IAI
"Every Woman Every Child"

Secondo l’Onu sono donne e bambini i più colpiti dalla pandemia

14 Lug 2021 - Redazione - Redazione

È passato più di un anno ormai dall’inizio della pandemia da Covid-19 che tuttora, con tutte le conseguenze che ne sono derivate, attanaglia il mondo. Gli effetti della crisi sanitaria sono stati costantemente sotto la lente d’ingrandimento delle autorità nel corso del tempo, con lo scopo di poter monitorare gli impatti e le esternalità negative che questa ha comportato.

A livello globale gli effetti sono stati devastanti e le categorie colpite molteplici, tuttavia l’ultimo rapporto dell’Onu in materia, pubblicato nei giorni scorsi, certifica che donne e bambini sono stati i più colpiti. Nel 2020, inoltre, circa un decimo della popolazione mondiale (fino a 800 milioni di persone) ha sofferto di malnutrizione, facendo registrare un significativo peggioramento rispetto all’anno precedente con 100 milioni di persone in più.

L’impatto sulle donne
Durante i periodi di lockdown sono aumentati i casi di violenza sulle donne tra le mura domestiche, con le vittime che in quella situazione hanno avuto maggiori difficoltà nel denunciare e nel rivolgersi ai servizi di aiuto e supporto. L’impatto della pandemia sulle donne è stato molto duro, specialmente nel mondo del lavoro. Con la chiusura delle scuole e i bambini costretti nelle loro case, molte donne, specialmente in paesi con politiche di congedo familiare assenti o limitate, sono state costrette a lasciare il lavoro.

La presidente della Repubblica estone Kersti Kaljulaid, avvocato globale dal segretario generale delle Nazioni Unite, ha dichiarato che “durante questo periodo a soffrire di più sono state le persone più deboli. Anche le donne dei Paesi più sviluppati sono state penalizzate nella società. Hanno bisogno di aiuto” rimarcando la necessità di implementare i “programmi di assistenza scolastica o di assistenza nutrizionale. Ci siamo affrettati a fornire aiuti di sostegno alternativi, ma non dimentichiamoci delle donne e di quei piccoli che già erano in una situazione precaria anche prima della pandemia, ora per loro è un gran passo indietro. Della serie tutto può essere questione di vita o di morte.”

Le conseguenze sui bambini
Proprio la mancanza di occasioni di apprendimento per i bambini dovuta alle interruzioni scolastiche è un altro dei temi approfonditi dall’Onu. In questo momento le scuole primarie e secondarie sono ancora chiuse in 19 paesi, interessando oltre 156 milioni di studenti.

Nella dichiarazione dell’Unicef si legge che le scuole dovrebbero essere le ultime a chiudere e le prime a riaprire. “Nei loro sforzi per limitare la trasmissione, i governi hanno troppo spesso chiuso le scuole e le hanno tenute chiuse per periodi prolungati, anche quando la situazione epidemiologica non lo giustificava. Queste azioni sono state spesso prese come primo ricorso piuttosto che come ultima misura. In molti casi le scuole sono state chiuse mentre bar e ristoranti sono rimasti aperti”.

Perdita di apprendimento, aumento del disagio mentale e sviluppo ridotto delle abilità sociali, sono questioni le cui conseguenze per i bambini si faranno sentire nel loro rendimento scolastico e nell’impegno sociale, nonché sulla loro salute fisica e mentale. I più colpiti poi sono chiaramente i bambini con le risorse maggiormente limitate a causa del contesto che li circonda, non avendo gli strumenti per l’apprendimento a distanza.

Nel documento si legge inoltre che “La riapertura delle scuole non può aspettare che tutti gli insegnanti e gli studenti vengano vaccinati. Con la carenza globale di vaccini che affligge i paesi a basso e medio reddito, vaccinare i lavoratori in prima linea e quelli più a rischio di malattie gravi e morte rimarrà una priorità. Tutte le scuole dovrebbero fornire l’apprendimento di persona il prima possibile, senza barriere all’accesso”. L’esortazione ai governi per “evitare una catastrofe generazionale” è molto chiara.

A cura di Damiano Mascioni

Foto di copertina UN Photo/Eskinder Debebe