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Riforma dell’Onu e futuro del multilateralismo. Parlano Ferdinando Nelli Feroci, Nicoletta Pirozzi ed Ettore Greco

25 Set 2020 - Ferdinando Nelli Feroci, Nicoletta Pirozzi, Ettore Greco - Ferdinando Nelli Feroci, Nicoletta Pirozzi, Ettore Greco

In occasione della conferenza internazionale ““Uniti per un multilateralismo nuovo, equo e inclusivo” organizzata dalla FEPS, è stato presentato e discusso un paper realizzato da un team di ricerca dello IAI sulla riforma dell’ONU e il futuro del multilateralismo. In questo podcast Ferdinando Nelli Feroci (Presidente dello IAI), Nicoletta Pirozzi (Responsabile delle relazioni istituzionali e del programma “Ue, politica e istituzioni”) ed Ettore Greco (Vicepresidente vicario. Responsabile programmi “Multilateralismo” e “Politica estera dell’Italia”).


LEGGI QUI IL PAPER IAI-FEPS

FERDINANDO NELLI FEROCI
“In occasione del 75° anniversario della fondazione delle Nazioni Unite, e su richiesta delle Feps (Fondation for European Progressive Studies), lo IAI ha elaborato un rapporto sul tema della crisi del multilateralismo, che contiene anche alcune prescrizioni (indicazioni) per realizzare l’obiettivo di un nuovo multilateralismo: un multilateralismo per il 21° secolo, più efficace e più inclusivo. Siamo partiti, nella nostra analisi, dalla constatazione condivisa da molti osservatori che in questa fase storica il multilateralismo che avevamo conosciuto, quello caratterizzato da regole di funzionamento del sistema internazionale condivise, da istituzioni internazionali ugualmente riconosciute come legittime, ed incaricate di far rispettare queste regole, era entrato in crisi ormai. All’origine, tra le cause di questa crisi, c’è sicuramente una crisi più generale della globalizzazione. Ma c’è anche l’affermarsi di tendenze nazionaliste, autocratiche presso numerosi Paesi, a partire dagli Stati Uniti dopo l’affermazione di Trump alle presidenziali del 2016. In contemporanea abbiamo una crisi di legittimità e crescenti critiche che si appuntavano sul funzionamento delle istituzioni internazionali.

In un contesto di un multilateralismo già indebolito, già affaticato, è intervenuto il Covid-19, un’emergenza triplice, che ha avuto un impatto anche sul funzionamento del sistema delle relazioni internazionali, e su numerosi aspetti che, a loro volta, sono in grado di condizionare i rapporti fra Stati, e fra Stati e istituzioni multilaterali e internazionali. Il Covid-19 ha provocato perlomeno una triplice emergenza: un’emergenza sanitaria, un’emergenza economica e un’emergenza sociale.

L’emergenza sanitaria ha messo a dura prova non solo le capacità degli Stati e dei governi nazionali, ma anche la capacità delle istituzioni internazionali di essere un caposaldo di una risposta collettiva efficace. Abbiamo visto in difficoltà l’Organizzazione Mondiale della Sanità, abbiamo visto in difficoltà anche organizzazioni regionali, almeno nella prima fase della pandemia. Da qui la necessità di rafforzare le capacità delle istituzioni internazionali, per il futuro, di fronteggiare crisi epidemiche di questo tipo, elaborare terapie efficaci sulla base di una maggiore collaborazione internazionale, e se possibile anche si sviluppare tempestivamente un vaccino che sia in grado di evitare il ripetersi di una situazione di gravità simile a quella che abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo.

Il Covid-19 ha provocato, e sta tuttora provocando, un’emergenza economica drammatica, di maggiore o minore intensità a seconda dei paesi, ma che comunque colpisce tutto il mondo. Il Covid sta provocando, come conseguenza del lockdown e delle misure del distanziamento sociale, un impatto profondo sulla crescita. Ha provocato una decrescita drammatica delle economie dei Paesi del mondo, che a sua volta sta provocando conseguenze molto importanti di natura sociale, sull’occupazione, sull’aumento delle disuguaglianze e sulle difficoltà di recuperare posti di lavoro persi come conseguenza delle misure di distanziamento sociale.

