenderà il posto di Muscat come premier una volta confermato dal voto parlamentare*.