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IL DIBATTITO IN FRANCIA

Il laicismo costituzionale di Emmanuel Macron

17 Dic 2020 - Pino Pisicchio - Pino Pisicchio

Non si può non convenire sul fatto che la Francia abbia avuto nella sua storia recente il più alto numero di episodi di terrorismo di matrice islamica rispetto a quella che ha insanguinato il resto della pur martoriata Europa occidentale.

Episodi di fortissimo impatto emotivo, come l’attacco alla redazione di Charlie Hebdo, o quello al Bataclan e in altri punti della città di Parigi del 2015, come i due sanguinosi attentati di Nizza, quello del 2016 sul lungomare e quello del 27 ottobre scorso nella chiesa di Notre Dame, o, per restare sulla scia di un’emozione ancora non sopita, quello della decapitazione di un insegnante di scuola media, sono accomunati da una stessa origine ideologica e da un medesimo grado di efferatezza.

Resterebbe da chiedersi perché la Francia abbia potuto contare un numero così alto ed una regolarità così costante di casi da far dichiarare al presidente Emmanuel Macron – oggi risultato positivo al coronavirus -, in occasione dell’ennesimo eccidio nella cattedrale di Nizza, che “la Francia è sotto attacco“.

Laicità di Stato
Una risposta plausibile sta nel connotato fortemente laicista dello Stato francese, elemento che caratterizza non solo la sua storia a partire dalla Rivoluzione del 1799, ma si fa atto fondativo del suo stesso ordinamento, con l’articolo 1 della Costituzione, e centro d’imputazione dei suoi riti repubblicani, che arrivano persino a celebrare il 9 dicembre come la giornata della laicità. La “festività laica“, infatti, si collega alla legge sulla separazione tra Chiesa e Stato, approvata nello stesso giorno nel 1905, al culmine del processo di piena secolarizzazione dello Stato.

Quella legge rappresentò qualcosa di più della proclamazione della libertà di coscienza e di culto, perché diede corpo giuridico ad un sentiment già diffuso e sedimentato nel popolo francese. Sentiment a cui si è voluto esplicitamente riferire Macron presentando, proprio nel giorno della festa laica del 9 dicembre, la proposta di legge governativa che “rafforza il rispetto dei principi della Repubblica“, e che sarà oggetto di discussione e di voto nell’Assemblea nazionale a partire dal prossimo febbraio.

“Una legge di libertà”
Ma un dibattito pubblico, in verità, si è già svolto nei mesi passati sui media, nella politica e tra gli intellettuali francesi, registrando prese di posizione tranchant da parte della sinistra di Jean-Luc Mélenchon e della destra di Marine Le Pen, mentre esponenti del mondo scientifico, come il sociologo Jean Baubérot, inviava lettere di supplica a Macron chiedendogli di non cedere alle suggestioni del sarkozysmo.

Il governo, dal canto suo, attraverso la netta presa di posizione del suo primo ministro Jean Castex ha posto cura particolare nella comunicazione volta ad evitare nella pubblica opinione la percezione di un provvedimento antireligioso o, peggio, anti-islamico, dichiarando che il progetto mira a promuovere una “legge di libertà, di protezione, di emancipazione di fronte al fondamentalismo religioso e in linea con i principi repubblicani della Francia”.

L’impianto del disegno di legge, sostanzialmente condiviso dal Consiglio di Stato in veste di consulente legislativo del governo, spazia dagli interventi volti a rafforzare la laicità e la neutralità dei servizi pubblici, tutelando i funzionari dello Stato e gli eletti, alla regolamentazione delle associazioni sportive, all’istruzione dei bambini da tre a sei anni, all’istituzione di un nuovo reato contro l’odio online, al controllo delle associazioni religiose e dei luoghi di culto, aggiornando le norme sulla polizia religiosa previste dalla legge del 1905.

Laico e laicista
È probabile che il dibattito parlamentare intervenga in modo non marginale sul testo originario proposto dal governo. Tuttavia, anche se alcune norme potrebbero essere interpretate come anti-islamiche, è improbabile che venga modificato l’esprit “laicista” del disegno di legge. Perché “laicista” e non puramente “laico” è il clima che l’impatto con la drammatica esperienza del terrorismo ha creato nella pubblica opinione.

Infatti, la concezione laica, condivisa dagli ordinamenti costituzionali moderni, tende a predisporre le strutture giuridiche affinché sia affermata l’indipendenza dello Stato da ogni ingerenza della religione, demarcando in modo netto i confini che lo distanziano dal potere della Chiesa.

Diversa è la concezione laicista che, invece, accoglie anche un elemento anticlericale e insieme relega la fede in ambito strettamente privatistico, negandone una dimensione capace di irradiare comportamenti significativi sul piano della vita pubblica. Macron, dunque, con il disegno di legge governativo sul “rispetto dei principi della Repubblica”, raccoglie il fil rouge, che parte dalla Rivoluzione francese, di un laicismo innestato nel sentimento politico nazionale, e lo rilancia.

L’auspicio è che l’ambizioso nuovo impianto normativo riesca a farsi percepire come uno strumento che effettivamente si ponga a “tutela di tutti i principi della Repubblica”, come suggeriva il Consiglio di Stato al governo, modificando il titolo precedente del provvedimento che si riferiva a “valori”, e non come uno strumento di limitazione della libertà religiosa, guardata di sbieco, nel ridotto di una pratica privata e solitaria.