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La Dichiarazione di Roma

Il Global Health Summit e i nuovi orizzonti della lotta alle pandemie

24 Mag 2021 - Ettore Greco - Ettore Greco

Non sarà facile dare un seguito concreto agli impegni e alle linee guida della Dichiarazione di Roma approvata al Vertice Globale della Salute (Global Health Summit) del 21 maggio. L’incontro, organizzato dalla Commissione europea e dall’Italia in quanto chair del G20, ha prodotto un documento articolato che mira a dare un “orientamento” all’azione dei governi e delle organizzazioni internazionali per la salute globale.

Vi si conferma il sostegno ad alcuni programmi in corso, di cui si prospettano espansione e consolidamento, ma vi si trovano anche significative aperture a nuove iniziative di cooperazione volte a garantire una maggiore solidarietà globale e un approccio più sistemico e di lungo termine ai rischi pandemici e alle altre emergenze sanitarie.

Alcune questioni di non poco conto, come quella dei brevetti vaccinali, continuano però a dividere gli Stati. Inoltre, su una serie di nuove proposte avanzate da gruppi di esperti nelle ultime settimane il confronto è appena cominciato, ed è scontato che quelle più innovative, che implicano il rafforzamento dei poteri delle organizzazioni internazionali e conseguenti limitazioni della sovranità nazionale, incontreranno forti resistenze.

Percorso a tappe
Il Vertice di Roma era d’altronde solo una tappa di un percorso che prevede, già quest’anno, una serie di altri eventi che dovranno servire per verificare l’attuazione degli impegni e approfondire le molte questioni pendenti. Nel documento finale, la vaccinazione su scala globale è indicata come “massima priorità”, in quanto condizione imprescindibile per porre fine alla crisi pandemica. Ma un’ulteriore verifica si farà il 2 giugno quando si terrà un Vertice specificatamente dedicato al meccanismo finanziario Covax Amc che mira a rendere disponibili, a basso costo, i vaccini per 92 Paesi a più basso reddito, fra cui una gran parte di quelli africani.

L’incontro di Roma è servito anche a raccogliere nuovi impegni finanziari per il programma Covax da parte dei governi e delle aziende farmaceutiche. Il programma resta però sottofinanziato e nella Dichiarazione non c’è un impegno esplicito a colmare l’ampio divario tra le promosse iniziali e gli esborsi effettivi. Rimangono inoltre fondamentali divergenze sulle misure per assicurare una più ampia produzione dei vaccini su scala globale e il trasferimento della relativa tecnologia. L’obiettivo è di arrivare a un accordo entro il Vertice del G20 che si terrà a fine ottobre sotto presidenza italiana.

Il nodo brevetti e la “terza via” della Commissione
La Dichiarazione non menziona, in particolare, la proposta di una sospensione temporanea dei brevetti per i vaccini contro il Covid 19, avanzata da India, Sud Africa e molti paesi in via di sviluppo in sede di Organizzazione mondiale del commercio (Wto), e ora sostenuta anche dagli Stati Uniti, per dare impulso alla produzione dei vaccini e consentire una distribuzione più equa delle dosi nel mondo. I leader del G20 si sono impegnati a promuovere una condivisione delle licenze, della tecnologia e del know-how solo su base volontaria.

È soprattutto dall’Europa che vengono ora le principali resistenze a una sospensione dei brevetti. Nel suo discorso di apertura Nel suo intervento di apertura, il premier Mario Draghi ha ribadito che l’Italia è “aperta” all’idea di introdurre una deroga temporanea sui brevetti per i vaccini, ma ha preso atto che la Commissione europea ha un’altra proposta, definendola “forse, in prospettiva, più realistica” in vista di un rapido incremento della produzione globale. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha preannunciato che l’Ue presenterà al Wto una proposta basata su una “terza via che prevede, insieme a nuove misure contro le restrizioni all’export, anche nuove norme per le licenze sui brevetti in tempi di crisi.

Hub regionali e One Health
L’Ue ha promesso di impegnarsi soprattutto per la creazione di capacità produttiva nei Paesi africani che attualmente importano il 99% dei vaccini. L’iniziativa europea sarà ad ampio spettro: prevede non solo investimenti in infrastrutture e impianti di produzione, ma anche sostegno alla gestione delle catene delle forniture e alla definizione del quadro normativo. Nel complesso, dal Vertice è emersa rafforzata l’idea di creare “hub regionali” per dare impulso al trasferimento delle tecnologie e alla produzione locale di vaccini e altro materiale sanitario. L’impegno dell’Ue in Africa è uno dei tasselli principali di questa strategia.

Un altro punto importante della Dichiarazione è il sostegno al cosiddetto approccio “One Health” basato sulla presa d’atto, ormai irrefutabile, che le malattie più contagiose sono causate da patogeni trasmessi da animali e che deforestazione, erosione della biodiversità e altri processi di distruzione dell’ambiente sono all’origine di molte emergenze sanitarie, comprese le epidemie. Il nesso tra crisi sanitarie e ambientali, su cui ha posto l’accento, in particolare, il rapporto presentato al Vertice da uno High Level Scientific Panel istituito dalla Commissione europea e dall’Italia, è diventato sempre più evidente. Tuttavia, proprio in materia ambientale continua ad ampliarsi il divario tra gli impegni sottoscritti e le azioni concrete. La prospettiva di un’accelerazione delle iniziative per il raggiungimento degli obiettivi ambientali sarà concretamente verificata alla Conferenza Cop-26 di Glasgow (1-12 novembre), co-presieduta dal Regno Unito e dall’Italia.

Verso una riforma del sistema?
L’High Level Scientific Panel ha anche rimarcato la necessità, nel suo rapporto, di un’informazione precoce ed affidabile sulle pandemie nelle loro fasi iniziali. Si pone, più in generale, il problema di creare nuovi meccanismi che assicurano non solo lo scambio dei dati – anche attraverso la creazione di apposite banche dati – ma anche una costante vigilanza sulle condizioni sanitarie nei vari Paesi e regioni.

Il Vertice di Roma si è limitato ad esprimere un generico sostegno al riesame in corso dei meccanismi e dell’assetto istituzionale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e di altri organismi. Il recente rapporto di un gruppo di lavoro indipendente (Independent Panel for Pandemic Preparedness and Response) creato dall’Oms ha avanzato una serie di proposte molte innovative che mirano alla creazione di un nuovo sistema globale di vigilanza ed allerta contro le pandemie. Prevede, fra l’altro, di attribuire all’Oms il potere di indagare e riferire in tempi rapidi sulle potenziali epidemie, la creazione di un Consiglio globale sulle minacce sanitarie (Global Health Threats Council) sul modello del Consiglio di sicurezza dell’Onu, e una Convenzione quadro (Framework Convention) che fissi nuovi obblighi e norme per la promozione della salute globale.

Non si sa se quando tali proposte potranno diventare oggetto di negoziato, ma è certo che susciteranno forti resistenze perché implicano un potenziamento dei poteri sovranazionali. Tuttavia, una delle lezioni della pandemia è che anche in materia sanitaria il sistema di cooperazione multilaterale a livello globale fa acqua da tutte le parti e solo nuovi meccanismi istituzionali potranno consentire di colmare le falle che si sono aperte ed evitare che se ne aprano delle nuove.

Foto di copertina ANSA/ CHIGI PALACE PRESS OFFICE/ FILIPPO ATTILI