Il nazionalismo russo e il fenomeno Navalny
Il fenomeno Navalny, oggetto di vasta risonanza internazionale dovuta alla recente ondata di contestazione popolare anti-Putin, ci porta a valutare il ruolo del nazionalismo nella definizione del corso politico in Russia. La Russia, grande potenza, è retta da un regime autoritario sui generis che è stato in grado di assicurare stabilità al Paese, rimandando a data da definire l’impegno sulla via del progresso economico e dell’emancipazione politica.
Quale funzione possa rivestire il nazionalismo, sentimento radicato, anche se con alternanti gradi di partecipazione, nella coscienza collettiva del Paese, come fattore di stimolo di a un processo di evoluzione dell’attuale sistema di potere, è tema che merita attenzione. Sul rilievo politico e emotivo costituto dal richiamo ai valori della nazione, incarnata dallo Stato, nel ruolo di garante della continuità dell’identità russa non vi sono dubbi.
Sia le autorità sia i gruppi di opposizione, consapevoli della sua capacità di legittimazione, ne hanno fatto la tela di fondo di riferimento nel corso della lotta politica per il potere, attingendo, in base alla propria convenienza, nella varietà dei contenuti di un ideologia priva di un impianto dottrinario elaborato. Al nazionalismo ufficiale si è richiamato, riprendendo elementi dal passato sovietico e prima ancora zarista, il presidente Vladimir Putin, confrontato alla sfida impersonata dall’oppositore Alexey Navalny, promotore della variante di opposizione definita nazional-democratica. Il regime, da parte sua, fa propri i valori del conservatorismo a difesa dello status quo in contrapposizione alle tesi dell’opposizione, fautrice di un profondo riforma istituzionale, riassumibile nella parola d’ordine del cambio di regime.
La narrazione del Cremlino
Il Cremlino ha fatto del nazionalismo il tema di una narrazione fondata sull’unicità di un’identità determinata, nel caso della Russia, da una travagliata esperienza storica. Il nazionalismo russo, tradizionalmente soggetto all’influenza di di una cultura politica imperiale, non si caratterizza per particolare incisività, ma può in particolari occasioni manifestarsi come fattore decisivo nella definizione degli equilibri politici costituiti.
La “questione nazionale” è motivo persistente di preoccupazione considerato i rischi, nell’eventualità di una perdita di controllo, della sua accentuata potenzialità destabilizzante. Le autorità hanno il compito di assicurare, in un contesto multi-etnico, i diritti dei gruppi di minoranza nel rispetto dello status privilegiato della grande maggioranza russa. Putin, fautore di un “nazionalismo autentico” non si lascia imbrigliare dalle linee codificate di un ideologia, ma ligio ai dettami di un realismo autoritario, lo utilizza strumentalmente per assicurarsi una posizione di preminenza nel Paese. A capo di uno Stato sostenuto da una burocrazia ipertrofica, Putin deve una quota significativa della sua popolarità al ruolo costruito in questi anni, di difensore della patria contro i nemici interni e esterni .
Le rivendicazioni dell’opposizione
Alla politica dello status quo portata avanti dal Cremlino, il movimento che si richiama al “nazionalismo democratico” ha opposto una strategia diretta a eroderne le basi, comunque motivate, di consenso di cui gode fra la popolazione. La linea di opposizione in campo aperto è resa impraticabile da un sistematica repressione focalizzata su Navalny in prima persona, ma non per questo la partita è da considerarsi conclusa. Le rivendicazioni economico-sociali cui si è fatto promotore in occasione delle recenti manifestazioni di protesta sono destinate – quale che possa essere in futuro il suo ruolo politico – a costituire motivo ricorrente di tensione, e verosimilmente di nuove turbolenze.
L’appello al nazionalismo, da parte delle autorità, in funzione della politica internazionale non sembra costituire una scelta sufficiente a compensare il clima di diffuso disagio nella situazione interna. A uno stadio avanzato di maturità, il modello di governo che ha garantito finora stabilità comincia a manifestare sintomi di sclerosi e di inefficienza. I fattori di vulnerabilità inerenti al sistema – corruzione imperante, diseguaglianze di classe macroscopiche, declino delle condizioni di vita – assicurano all’opposizione una posizione di forza nella sua azione di delegittimazione del regime.
La scommessa filo-occidentale
Per quanto di minoranza (conta il 20% di simpatizzanti effettivi), il movimento di Navalny si distingue per aver operato con determinazione per soddisfare l’aspirazione radicata nella parte filo-occidentale della società, volta a coniugare i valori del patriottismo russo con quelli della democrazia europea.
Nell’eventualità che si arrivi, superando il clima di inerzia attualmente prevalente, ad un movimento anti-Putin di rottura degli equilibri esistenti, le sue tesi rivestirebbero un’influenza significativa nel quadro di un rilancio del nazionalismo, indirizzato a un cambio di regime, nel segno del progresso e della modernità.
Nella foto di copertina EPA/YURI KOCHETKOV un momento di una manifestazione di piazza a sostegno di Navalny a Mosca