Infine, il Covid ha provocato una crisi sociale che colpisce ugualmente in maniera, sia pure diversificata, un po’ tutti i Paesi del mondo. La crisi economica ha un impatto molto significativo sulla dimensione sociale: sono aumentati in maniera drammatica i livelli di disoccupazione, stanno aumentando le differenze nella distribuzione di reddito, e ancora non siamo in grado di calcolare l’impatto del Covid sulla gestione dei flussi migratori. Sulla base di un’analisi di questo tipo, abbiamo cercato ti elaborare un’analisi differenziata, sulla base di policy area, e per ognuna di esse abbiamo elaborato anche una serie di possibili raccomandazioni, di misure destinate a rafforzare il sistema delle Nazioni Unite, affinché possa tornare a essere un fulcro di un multilateralismo più efficace e più inclusivo per il prossimo secolo”.

NICOLETTA PIROZZI
“Le Nazioni Unite sono state oggetto di critiche pesanti che hanno a che fare con la loro incapacità di riformare il Consiglio di Sicurezza; di rispondere in maniera tempestiva alle crisi, con mancanza di legittimità, ma anche con dispendio di risorse con una burocrazia molto pesante. Di recente, queste critiche sono arrivate anche da coloro che erano stati difensori del sistema e del ruolo delle Nazioni Unite, tra cui gli Usa. Allo stesso tempo alcuni nuovi attori si sono dimostrati in grado di rispondere in maniera più tempestiva ed efficace alle molte sfide del presente. Tra questi, le organizzazioni regionali e sub regionali, o almeno alcune di esse, la società civile e il settore privato. Questo ha spinto a ripensare un modello di multilateralismo basato soltanto sui governi nazionali. Ci sono stati vari tentativi di riforma delle Nazioni Unite, a partire al Word Summit del 2005, e dal rapporto dell’allora Segretario generale Kofi Annan.

Di recente il nuovo segretario delle Nazioni Unite, António Guterres, ha lanciato un’imponente opera di riforma, a partire dal 2017, che ha come pilastri il sistema di sviluppo delle Nazioni Unite, la gestione della macchina organizzativa, e il pilastro pace e sicurezza. L’obiettivo è quello di equipaggiare le Nazioni Unite per renderle in grado di mettere in campo nuovi strumenti e nuove procedure per il nuovo multilateralismo, che sia in grado di affrontare le sfide alla sicurezza e gli squilibri globali, ma soprattutto di migliorare le vite dei cittadini. Alcune delle riforme necessarie per le Nazioni Unite, tra cui quella relativa alla composizione e al metodo di lavoro del Consiglio di Sicurezza, dovrebbero essere oggetto di una riforma della carta delle Nazioni Unite sulla base dell’articolo 108, che però prevede il raggiungimento di una maggioranza difficile dei 2/3 dell’Assemblea Generale, inclusi i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, che hanno poco interesse nel cambiare la situazione.

Tuttavia, una serie di riforme possono essere portate avanti anche senza una riforma della carta, e possono aiutare a migliorare il funzionamento delle Nazioni Unite. Per quanto riguarda queste riforme, andrebbe data priorità alla revisione del mandato di alcune agenzie specializzate delle Nazioni Unite, come ad esempio l’Organizzazione Mondiale per la Sanità o l’Organizzazione Internazionale del Lavoro. In altri casi, bisognerebbe riformare il metodo di lavoro di queste agenzie, e il coordinamento con altre istituzioni rilavanti, come nel caso delle migrazioni, tra l’Organizzazione Internazionale per le migrazioni da una parte, e l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati dall’altro. Inoltre, sarebbe necessario uscire dall’attuale visione Stato-centrica dell’assetto multilaterale, e passare a una visione nuova, a un paradigma funzionale del multilateralismo. Questo significa creare delle reti di attori, che sono interessate a realizzare degli obiettivi specifici in diversi settori di policy. Ciò imporrebbe un coordinamento molto forte da parte delle Nazioni Unite, ad esempio tramite piattaforme che riuniscano il segretario generale, ma anche il presidente dell’Assemblea Generale e i direttori generali delle agenzie Onu rilevanti, insieme a tutti gli attori internazionali coinvolti, dal settore privato alla società civile, fino alle organizzazioni regionali. È importanti, infine, rendere le Nazioni Unite più rappresentative, e più legittime per i cittadini. Questo significa coinvolgere i cittadini nel processo decisionale, sia direttamente sia attraverso forme di rappresentanza più avanzate.

