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Osservatorio IAI/ISPI

Le opportunità per l’azione climatica e i risvolti di politica estera 

7 Mag 2021 - Giulia Sarno - Giulia Sarno

Il 21 aprile scorso, il Parlamento europeo e gli Stati membri hanno raggiunto un accordo per trasformare in obiettivo giuridicamente vincolante l’impegno politico fissato nel Green Deal di ridurre le emissioni climalteranti del 55% entro il 2030 e di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050

L’obiettivo dell’Ue di diventare il primo continente climaticamente neutro avanza con passi concreti, come affermato da Ursula von der Leyen durante il Global Leaders Summit convocato a fine aprile dal presidente Joe Biden. La recente approvazione di importanti norme come quelle su tassonomia e finanza sostenibile, gli accordi sulla prima legge europea sul clima e l’attesa definizione del pacchetto di misure “Fit for 55%” per centrare l’obiettivo al 2030, sono solo alcuni dei passaggi del percorso dell’Ue verso la sostenibilità climatica

Anche la Conferenza sul Futuro dell’Europa, l’iniziativa nata per discutere del futuro del continente promuovendo un processo di riforma dal basso che ponga al centro del dibattito la voce dei cittadini, ha indicato il cambiamento climatico tra i propri temi principali. L’azione climatica europea e il processo di riforma lanciato dalla Conferenza potranno rafforzarsi a vicenda. Infatti, da un lato, la Conferenza rappresenta un’importante possibilità per identificare nella sostenibilità energetica e ambientale il tratto distintivo dell’Europa del futuro. Dall’altro lato, le politiche per il clima possono supportare il processo di riforma lanciato dalla Conferenza in vari modi. 

Partecipazione democratica
L’azione climatica è il principale strumento per assicurare il continente europeo contro le gravi minacce poste dei cambiamenti climatici. Questo dossier rappresenta dunque un elemento fondamentale per garantire prosperità, sicurezza e libertà all’Europa del futuro.

 Le politiche climatiche ed energetiche costituiscono anche un modello avanzato in termini di processi partecipativi e di trasparenza, elementi centrali per la Conferenza. Per esempio, la Convenzione di Aarhus garantisce a livello internazionale la partecipazione dei cittadini nei processi decisionali in materia ambientale, mentre la governance dell’Unione dell’energia e dell’azione per il clima richiede agli Stati membri di stabilire un meccanismo di dialogo permanente con i cittadini. Inoltre, il nuovo European Climate Pact è interamente dedicato al coinvolgimento dei cittadini nell’azione per il clima e l’ambiente. Le politiche climatiche rappresentano dunque un esempio virtuoso di partecipazione dal basso e trasparenza che potrà essere applicato ai più ampi processi di riforma inaugurati dalla Conferenza.

L’enfasi posta sulla partecipazione democratica è strettamente legata al concetto di transizione socialmente giusta, caratteristica fondamentale della strategia climatica europea, che mira a salvaguardare le categorie più vulnerabili e a garantire una giustizia intergenerazionale. Anche in questo caso, le politiche per il clima possono rappresentare un modello per la riflessione sul futuro dell’Europa, riaffermando la centralità della giustizia sociale nel progetto europeo. Inoltre, al contrario di altri importanti dossier dove appare divisa, le politiche climatiche ed energetiche sono un esempio positivo di coesione all’interno dell’Ue ed hanno dimostrato la capacità dell’Europa di influenzare l’agenda internazionale quando parla con una sola voce.

In definitiva, l’azione climatica dovrebbe essere posta al centro della Conferenza al fine di promuovere come caratteristiche fondanti del futuro dell’Europa la neutralità climatica, la resilienza al cambiamento climatico, un modello di decision-making partecipativo volto alla giustizia sociale ed il rafforzamento della leadership europea sulla scena internazionale. 

Nuove strategie di politica estera
Le politiche per il clima, e in particolare la transizione energetica, avranno importanti implicazioni in materia di politica estera che diventeranno sempre più rilevanti all’avvicinarsi del 2030 e oltre. Il cambiamento più significativo sarà associato alla nuova definizione di sicurezza energetica conseguente al crescente utilizzo di fonti di energia rinnovabile. 

L’Italia negli ultimi due decenni si è affermata come leader globale nel settore delle rinnovabili, vantando una forte specializzazione in alcune tecnologie. Nel medio e lungo termine, un’adozione più ampia delle energie rinnovabili ridurrà la dipendenza italiana dai produttori di combustibili fossili, in particolare dalle regioni ex sovietica, del Medioriente e nordafricana (Mena) che attualmente dominano le importazioni italiane. Questo modificherà la posizione geopolitica italiana che è stata sino ad ora significativamente influenzata dalla necessità di assicurare l’accesso a petrolio e gas, attraverso il mantenimento di solide relazioni con i Paesi esportatori e la promozione di stabilità a livello regionale. L’alto livello di dipendenza energetica ha limitato il margine di manovra italiano e ha spesso generato scontri con altre priorità di politica estera. Si pensi in particolare ai rapporti con molti Stati fragili fornitori, caratterizzati in alcuni casi da regimi autoritari con scarsi livelli di democrazia, diritti civili e sostenibilità ambientale, come ad esempio Libia e Iraq.

Nuove strategie di politica estera saranno necessarie per adattarsi alla crescita delle energie rinnovabili. Da una parte, l’aumentare della produzione di energia pulita e la creazione di nuove opportunità di business per l’Italia sposteranno l’attenzione verso regioni quali l’Africa e l’America Latina. Dall’altra, considerata la vulnerabilità dell’Italia al rischio di instabilità nei Paesi produttori di combustibili fossili nelle regioni Mena ed ex sovietica, sarà importante favorire la transizione verso nuovi modelli di sviluppo economico in questi Paesi, anche attraverso lo sviluppo delle rinnovabili. Come approfondito in un recente studio IAI, una delle prospettive più interessanti in questo senso è lo sfruttamento delle risorse rinnovabili del Nord Africa per la produzione di idrogeno a bassa emissione di carbonio, che può costituire un elemento importante sia per la decarbonizzazione in Italia e in Europa sia per lo sviluppo economico dei Paesi produttori.

Leadership italiana
Se l’Italia saprà consolidare ulteriormente il proprio vantaggio comparato nelle rinnovabili, la sua influenza internazionale in termini geopolitici e geo-economici verrà rafforzata. 

L’Italia potrà assumere una posizione di leadership nella transizione energetica europea, in particolare come attore chiave nel contesto mediterraneo, attraverso la creazione di nuove relazioni strategiche con i Paesi della sponda sud e cogliendo le opportunità legate al vasto potenziale delle rinnovabili nell’area mediterranea. 

Questo articolo è stato pubblicato nell’ambito dell’Osservatorio IAI-ISPI sulla politica estera italiana, realizzato anche grazie al sostegno del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Le opinioni espresse dall’autore sono strettamente personali e non riflettono necessariamente quelle dello IAI, dell’ISPI o del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.