Africa, Europa e vaccini: nessuno è al sicuro finché tutti non sono al sicuro
Dopo anni di grande crisi e di sfiducia verso le istituzioni multilaterali, la pandemia ha evidenziato l’importanza di ri-accendere la cooperazione internazionale. Un recente studio dello European Think Tanks Group (Ettg) ha analizzato come l’Unione europea può rafforzare il multilateralismo, individuando 10 policy recommendations per realizzare una nuova partnership fra eguali con l’Africa su vari temi come la riforma delle Nazioni Unite, il clima e la salute.
Le politiche protezioniste e nazionaliste hanno fallito miseramente nel contrastare la diffusione del virus. Rafforzare la cooperazione multilaterale sulla salute è quindi essenziale non solo per soddisfare la domanda senza precedenti di vaccini, ma anche per rinsaldare e ri-accendere la cooperazione globale. Una partnership solida con i Paesi africani è cruciale per contrastare le sfide presenti, come la distribuzione equa dei vaccini e la gestione della malattie endemiche, ma soprattutto per prepararsi a quelle future, investendo in trasferimento di tecnologie e nella realizzazione di una capacità bio-manifatturiera africana.
La cooperazione tra Ue e Africa è particolarmente essenziale per riformare l’attuale architettura globale sanitaria, inclusa l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e per dare piena attuazione all’approccio One Health, che sottolinea la connessione tra salute degli umani, degli animali e dell’ambiente.
Covax e le fragilità africane
I Paesi africani hanno dato prova di grande solidarietà nell’identificare un approccio comune per contrastare la diffusione del virus. Ad esempio l’Africa Centre for Disease Control and Prevention è stato importante per coordinare la risposta africana alla pandemia, costituendo un Covid-19 response fund e lanciando l’Africa Medical Supplies Platform volta ad assicurare la distribuzione di milioni di dosi di vaccino per il continente. In questo contesto, l’Ue è stata uno dei primi e più importanti sostenitori del meccanismo Covax, un’iniziativa globale lanciata con lo scopo di ridurre i rischi per i produttori farmaceutici e garantire un accesso sicuro ai vaccini per i Paesi partecipanti, in particolare in Africa.
L’Ue si è anche impegnata nel garantire importanti risorse attraverso la Banca europea per gli investimenti e la Commissione europea per avviare l’Access to Covid-19 Tools Accelerator (ACT-A), creato per contrastare la fase più acuta del Covid-19, fornendo test, medicine e vaccini ai Paesi in difficoltà. Sebbene Covax e ACT-A abbiano già raggiunto l’importante risultato di favorire l’inizio della campagna vaccinale in molti Paesi africani, il numero di dosi previste per l’Africa non è nemmeno lontanamente sufficiente a garantire il raggiungimento dell’immunità di gregge per il Continente nei prossimi mesi.
Secondo i piani attuali, entro la fine del 2021 solo il 20% degli africani dovrebbe essere immunizzato contro il Covid-19. In questo contesto, il mix tra i problemi nelle forniture da parte delle case farmaceutiche, uniti agli acquisti bilaterali dei Paesi più ricchi, europei inclusi, rischiano di ridurre ulteriormente le capacità di Covax di raggiungere i risultati previsti.
La riforma dell’Oms e lo sviluppo di una capacità bio-manifatturiera africana
I Paesi africani attualmente sono in grado di produrre solo l’1% dei vaccini sul loro continente ed è quindi fondamentale investire risorse per preparare le strutture pubbliche africane a rispondere a crisi sanitarie presenti (pensiamo alla gestione di fenomeni endemici come la malaria, l’Aids o la tubercolosi) e future. Occorre investire in trasferimento tecnologico per sviluppare capacità bio-manifatturiere in Africa e per farlo l’Ue dovrebbe costruire un consenso condiviso a livello di organizzazioni internazionali come il World Trade Organization (Wto) per sospendere i brevetti e i diritti di proprietà intellettuale sui vaccini contro il Covid-19 e trasformarli in un bene pubblico globale.
Sviluppare una capacità bio-manifatturiera africana è il modo migliore per “aiutarli a casa loro”, riducendo le distanze tra produttori e fruitori, e di conseguenza anche i costi di trasporto, oltre che generare nuove opportunità di lavoro. Inoltre, l’Ue e l’Africa dovrebbero lavorare insieme per riformare l’Oms e aumentare le capacità di monitorare, gestire e comunicare future crisi sanitarie, stimolando le attività di ricerca e sviluppo per identificare patogeni futuri, soprattutto di origine zoonotica. L’Ue e l’Unione Africana hanno già co-promosso una risoluzione della World Health Assembly nel maggio 2020 in questo senso, affermando l’importanza della solidarietà e della cooperazione multilaterale come risposta alla pandemia, dando priorità all’accesso globale a vaccini e test a costi accessibili.
La presidenza italiana del G20: la salute come bene pubblico globale
La presidenza italiana del G20 deve giocare un ruolo chiave in questi processi, riscattando il fallimento di alcune recenti iniziative lanciate a livello di G7 per coordinare la ri-allocazione delle dosi di vaccino ai Paesi meno sviluppati. La presidenza italiana deve supportare i progetti e le iniziative volte non solo ad espandere le capacità bio-manifatturiere africane, ma anche per promuovere un approccio One Health, che sarà una delle priorità del prossimo Global Health Summit del 21 maggio ed è cruciale per sviluppare le capacità adeguate per pianificare e gestire le pandemie future. L’Ue può e deve imparare molto dall’esperienza africana nella gestione delle zoonosi e deve iniziare a guardare alla cooperazione multilaterale sulla salute come un’opportunità senza precedenti per rafforzare le sue politiche di cooperazione allo sviluppo, riconoscendo l’accesso alla salute come un bene pubblico globale.
Promuovere una cooperazione multilaterale efficace sui temi della salute che vada oltre la distribuzione dei vaccini rappresenta un’opportunità storica per l’Ue per rinsaldare i suoi rapporti con l’Africa e ricostruire la fiducia duramente colpita dalla decisione last minute di rinviare a data da destinarsi il summit Ue-Unione africana. La cooperazione multilaterale sulla salute è essenziale per guardare all’aiuto pubblico allo sviluppo non come beneficienza o addirittura come un costo, ma come strumento per aumentare la credibilità e il peso dell’Unione come attore di sviluppo sostenibile chiave per il continente e promuovere una partnership tra eguali che non lasci nessuno indietro.
Foto di copertina EPA/Bienvenido Velasco