Se il sogno di un’Assemblea parlamentare delle Nazioni Unite è ancora lontano, quello che si potrebbe fare nell’immediato è creare un’Assemblea interparlamentare che riunisca rappresentanti dei parlamenti nazionali, ma anche le assemblee parlamentari delle organizzazioni regionali, come il Parlamento europeo o il Parlamento panafricano. In aggiunta si potrebbe istituire un’iniziativa mondiale dei cittadini, sul modello dell’iniziativa europea dei cittadini, che permetta a un certo numero di cittadini degli Stati membri delle Nazioni Unite di presentare delle proposte all’Assemblea Generale. Questa potrebbe essere coordinata da un comitato organizzativo rappresentativo a livello geografico, e facilitata da piattaforme digitali. Infine, occorrerebbe regionalizzare di più l’Assemblea Generale e il Consiglio di Sicurezza per dare maggiore riconoscimento al ruolo fondamentale che le organizzazioni regionali svolgono nella governance globale e nel sistema Onu. Nel Consiglio di Sicurezza questo potrebbe essere fatto attraverso l’istituzione di criteri più stringenti per l’elezione dei membri non permanenti, in rappresentanza dei diversi gruppi regionali, e al contempo, uniformare i gruppi regionali con le organizzazioni regionali esistenti, come l’Unione europea, attualmente divisa in ben tre gruppi regionali, per l’elezione dei membri del Consiglio di Sicurezza. Inoltre, si dovrebbe dare più spazio alla voce di queste organizzazioni, ad esempio invitando più spesso rappresentanti dell’Unione europea, dell’Unione africana e di altre organizzazioni, a intervenire in Consiglio di Sicurezza, nei vari dibattiti e deliberazioni.

Come ultimo accorgimento si potrebbe valutare di garantire uno status di osservatore rafforzato a quelle organizzazioni regionali che hanno raggiunto un livello di integrazione superiori, sulla base di quello che è avvenuto in Assemblea Generale per l’Ue. Questo potrebbe essere esteso anche ad altri raggruppamenti regionali. Tutte queste proposte non sono di facile realizzazione, ma potrebbero essere dei passi concreti che non necessitano una riforma della carta per arrivare a un sistema delle Nazioni Unite più rappresentativo, più legittimo e più efficace”.

ETTORE GRECO
“Stiamo assistendo da tempo a un’offensiva che mira di fatto a uno smantellamento della cooperazione multilaterale globale. Nel nostro policy paper, che abbiamo presentato a New York alla vigilia dell’Assemblea Generale dell’Onu di quest’anno, quello che noi proponiamo per fronteggiare quest’offensiva non è la difesa dell’esistente o dello status quo, ma una riforma complessiva del multilateralismo globale. Anche perché ci sono altri fattori, direi, strutturali che hanno indebolito vari regimi della cooperazione multilaterale. Questi regimi e questi accordi multilaterali stanno in realtà vivendo da tempo una crisi di legittimità che non può essere ignorata. Non solo, c’è anche la necessità di adeguare il sistema multilaterale ai mutati rapporti internazionali, e ovviamente anche alle nuove sfide globali, a partire da quella sanitaria che stiamo ancora vivendo. I nostri suggerimenti e proposte, vanno nella direzione di questa riforma complessiva del multilateralismo globale e in particolare del modus operandi dell’Onu e anche delle sue istituzioni.

L’obiettivo in generale è quello di rendere l’Onu non solo più efficiente, ma anche più coerente nel perseguimento dei suoi obiettivi e nella conduzione delle sue politiche, e nella misura del possibile, più trasparente e democratico. Ad esempio, proponiamo di dotare l’Organizzazione Mondiale della Sanità di meccanismi capaci di controllare il rispetto delle regole sanitarie internazionali, o per esempio di consentire alle organizzazioni finanziarie, in particolare alle banche di sviluppo, di fare in modo che i piani di rilancio economici post-Covid rispettino i parametri ambientali, in generale gli obiettivi dell’Agenda 20-30 sullo sviluppo sostenibile. Poi naturalmente c’è anche il fondamentale capitolo dei diritti umani, e qui proponiamo un controllo rafforzato del rispetto dei diritti umani da parte di organi che noi riteniamo debbano essere indipendenti. In campo energetico suggeriamo la creazione di un agenzia globale dell’energia, partendo dalle esperienze istituzionali già in atto. Abbiamo trattato diffusamente nel paper dei temi della digitalizzazione e pensiamo che anche in questo settore l’Onu possa fare molto per promuovere una gestione condivisa dei dati digitali, fissando degli standard globali. Questi sono soltanto alcuni dei punti che avanziamo nel paper.

Noi pensiamo che l’Unione europea, in particolare, possa fare molto per promuovere questa agenda di riforme, innanzitutto cominciando a garantire che gli obiettivi dell’Onu e delle altre organizzazioni internazionali siano pienamente attuati all’interno dei Paesi membri, ma anche facendo leva sulla sua forza economica, e dove è necessario, creando nuove alleanze e coalizioni come in parte l’Unione sta già facendo in alcuni ambiti”.