Etiopia: la tragedia del Tigray e il piano di assistenza dell’Ue
A cinque mesi dalla dichiarazione dello stato di emergenza, la regione del Tigray, in Etiopia, continua a vivere una terrificante crisi umanitaria. Una realtà su cui l’Europa si è già attivata, adottando una politica di sostegno e aiuto alla popolazione tigrina, messa in ginocchio dalle pesanti condizioni causate dal conflitto tra le forze armate del Fronte Popolare di Liberazione del Tigray (Tplf) e quelle dell’esercito federale, cominciato lo scorso novembre.
L’alto rappresentante per la politica estera Ue e vice-presidente della Commissione europea Josep Borrell è intervenuto più volte sull’accaduto. Come si legge in una nota di gennaio del Senato, Borrell ha dichiarato che “l’Unione europea potrebbe bloccare i fondi destinati all’emergenza nel Tigray – 88 milioni di euro – finché non verrà garantito l’accesso nella Regione alle organizzazioni umanitarie” per aiutare la popolazione civile, ormai al limite, piegata dalla povertà e dalla guerra, oltre che dalla pandemia.
Oltre 68.000 persone si sono rifugiate nel vicino Sudan, come riferisce un documento dello European Civil Protection and Humanitarian Aid Operations. L’Europa, vi si legge, nell’ultimo anno ha stanziato oltre 63 milioni di euro in progetti per sostenere la popolazione in Etiopia, fornendo protezione, aiuti alimentari, acqua potabile, riparo, beni di prima necessità e assistenza sanitaria.
A tenere alta l’attenzione sul tema non ci pensa solo l’Ue. Secondo un report pubblicato da Amnesty International a febbraio, tra il 19 e il 29 novembre 2020 le truppe eritree attive nella città di Axum, nel Tigray, avrebbero commesso una serie di violazioni dei diritti umani, tra cui l’uccisione di centinaia di civili innocenti.
Smentendo le affermazioni fatte da entrambi i governi di Eritrea ed Etiopia per diversi mesi, il primo ministro etiope Abiy Ahmed Ali a marzo ha ammesso per la prima volta, secondo quanto riportato da Al Jazeera, l’effettiva presenza di truppe eritree nella regione settentrionale del Tigray.
Un passo importante verso una prima possibilità di risoluzione del conflitto, rafforzata dalla successiva dichiarazione congiunta, sempre di marzo, del ministro Abiy Ahmed e del presidente dell’Eritrea Isaias Afewerki, nella quale i due annunciavano l’intenzione di rimuovere le truppe eritree dalla regione del Tigray. Un’operazione avviata ad inizio aprile, come risulta dalla dichiarazione del governo etiope, un giorno dopo la richiesta avanzata dal G7 di affrettare il ritiro delle forze militari.
Daniele Valentino