IAI
Il nuovo incontro della Joint Commission

Tocca all’Unione europea rilanciare l’accordo sul nucleare iraniano

14 Dic 2020 - Carlo Trezza - Carlo Trezza

Da vari mesi le amministrazioni Trump, negli Stati Uniti, e Netanyahu, in Israele, stanno svolgendo un’azione volta ad affondare irreversibilmente l’intesa Jcpoa sul nucleare iraniano. Il recente assassinio dello scienziato iraniano Mohsen Fakhrizadeh viene generalmente visto in questo contesto.

Non è certo che non vi saranno, prima dell’uscita di scena dell’amministrazione Trump, tra poco più di un mese, altri tentativi di provocare l’Iran e di applicare fino all’ultimo la fallimentare politica della “massima pressione“, il cui scopo originario era quello di condurre Teheran ad un nuovo negoziato. In realtà, i risultati sono stati ben diversi. Un negoziato non è mai decollato, gli iraniani si sono impoveriti, è stata offerta loro una legittima giustificazione per riprendere il proprio programma nucleare, sono entrati nella sfera strategica della Russia e della Cina e sono accresciute le probabilità dell’avvento di una leadership più estremista in Iran.

Da Trump a Biden
Il ritiro americano dall’accordo Jcpoa ha anche avuto l’effetto di incrinare il rapporto transatlantico. L’amministrazione Trump ha umiliato l’Europa impedendole di dare concreta applicazione agli impegni assunti, facendole perdere promettenti commesse economico-industriali ed estendendo proprio ai suoi maggiori alleati le sanzioni rivolte all’Iran.

Ciononostante, l’Unione europea è riuscita, anche se attraverso molte difficoltà, a mantenere la barra dritta e a tenere in piedi questo accordo tra Iran ed un gruppo di interlocutori che originariamente si raccoglievano sotto la sigla E3/EU+3 (Francia, Germania, Regno Unito/Unione europea nella persona dell’Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza più Cina, Russia e Stati Uniti). Tale composizione si è modificata a seguito della denuncia americana dell’accordo nel maggio 2018.

Con la vittoria elettorale di Biden e grazie alla resilienza dimostrata dai rimanenti membri del Jcpoa, si aprono ora nuove prospettive per un ritorno all’originaria composizione del gruppo e a una ripresa della funzionalità dell’accordo. 

Le prossime settimane saranno cruciali. L’estenuante processo di transizione del potere alla Casa Bianca e il fatto che comunque Washington si sia autoesclusa dal processo decisionale, non consentiranno all’America di assumere un ruolo trainante. All’attuale vuoto americano si aggiunge, a causa della Brexit, un indebolimento dell’omogeneità del gruppo E3 (Francia, Germania,Regno Unito). In tali circostanze si apre maggiore spazio per un ruolo dell’Europa nel suo insieme, attraverso il suo Alto Rappresentante Josep Borrell, cui spetta di la presidenza dell’organo esecutivo del Jcpoa, la Joint Commission, il cui prossimo incontro si terrà mercoledì 16 dicembre .

Obiettivi per l’Ue e per l’Italia
Sull’impulso dato precedentemente da Federica Mogherini all’azione dell’Ue, i Paesi dell’Unione, e l’Italia tra essi, dovrebbero  incoraggiare l’Alto Rappresentante a prendere in mano egli stesso le redini del prossimo incontro e perseguire una serie obiettivi:

– Consolidare il consenso intorno al ritorno alla piena applicazione dell’accordo Jcpoa;

– Evitare di modificare l’accordo o di applicarlo solo parzialmente. Si tratterebbe di obiettivo non raggiungibile dato che il testo è recepito dalla Risoluzione 2231 del Consiglio di sicurezza che lo ha reso giuridicamente vincolante;

– Assicurare il contemporaneo ritiro delle sanzioni contemplate dall’accodo Jcpoa e delle misure di ritorsione introdotte dall’Iran in campo nucleare. Sin dal 20 gennaio 2021 gli Stati Uniti dovrebbero impegnarsi a congelare l’applicazione di qualsiasi nuova sanzione e l’Iran a congelare qualsiasi ulteriore attività di ritorsione in campo nucleare.

– Convenire, una volta riattivato l’accordo, sull’avvio di ulteriori negoziati per affrontare, auspicabilmente a livello regionale, le numerose questioni irrisolte che ancora ostacolano il ritorno alla normalità nell’area del Golfo.

Poiché l’Alto Rappresentante dovrà esercitare un ruolo super partes, l’Unione europea potrà valutare la possibilità di nominare un inviato speciale, da affiancare all’Alto Rappresentante che possa seguire a tempo pieno la questione iraniana e promuovere con maggiore libertà gli interessi dell’Unione.