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Africa sempre più al centro

Missioni internazionali dell’Italia: poche novità, molte conferme

4 Ago 2021 - Ottavia Credi, Alessandro Marrone - Ottavia Credi, Alessandro Marrone

Il decreto missioni presentato dal governo Draghi è stato approvato dalla Camera a larghissima maggioranza e attende ora la calendarizzazione in Senato.

Le missioni internazionali costituiscono un elemento fondamentale della politica estera e di difesa italiana: da un lato, permettono attività di cooperazione mirate al raggiungimento o ripristino di pace e stabilità in aree in cui Roma detiene un interesse strategico; dall’altro, garantiscono un canale di comunicazione, dialogo e rapporti diplomatici con Paesi terzi, inclusi alleati e partner nel quadro Nato e Ue.

Il Decreto prevede un totale di 40 missioni in tre continenti: 38 erano già in corso nel 2020, mentre due saranno inaugurate quest’anno. Il personale militare dispiegato all’estero non potrà superare le 9.449 unità, un tetto del 26% superiore a quello del 2020 nonostante la fine della missione Nato in Afghanistan.

Tra le attività confermate per l’anno 2021 figurano quelle nell’area balcanica, con l’Operazione Kosovo Kfor – attualmente a guida italiana, sotto il comando del Generale di Divisione Franco Federici – nel contesto della missione NATO Joint Enterprise, e altri 8 diversi dispositivi multi-area in Europa, tra cui l’Operazione Mare Sicuro nel Mar Mediterraneo.

Le novità
La prima novità importante è invece l’operazione di sicurezza marittima nello Stretto di Hormuz, che collega il Golfo di Oman al Golfo Persico. La missione rientra nella più ampia iniziativa politico-militare Emasoh, a guida francese, che attualmente riunisce otto Paesi europei. Il contributo italiano sarà limitato al dispiegamento di un dispositivo aeronavale per lo svolgimento di attività di presenza, sorveglianza e sicurezza nell’area interessata. Si tratta di un teatro a rischio escalation tra Iran e Arabia Saudita, dove gli europei stanno gradualmente assumendo un profilo più che simbolico, il quale richiederà una strategia attenta.

La seconda attività che costituisce un elemento di novità avrà invece luogo in Somalia, dove Roma prenderà parte alla missione Onu Unsom mirata al supporto delle istituzioni locali per l’istituzione di pace e stabilità. Questo nuovo impegno andrà ad incrementare la già consistente presenza italiana nell’area, dove sono in corso da oltre un decennio le missioni europee Eunavfor Atlanta, Eutm Somalia – attualmente sotto la guida del Generale di Brigata Fabiano Zinzone – e Eucap Somalia.

Prosegue l’impegno in Medio Oriente…
Roma mantiene una presenza costante in Medio Oriente
, con 9 missioni in corso, e dal 2022 assumerà nuove responsabilità. In Iraq, l’Italia continuerà a supportare le istituzioni di sicurezza locali, sia nell’ambito della Coalizione internazionale per il contrasto al sedicente Stato Islamico dell’Iraq e della Siria (Isis), che nel contesto della ben più ridotta Euam Iraq. A partire da maggio 2022, Roma prenderà anche la guida della Nato Mission Iraq, mirata non solo all’addestramento e assistenza delle autorità locali nella lotta all’Isis, ma anche al rafforzamento del controllo dei confini nazionali e al ripristino della sovranità statale.

In Libano, l’azione italiana prosegue anche dopo la conclusione dell’Emergenza Cedri, con il confermato rinnovo dell’Operazione Leonte – inserita nel più ampio contesto della missione Onu Unifil, ora guidata dal Generale di Divisione Stefano Del Col – che vede Roma impegnata anche in attività di ricognizione nelle coste libanesi.

…e soprattutto in Africa (tra luci e ombre)
Come l’anno scorso, l’Africa si conferma il continente in cui l’Italia è maggiormente coinvolta, con 17 missioni in corso. Tra le attività più rilevanti in termini di stanziamento di unità e risorse economiche figurano la Task Force Takuba, per il contrasto della minaccia terroristica nella regione del Sahel, e l’impiego di un dispositivo aeronavale nazionale nel Golfo di Guinea per il monitoraggio dell’area.

Particolare attenzione, nel contesto del dibattito sul rinnovo delle missioni, è stata dedicata all’operazione che prevede un supporto italiano alle istituzioni libiche preposte al controllo dei confini marittimi, rispetto al quale si verificano sistematiche violazioni di diritti umani, abusi e violenze. Negli ultimi quattro anni, Roma ha investito ingenti risorse nell’equipaggiamento, addestramento e supporto tecnico alle autorità di Tripoli, anche tramite l’invio di decine di militari – oltre ad una nave officina – nella base libica di Abu Sitta, nel quadro di un approccio più ampio ma non sempre ottimale al ginepraio libico.

L’approccio al Mediterraneo allargato
Con il rinnovo delle operazioni già in atto e l’inaugurazione di quelle in Somalia e Medio Oriente, l’Italia intende assicurare, e se possibile, potenziare la propria presenza militare e politica in alcune delle aree che il Governo considera di maggiore rilievo strategico per il Paese. Aree comprese, nella visione italiana, nella regione del “Mediterraneo allargato” cui fa esplicito riferimento la delibera del Consiglio dei ministri sulle missioni. Si tratta di una regione verso cui l’alleato statunitense sta dimostrando sempre meno interesse, spostando la propria attenzione verso l’Indo-Pacifico, e ponendo quindi per Roma la necessità di ripensare il proprio approccio.

Nel contesto delle missioni internazionali è importante che, anche negli anni a venire, l’Italia si dimostri in grado di basare le propri decisioni su almeno tre fattori fondamentali: l’interesse nazionale, il rispetto e la tutela delle popolazioni locali, e una adeguata impostazione della missione rispetto alle minacce e ai rischi che incontrerà nei teatri operativi.

Foto di copertina GIUSEPPE LAMI