IAI
Presentazione del report IAI

Autonomia strategica: alle radici di un concetto chiave per l’Ue

24 Mar 2021 - Nathalie Tocci - Nathalie Tocci

L’autonomia strategica europea si è affermata come concetto e rimarrà un quadro dominante nel guidare le aspirazioni dell’Ue a svolgere un ruolo globale negli anni a venire. Ad essa, l’Istituto Affari Internazionali ha da poco dedicato un report: la ragione per cui per cui abbiamo deciso di farlo è dovuta sicuramente al fatto di aver sentito la responsabilità di questo concetto, apparso in verità per la prima volta nel dibattito europeo nel 2013, ma divenuto davvero importante nel dibattito sulla politica estera europea con la Strategia globale dell’Unione europea del 2016.

In tutta onestà, l’autonomia strategica in passato non si presentava come un’idea particolarmente controversa, dato che persino il Regno Unito, che all’epoca era in procinto di votare per l’uscita dall’Unione europea, aveva accettato di farvi riferimento. In passato, inoltre, si limitava specificamente ai settori della sicurezza e della difesa. Dopo quei primi mesi e, in particolare, dopo l’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti, è diventata improvvisamente un imperativo.

Era ovvio che l’Unione europea, proprio in ragione di quanto stava accadendo negli Stati Uniti, dovesse perseguire un’agenda rivolta verso l’autonomia strategica. In seguito, con il passare dei mesi e degli anni questo concettosi si è espanso e ha iniziato ad espandersi verso altri settori, in ragione del modo in cui gli altri attori globali avevano iniziato ad agire. Così ad un tratto, l’autonomia strategica non riguardava più solo (o forse non era principalmente) la sicurezza e la difesa, ma allargava la sua ingerenza alla dimensione cyber e a quella dell’informazione, date le azioni che la Russia intraprendeva sempre più nei confronti dei Paesi europei e dell’Unione europea in generale.

Ha poi coinvolto la sfera dell’energia, alla luce del concetto di sicurezza energetica; è diventato un concetto da applicare alla dimensione industriale e degli investimenti, per l’idea di investimenti strategici portata avanti dalla Cina, e sicuramente guardava agli Stati Uniti nell’ambito della finanza internazionale e in particolare del ruolo internazionale dell’euro, dato l’uso – o la minaccia dell’uso – di sanzioni secondarie da parte dell’amministrazione Trump. Dunque, l’idea di un’autonomia strategica europea è diventata realmente un modo per l’Unione europea di affermare chiaramente la direzione da prendere in relazione tanto alla protezione delle nostre regole e leggi internamente, quanto alla promozione delle stesse esternamente in un momento in cui ciò che in breve viene definito l’ordine liberale internazionale – nel quale tanto abbiamo amato vivere – stava iniziando a scivolarci dalle mani.

Dunque, questo è il punto da cui si deve iniziare. È molto interessante vedere come negli ultimi mesi questo concetto sia diventato profondamente dibattuto tra gli europei, in particolare nei riguardi della relazione con gli Stati Uniti. Ciò è dovuto ovviamente all’elezione di Joe Biden e pertanto al fatto che gli europei abbiano di nuovo un amico, un partner e un alleato su cui poter contare dall’altra parte dell’Atlantico.

Così, ad un certo punto, da un lato l’autonomia strategica ha continuato ad essere promossa da alcuni, e dall’altro è stata ostacolata da altri, coloro che pensavano che il perseguimento di un’agenda rivolta verso l’autonomia strategica sarebbe stato deleterio per la relazione con gli Stati Uniti. Personalmente credo che questo sia un’argomentazione molto debole contro l’autonomia strategica europea per una serie di ragioni.

In particolare, se la vediamo attraverso la lente della sicurezza e della difesa, penso che sia chiaro che continuerà ad esistere una relazione asimmetrica tra le due sponde dell’Atlantico in termini di sicurezza e difesa. È chiaro che la Nato continuerà ad essere la pietra angolare del sistema di difesa territoriale europeo ed è forse persino più chiaro che, in realtà, perseguire una maggiore responsabilità e propensione al rischio da parte dell’Europa in settori come la sicurezza e la difesa, rappresenti la precondizione per un una relazione transatlantica più salda nel XXI secolo e non un modo per danneggiarla.

Allo stesso tempo, questo report IAI vuole sottolineare il fatto che ci siano alcune valide argomentazioni a sfavore e alcuni rischi legati al concetto di autonomia strategica che hanno meno a che fare, a mio parere, con la sicurezza e la difesa strettamente intese e che riguardano più quello che accade quando estendiamo l’autonomia verso altri settori, in particolare quelli economici.

Se interpretiamo l’autonomia in termini digitali, energetici o sostanzialmente industriali, penso che questi rischi riguardino, da un lato, il pericolo di una concentrazione di potere nelle mani di pochi all’interno dell’Unione – che spesso si traduce in pochi Stati membri, creando quindi uno squilibrio dentro l’Unione – e, dall’altro lato, il rischio esterno che gli europei possano cadere nella trappola del protezionismo.

Questi due rischi non sono comunque sufficienti per argomentare contro il perseguimento di un’agenda rivolta verso l’autonomia strategica; un’agenda che, in un certo senso, dovrebbe guidare l’Unione europea negli anni e nei decenni a venire. Sicuramente, mettono in guardia sul fatto che dovremmo essere consci che perseguire l’autonomia sia qualcosa che deve essere portato avanti con attenzione verso i rischi che questo comporta.

Non penso che ci sia una ricetta miracolosa per tutto questo, ma che possano esserci tre principali linee guida: rafforzare, da un lato, la nostra resilienza interna politica ed economica riguardo a tutti i settori delle politiche all’interno dell’Unione; investire nelle regioni ai nostri confini, a partire dai Paesi coinvolti nel processo di integrazione, così come nelle politiche di vicinato; rafforzare il partenariato e il multilateralismo, a partire ovviamente dalle relazioni con gli Stati Uniti.

Tratto dall’intervento di presentazione del report IAI “European Strategic Autonomy: What It Is, Why We Need It, How to Achieve It”.

Traduzione dall’originale in inglese a cura di Francesco Tabarrini