“La nostra mobilitazione in Bielorussia continua, ma l’Ue faccia pressione su Lukashenko”
Sviatlana Tsikhanouskaya, già candidata alle presidenziali della scorsa estate e oggi leader in esilio dell’opposizione che in Bielorussia si oppone al regime di Aleksandr Lukashenko, è stata a Roma questa settimana, dove ha avuto vari incontri istituzionali. Nell’ambito della visita, Tsikhanouskaya è stata ospite dell’Istituto Affari Internazionali, nella sede di palazzo Cipolla, per un webinar sulla situazione in Bielorussia. Ha conversato con Nona Mikhelidze, responsabile del programma Europa orientale e Eurasia: riportiamo alcuni passaggi dello scambio.
Nona Mikhelidze: Dallo scorso inverno, le proteste di massa hanno dominato la vita politica della Bielorussia. Lukashenko si è rifiutato di dialogare con l’opposizione e ad oggi ci sono diversi processi ai membri della protesta, ai giornalisti e ai cittadini. In totale, ci sono stati circa 30mila arresti e molti casi di tortura. Lukashenko sembra aver avuto la meglio. Cosa ne sarà delle proteste e dei movimenti democratici? Quale sarà il futuro delle proteste politiche in Bielorussia?

Sviatlana Tsikhanouskaya: Le proteste e i movimenti non sono scomparsi. A volte mi rendo conto che le persone fanno confusione con il termine protesta, con il significato del termine protesta, perché le manifestazioni sono parte dei movimenti di protesta. Lukashenko, con l’aiuto delle armi, e di manganelli e violenza è riuscito a reprimere le manifestazioni, ma non è riuscito a reprimere il fuoco di protesta della maggior parte dei bielorussi. In tempi di grande repressione, i cittadini devono essere più creativi, più inventivi, cercano nuovi modi per opporsi al regime, su Internet, segretamente, di nascosto, ma devono far vedere che siamo ancora qui, che stiamo ancora protestando con la disobbedienza pubblica, con diversi flashmob e segnali che dimostrino che stiamo combattendo, e questo è molto dannoso per il regime. No, forse dannoso non è la parola giusta; diciamo che li irrita. Non sanno più chi mettere in prigione per fermare la mobilitazione. Non si rendono conto che questo è il movimento delle persone, e anche se ne metti in prigione a centinaia, il movimento continuerà. Anche se incarceri i leader, e le figure più in vista, il movimento continuerà. Questa è la nostra forza.
Mikhelidze: Lukashenko si è rifiutato di lasciare il potere e sembra che la Bielorussia sia adesso in una situazione di stallo. Cosa, secondo te, potrebbe fare l’Unione europea per la crisi bielorussa, quale potrebbe essere il ruolo per Bruxelles e per i singoli Stati membri dell’Ue?
Tsikhanouskaya: Innanzitutto, devo ringraziare tutti i Paesi democratici che stanno supportando il popolo bielorusso in questa lotta difficile per la democrazia. Questo è il momento in cui gli Stati dell’Ue e tutti i Paesi democratici si possono unire per rendere le loro voci, le loro dichiarazioni, le loro azioni molto più forti. Perché vogliamo risolvere questa crisi pacificamente, attraverso dei negoziati. Al momento stiamo cercando piattaforme per queste trattative, stiamo cercando mediatori, privati, o organizzazioni, delegazioni che saranno in grado di comunicare con il regime, che non non è ancora disposto a dialogare con la società civile. Da un lato, l’Ue dovrebbe fare più pressione, politica ed economica, sul regime per spingerlo a rendersi più disponibile nei nostri confronti, per aiutare la società civile a costruire piattaforme per organizzare tavole rotonde, delegazioni, per far vedere che un dialogo può iniziare.
Mikhelidze: La mia ultima domanda riguarda la Russia. Come sappiamo, Mosca ha deciso di sostenere il regime, ma ci sono state alcune speranze all’interno dell’opposizione che il presidente Vladimir Putin potesse ripensare la sua posizione e ritirare il suo supporto per Lukashenko. Ci sono iniziative da parte del gruppo d’opposizione per poter incontrare le controparti russe, le autorità russe anche per mandare loro il messaggio che ciò che sta succedendo adesso in Bielorussia non riguarda soltanto la geopolitica, ma anche i diritti umani e i valori?
Tsikhanouskaya: Mandiamo messaggi in continuazione alla Russia sul fatto che, in quanto Paesi confinanti, siamo sempre stati alleati. I cambiamenti democratici in Bielorussia non cambieranno le nostre relazioni, che potrebbero anche diventare più aperte e trasparenti, e migliorare. Stiamo provando a cercare sostegno da parte del Cremlino a livello di esperti e di politici, ma non riceviamo molte risposte. Non abbiamo ricevuto nulla di ufficiale, ma non ci arrendiamo. Ci proviamo, sappiamo che la situazione è complicata, ma tutto può essere risolto ritornando a dialogare e a discutere tutte le problematiche tra i nostri due Paesi.