L’estrazione mineraria illegale in Venezuela sta intensificando violenza e corruzione
Nel bel mezzo della grave crisi economica e umanitaria venezuelana, l’industria mineraria illegale sta esplodendo nel sud del Venezuela, sede di due parchi nazionali e più di dieci comunità indigene.
Per quasi un decennio, i funzionari del governo venezuelano hanno approfittato dell’estrazione illegale per ottenere profitti illeciti che sono serviti alla sopravvivenza del regime di Nicolás Maduro. Inoltre, l’estrazione mineraria ha devastato il fragile ecosistema della foresta pluviale e ha causato la migrazione forzata delle comunità indigene dalle loro terre, concentrando milioni di dollari nelle mani di pochi.
Le organizzazioni criminali che gestiscono le miniere sono proliferate reclutando membri dei popoli indigeni e imponendo il controllo sociale attraverso l’uso della forza. L’aumento della repressione, i persistenti blackout e la mobilità limitata—risultato delle restrizioni per la pandemia e la grave carenza di carburante—impediscono ai giornalisti e ricercatori perfino l’accesso alle zone interessate. Inoltre, la completa assenza di indipendenza giudiziaria, unita alle lacune informative, cancella ogni speranza di giustizia interna.
A livello internazionale, le operazioni illegali di estrazione dell’oro venezuelano hanno permesso al regime di Maduro di rafforzare le relazioni strategiche con altri governi per eludere congiuntamente le sanzioni internazionali. La Turchia e gli Emirati Arabi Uniti sono tra i principali beneficiari dell’oro venezuelano, mentre Iran e Russia sono noti per offrire un porto sicuro alla ricchezza illecita venezuelana. Tutti questi Paesi sono classificati come “non liberi” nel rapporto annuale di Freedom House. Tuttavia, secondo inchieste recenti, la proliferazione transnazionale delle attività finanziarie illecite venezuelane va ben oltre i regimi autocratici, minacciando le democrazie dell’emisfero occidentale ed europee.
Un’opportunità per la cooperazione internazionale
Nonostante la questione ponga sfide complesse, le conseguenze transnazionali del commercio illegale di minerali venezuelani dovrebbero spingere i governi a cooperare. Le istituzioni multilaterali e gli Stati hanno l’opportunità e la responsabilità di denunciare e contrastare l’illegalità diffusa nel sud del Venezuela, e perseguire gli attori complici nei paesi terzi, promuovendo nuovi percorsi di giustizia.
Come primo passo, la comunità internazionale dovrebbe intensificare iniziative d’inchiesta su attività illecite, violazioni dei diritti umani e danni ambientali nel sud del Venezuela. In assenza di rimedi interni, i meccanismi di responsabilità internazionale rappresentano l’unica speranza per conoscere la verità e fornire alle vittime un certo livello di giustizia.
Il 6 ottobre gli Stati membri del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite devono rinnovare il mandato della Missione indipendente di accertamento dei fatti. Durante il suo primo mandato, la Missione ha rigorosamente documentato la responsabilità diretta per crimini contro l’umanità delle autorità di alto livello e ha identificato un modello sistematico di gravi violazioni dei diritti umani. Un’estensione della Missione, in termini di durata e portata, consentirebbe di allargare l’indagare all’arco minerario dell’Orinoco.
Dato l’impatto della corruzione venezuelana, gli Stati dovrebbero utilizzare i propri sistemi giudiziari nazionali per indagare, perseguire e sanzionare le società e gli individui coinvolti nella produzione e commercio illecito dell’oro venezuelano. Attualmente, ci sono almeno 86 processi aperti relativi alla corruzione venezuelana in tribunali di paesi terzi. Gli stati portebbero anche dotarsi di sistemi simili al Global Magnitsky Act, meccanismo statunitense per perseguire individui stranieri colpevoli di corruzione e violazioni dei diritti umani.
L’azione degli Stati
Per combattere il commercio illecito di risorse naturali venezuelane è imperativo che gli Stati applichino efficacemente le norme nazionali e internazionali esistenti in materia di trasparenza e riciclaggio di denaro. I governi e le associazioni di categoria possono esercitare pressioni sulle multinazionali affinché implementino controlli completi sulla catena di approvvigionamento, in conformità con gli standard dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.
Gli Stati devono inoltre garantire il rispetto della Convenzione di Minamata sul mercurio ed interrompere il flusso di questo metallo verso il Venezuela nel tentativo di eliminarne l’uso nelle operazioni minerarie illegali, in quanto sta contaminando i fiumi che forniscono acqua alle comunità indigene.
L’applicazione delle norme e convenzioni internazionali è fondamentale per contrastare corruzione e violazioni dei diritti umani legate all’estrazione illegale di minerali venezuelani. Tuttavia, anche se la dimensione internazionale è essenziale, gli attori e i fattori interni della crisi venezuelana devono rimanere al centro della strategia. La comunità internazionale deve sostenere le comunità indigene che rischiano la vita per preservare i loro territori, i giornalisti investigativi che lavorano per documentare i gravi abusi, e la società civile che difende i diritti del popolo venezuelano.
Soluzioni durevoli per contrastare l’attività mineraria illegale in Venezuela e il suo impatto transnazionale sono a portata di mano, è tempo che la comunità internazionale agisca.