IAI
L'indagine 2019 IAI-LAPS

Gli italiani e l’Europa: sovranisti ma non troppo

16 Mag 2019 - D. Angelucci, Gianluca Piccolino, Pierangelo Isernia - D. Angelucci, Gianluca Piccolino, Pierangelo Isernia

Le elezioni europee di fine mese potrebbero rivelarsi uno degli snodi cruciali nella storia dell’integrazione continentale. L’inattesa partecipazione del Regno Unito, ancora alle prese con una Brexit a dir poco caotica, la tenuta dell’asse franco-tedesco, la sfida del Blocco di Visegrád e il rebus della nuova Commissione europea sono solo alcune delle questioni più rilevanti di questa tornata elettorale. Soprattutto, il temuto (o atteso) balzo in avanti dei partiti sovranisti – che aspirano a diventare l’ago della bilancia nei nuovi rapporti di forza interni al Parlamento europeo, come auspicato da Luigi Di Maio, o il primo gruppo nell’Assemblea di Strasburgo, come auspicato da Matteo Salvini – rappresenterebbe un terremoto politico senza precedenti nell’ormai lunga vicenda comunitaria.

Per saggiare le opinioni degli italiani sul tema, l’indagine IAI-LAPS di quest’anno ha chiesto a un campione di cittadini rappresentativo della popolazione adulta se si aspettano un cambiamento dal nuovo Europarlamento come previsto dai due partiti al governo e, in caso affermativo, se auspicano che si ridia potere agli Stati nazionali o, invece, che si incrementino ulteriormente i poteri degli organi comunitari.

I dati della figura 1 mostrano che la maggioranza relativa (40%) degli italiani condivide l’aspettativa che il prossimo Parlamento modifichi sostanzialmente l’assetto dell’Ue e auspica che lo faccia in direzione ‘sovranista’, con un rafforzamento dei poteri degli Stati a scapito di quelli delle istituzioni comunitarie. Seguono a poca distanza coloro che non si aspettano invece nessun cambiamento da queste elezioni, mentre poco meno di un quinto di elettori si aspetta e auspica un cambiamento in direzione di un rafforzamento dei poteri dell’Ue. Tra i sostenitori dei due partiti di governo l’aspettativa di un cambiamento, con l’auspicio che avvenga in direzione sovranista, è ancora più accentuata: oltre il 60% degli elettori leghisti si aspetta una svolta e auspica che sia di stampo sovranista, mentre gli elettori pentastellati che si aspettano un cambiamento e auspicano che produca un rafforzamento della sovranità dei singoli Stati membri sono il 54%.

Domande – Il 26 maggio si vota per il Parlamento europeo. Il governo italiano si aspetta che dalle elezioni europee esca un nuovo parlamento in grado di modificare sostanzialmente l’assetto dell’UE. Lei condivide questa aspettativa oppure no? Lei auspica che il prossimo Parlamento Europeo si impegni per… Fonte: Indagine IAI-LAPS 2019

La maggioranza degli elettori del governo Conte si aspetta quindi che il prossimo Parlamento europeo metta mano alla distribuzione del potere in Europa, e auspica che lo faccia ridimensionando quello sovranazionale a vantaggio delle competenze nazionali. Ma quanto determinato è questo stesso elettorato ad ingaggiare uno scontro in campo aperto con le Istituzioni europee per realizzare questo obiettivo? Rispondere a questa domanda può essere utile per capire le possibili implicazioni dell’eventuale successo elettorale di questi partiti nelle elezioni europee del 26 maggio.

Per farlo, guarderemo ad un tema, quello del rapporto con l’Europa sulle questioni di bilancio, che costituisce una delle principali fonti di attrito con le istituzioni comunitarie. Come si orienterà l’elettorato di governo nella ipotetica eventualità di un “peggioramento della situazione finanziaria dell’Italia” per effetto della quale “l’Ue chieda al governo italiano di adottare misure di rigore economico per tenere sotto controllo il deficit pubblico”?

In un ipotetico scenario di questo tipo, la maggioranza assoluta dei due elettorati considera il compromesso con l’Ue la soluzione più auspicabile, seppure con una chiara differenza tra leghisti e pentastellati: quest’ultimi mostrano un atteggiamento più cauto e relativamente più aperto alla trattativa (il 65% degli elettori del Movimento preferirebbe infatti una soluzione negoziale con l’Europa, contro il 53% registrato tra gli elettori leghisti). Opterebbe per una rottura definitiva con l’Ue e per il netto rifiuto di nuove misure di austerity rispettivamente il 32% ed il 42% degli elettori pentastellati e leghisti. Minoritaria è la quota di coloro che accetterebbero nuove misure di austerità così come richieste dall’Unione europea.

I dati più rilevanti sono tuttavia quelli relativi alle componenti interne dei due elettorati e, nello specifico, i dati relativi alla componente sovranista. La maggioranza assoluta degli elettori del Movimento 5 Stelle che si aspetta e auspica un nuovo Parlamento europeo pronto a ridimensionare i poteri sovranazionali (il 56%) opta infatti per il negoziato con le Istituzioni europee sulle questioni di bilancio. Allo stesso modo, per quanto riguarda la Lega– sebbene in proporzione minore rispetto ai pentastellati – quasi la metà del suo elettorato sovranista sostiene la soluzione moderata del compromesso (si tratta infatti del 44% dei sovranisti che, sommato ad un 4% di coloro che accetterebbero senza esitazione le misure di austerity, raggiunge il 48%).

Domanda – Nel caso di un peggioramento della situazione finanziaria dell’Italia è possibile che l’Ue chieda al governo italiano di adottare misure di rigore economico per tenere sotto controllo il deficit pubblico. In questo caso, secondo Lei l’Italia dovrebbe… Fonte: Indagine IAI-LAPS 2019

Sebbene vi siano chiare differenze tra Lega e Movimento, tra gli elettori dei due partiti di governo sembra prevalere un certo pragmatismo politico riguardo a come andrebbero gestiti i rapporti con l’Unione europea; un pragmatismo che alle soluzioni di rottura preferisce il compromesso, che all’incertezza di eventuali salti nel buio preferisce una più cauta soluzione negoziale.

Il messaggio per la leadership dei due partiti governativi che hanno in passato spesso cavalcato il tema dell’anti-europeismo è chiaro: la scelta di far saltare il banco e di aprire uno scontro frontale con l’Unione europea potrebbe in realtà rivelarsi controproducente, generando opposizione non solo nel complesso degli elettori ma anche tra le porzioni più euroscettiche del loro elettorato. Se il sovranismo da campagna elettorale ha spesso pagato, mobilitando un elettorato frustrato e critico nei confronti dell’Unione europea, non sembra che gli italiani, per quanto nostalgici in certa misura della sovranità nazionale, accettino di buon grado l’eventualità di abbandonare la nave dell’Unione. Questa infatti, sebbene malconcia e spazzata da venti di tempesta ormai da anni, resta ancora per molti l’unica scialuppa in grado di navigare nel mare aperto di un mondo in profondo cambiamento. Sovranisti insomma… ma non troppo.