G20: dal debito alla crescita inclusiva, le priorità della finanza internazionale
Il cosiddetto Finance Track è la parte del G20 dal quale lo stesso forum è nato, nel 1999, estendendosi, dopo la grande crisi finanziaria del 2008, anche a temi non finanziari, con l’intervento dei capi di Stato e di governo. La sua agenda elabora e discute questioni e problemi dell’economia e della finanza internazionali. I suoi gruppi di lavoro specializzati riguardano il tema della crescita, le relazioni di debito e credito internazionali, le infrastrutture, il miglioramento dell’accesso ai servizi finanziari nel mondo, gli investimenti e lo sviluppo sostenibile in Africa.
Con l’impostazione della presidenza italiana del G20, le priorità saranno declinate tenendo presente le “tre P”, cioè la promozione delle persone (People), del pianeta (Planet), cioè della sua salute ecologica, e della prosperità (Prosperity), cioè della crescita sostenibile.
I lavori saranno ovviamente molto influenzati dall’urgenza della crisi pandemica, ma cercheranno soluzioni che vadano al di là del breve periodo. Si proverà, come negli altri comparti del G20, a estrarre dalla crisi l’opportunità di rilancio della cooperazione multilaterale, contando anche su un atteggiamento della nuova amministrazione statunitense più costruttivo rispetto a quello degli ultimi anni. Come sempre, parte dell’agenda vedrà conclusioni piuttosto generiche e astratte, mentre lo sforzo maggiore delle diplomazie si concentrerà su pochi punti molto urgenti.
Il nodo dell’indebitamento
La sfida principale è forse quella rappresentata dall’indebitamento dei Paesi in via di sviluppo e sottosviluppati. La pandemia ha molto aggravato una situazione che era già difficile negli anni precedenti. Nel 2020 è già stata disposta una sospensione del servizio del debito estero per i Paesi più poveri: ora si tratta di prorogarla e trasformarla in un insieme di provvedimenti di alleggerimento dei debiti, sia con la cancellazione sia con la ristrutturazioni delle loro scadenze, dei loro costi, degli strumenti finanziari nei quali si sostanziano.
Vi sono molte proposte tecniche allo studio e vi sarà anche un contributo di suggerimenti da parte dei molti think tank mondiali che, col coordinamento dell’ISPI e dello IAI, contribuiranno ai lavori dell’engagement group del T20, convogliandone i risultati al G20. Ma l’implementazione di qualunque proposta tecnica richiede successi politico-diplomatici che i vertici dei capi di Stato e di governo dovranno riuscire a ottenere.
L’indebitamento eccessivo, ingigantito dalle ferite causate dal Covid-19 agli equilibri economico-finanziari di famiglie, imprese, intermediari finanziari e governi, è un problema che riguarda anche il mondo più avanzato. Sia sotto il profilo di potenziali insolvenze sia sotto quello di potenziali illiquidità, coinvolge non solo i debiti esteri ma, anche nel caso di regioni e Paesi avanzati come gli Usa, l’Eurozona, la Cina e il Giappone, la quantità e la qualità, molto deteriorata, dei debiti interni.
Sarebbe opportuno un grande sforzo internazionale coordinato per ridurre la convenienza relativa di finanziarsi con debito rispetto alla raccolta di capitale di rischio. Oltre a come gestire i debiti esistenti, il G20 sarà chiamato a discutere il controllo del loro sviluppo futuro e dunque le politiche monetarie e fiscali con cui affrontare in modo il più possibile coordinato internazionalmente il resto della crisi epidemica, il suo superamento, il graduale rientro dei debiti e degli stimoli eccezionali.
Una parte importante dei lavori si occuperà anche della manutenzione e del rafforzamento della rete di supporti reciproci di liquidità che le principali banche centrali stabiliscono fra loro e con quelle dei Paesi a loro collegati regionalmente. I movimenti internazionali di capitali e gli investimenti diretti sono parte dell’agenda tradizionale del Finance Track: occorrerebbe migliorare la loro regolamentazione, la loro trasparenza e il coordinamento dei regimi di autorizzazione e tassazione che li riguardano.
Infrastrutture, clima e digitale
La sfida della pandemia, con l’esasperazione dell’indebitamento che ne consegue, giunge al mondo intrecciata con altre, che il G20 dovrà cercare di affrontare anche con il suo comparto strettamente finanziario.
Sarà importante il lavoro sul tema delle infrastrutture, con particolare riguardo a quelle internazionali e tenendo conto delle opportunità e delle tensioni che negli ultimi anni si sono create in seguito alle iniziative cinesi in questo campo.
Il clima avrà gran rilievo nell’insieme del G20, ma i suoi riflessi finanziari sono cruciali, sia perché a esso si associano rischi speciali di cui tener conto nelle politiche per la stabilità finanziaria, sia per le possibilità che ha la finanza di facilitare il finanziamento delle trasformazioni che preservano l’ambiente (il pianeta delle “3 P” su cui punta la presidenza italiana).
C’è poi la sfida digitale, che da tempo investe tutto il mondo e tutti i settori: la cooperazione finanziaria internazionale può aiutare ad affrontare le opportunità e i rischi che presentano le nuove frontiere dell’informatica e della comunicazione, compresa la questione dei nuovi strumenti di pagamento digitali, del modo di regolarli fino a incorporarli nella produzione di moneta delle banche centrali.
L’agenda finanziaria
Nell’insieme si tratta di far sì che la finanza, superata l’emergenza della crisi pandemica, sia meglio asservita alle esigenze di una crescita sostenibile e inclusiva. Ciò è possibile perché moneta, credito e investimenti sono il cuore dei meccanismi che determinano la destinazione delle risorse umane e di capitale.
È dall’efficienza di questa allocazione dei fattori che dipende la loro produttività, la quale negli ultimi decenni è stata quasi dovunque inferiore a quanto ci si potrebbe attendere in un mondo di continuo progresso tecnico. Inferiore per intensità e qualità, così da causare un aumento delle diseguaglianze che, in un circolo vizioso, genera nuovi ostacoli alla crescita. La finanza non gode di buona reputazione, ma è in essa che risiedono le chiavi cruciali per le decisioni allocative.
Essa è anche il comparto economico più globalizzato, dove l’interdipendenza fra i sistemi, le regole e le politiche nazionali è più evidente e meno ostacolabile. Perciò è particolarmente importante che il G20 si impegni e abbia successo sul fronte della sua agenda finanziaria.
Franco Bruni è Lead Co-Chair della Task Force International Finance del Think-20 (T20), uno degli engagement group ufficiali del G20, quest’anno sotto presidenza italiana.
Questo articolo è stato pubblicato nell’ambito dell’Osservatorio IAI-ISPI sulla politica estera italiana, realizzato anche grazie al sostegno del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Le opinioni espresse dall’autore sono strettamente personali e non riflettono necessariamente quelle dello IAI, dell’ISPI o del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.