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Il Trump di Praga

La (possibile) defenestrazione di Babiš nel voto in Repubblica ceca

8 Ott 2021 - Massimo Congiu - Massimo Congiu

La Repubblica Ceca va alle urne l’8 e 9 ottobre per elezioni politiche segnate dai risvolti socio-economici della pandemia e dall’impatto dello scandalo dei Pandora Papers. Sono 22 i partiti che hanno presentato candidati, ma è opinione comune fra gli analisti che il voto sarà un confronto fra Ano 2011, il partito governativo, e due coalizioni di recente formazione. Una è formata dai liberali del Partito Pirata e dai centristi del Movimento dei Sindaci e Indipendenti (Stan), l’altra, di marca conservatrice si chiama Spolu (Insieme) e vede insieme Top 09, Civici Democratici (Ods) e Cristiano-Democratrici (Kdu-Čsl).

In riferimento a queste elezioni si parla addirittura di referendum sulla figura dell’attuale primo ministro Andrej Babiš che, fanno notare gli osservatori, gode dell’appoggio del presidente Miloš Zeman. Detto anche il “Trump ceco”, il fondatore e leader di Ano 2011 viene dal mondo degli affari e risulta essere il secondo uomo più ricco del Paese. Sarà utile ricordare che Akce Nespokojených Občanů cioè Azione dei Cittadini Insoddisfatti (Ano in ceco significa sì) è un partito di centro-destra che si situa nel campo liberal-conservatore. Nasce come soggetto politico con tendenze anti-casta, populiste e moderatamente euroscettiche.

Già vicepremier e ministro delle Finanze nel periodo compreso fra il 2014 e il 2017, Babiš controlla settori consistenti del mondo mediatico e secondo i suoi oppositori ha accumulato troppo potere e dato luogo a un macroscopico conflitto di interessi. Accusato in patria, negli anni scorsi, di evasione fiscale, al centro di inchieste comunitarie per frode e uso improprio di fondi Ue, l’attuale primo ministro ceco viene visto come personaggio non proprio trasparente. In più, Ivan Bartoš, leader dei Pirati e candidato premier della coalizione di cui il suo partito è componente, ritiene pericolosa la vicinanza del suo paese e del leader di Ano 2011 a Ungheria e Polonia.

Fare pace con Bruxelles
La coalizione Pirati-Stan non mette in discussione l’appartenenza della Repubblica ceca al Gruppo di Visegrád (V4), ma considera necessario un avvicinamento all’Europa occidentale. Per Bartoš, infatti, Praga dovrebbe dar luogo a rapporti più stretti con l’Ue e ad iniziative volte all’adozione dell’euro, progetto messo da parte dopo la crisi finanziaria del 2008. La scorsa primavera, quando il governo era oggetto di critiche per la sua gestione della pandemia, l’alleanza in questione era balzata in cima ai sondaggi, successivamente Ano 2011 ha recuperato ma la figura del suo capo risulta sempre controversa. 

Come già precisato, le forze governative sono “attaccate” anche da centro-destra con Spolu, la coalizione che ha come candidato premier Petr Fiala. Questi sottolinea le paure della popolazione a fronte dell’aumento dei prezzi e critica la visione di Babiš secondo cui il tasso di inflazione è determinato da fattori esterni. Spolu promette tra le altre cose una riforma delle pensioni, nel caso riuscisse ad andare al governo. Riforma che prevede l’introduzione di una pensione minima legata al salario medio.

Alleati cercasi
C’è da dire che entrambe le alleanze alternative a Babiš hanno escluso ipotesi di entrare in un governo di coalizione con Ano 2011 che perciò, se le cose stanno così, dovrà cercare dei partner altrove. Attualmente è in coalizione con i socialdemocratici (Čssd), che a giudicare dai sondaggi rischiano di non superare la soglia del 5% necessaria per mandare o mantenere deputati in Parlamento.

Appaiono in crescita le quotazioni di Libertà e Democrazia Diretta (Spd) di Tomio Okamura, nota come forza politica euroscettica e contraria all’accoglienza degli immigrati. Tra gli obiettivi che persegue c’è l’organizzazione di un referendum sulla permanenza di Praga nell’Ue. I sondaggi dipingono invece in calo i comunisti (Ksčm) anche se una recente indagine di Stem e Focus ha messo in luce il fatto che, a oltre trent’anni dalla Rivoluzione di velluto, un ceco su quattro ritiene il regime comunista più accettabile di quello democratico odierno. Il Ksčm è il partito che fino alla scorsa primavera ha dato sostegno esterno all’esecutivo.

Promosso o bocciato
Quelle in programma fra l’8 e il 9 ottobre nella Repubblica Ceca, sono quindi elezioni caratterizzate da diversi elementi di interesse e promettono di fare da cartina di tornasole per quel che riguarda la popolarità dell’attuale premier. Ossia di colui che è entrato in politica sfruttando l’insofferenza diffusa nei confronti del mondo politico “convenzionale” con ricette basate sulla comprensione dei bisogni e delle inquietudini esistenti nella società.

Vedremo col risultato del voto quanti attribuiscono effettivamente ad Ano 2011 e al suo leader questa funzione.

Foto di copertina EPA/MARTIN DIVISEK