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Continuano le trattative

La Germania che verrà: Semaforo o Giamaica? Parla Galetti (Kas)

6 Ott 2021 - Caterina Maggi - Caterina Maggi

In Germania il clima è ancora da “supplenza” mentre proseguono le trattative per la formazione di un nuovo governo. Da una parte la tenuta dei partiti tradizionali è stata confermata, lasciando intendere che ancora il quadro politico tedesco è lontano da rivoluzioni copernicane: alla guida della coalizione, comunque vada, andranno o l’Spd di Olaf Scholz o la Cdu/Csu di Armin Laschet.

Dall’altra parte sono i temi al centro della discussione ad essere cambiati: la crisi climatica in primo luogo, ma anche il ruolo della Germania in politica estera, soprattutto dopo il ritiro dall’Afghanistan, hanno indirizzato il voto dei giovani tedeschi (e hanno premiato partiti come i verdi e i liberali della Fdp, che nonostante terzo e quarto posto, rispettivamente, sono gli interlocutori irrinunciabili per chiunque voglia formare il governo della Germania orfana di Angela Merkel.

Mentre Olaf Scholz sembra avere le carte migliori da giocare nella partita della formazione della coalizione, Laschet sembra ancora in alto mare, bersagliato di critiche anche in casa propria per una campagna elettorale fallimentare e piena di scivoloni che ha portato i cristiano-democratici al risultato peggiore del dopoguerra. Ma non è ancora detto che il partito della cancelliera Merkerl sia destinato a un ruolo da comparsa. La coalizione “Semaforo” (Spd-liberali-verdi) è già una realtà consolidata, quasi scontata, o ci sono ancora margini per una coalizione “Giamaica” (Cdu-liberali-verdi)?

In occasione della conferenza organizzata dall’Istituto Affari Internazionali “La Germania ha votato. Quali conseguenze per il Paese e per l’Europa?” abbiamo abbiamo chiesto a Nino Galetti, direttore dell’ufficio italiano della Konrad Adenauer Stiftung, di darci il suo parere su questi nodi cardine delle prossime settimane tedesche e della Germania che verrà.

A seguito del risultato elettorale si parla molto del modello “Semaforo”. Che margini ci sono per questa coalizione e che tempi? 

Penso che questo processo sia aperto e non abbiamo ancora una soluzione. Certo i partiti dei Liberali e dei Verdi governeranno nei prossimi quattro anni, ma non è chiaro se lo faranno con la Cdu/Csu o con Spd. Questa è la domanda di questi dialoghi per la coalizione che si faranno nelle prossime settimane. Ma la questione rimane aperta.

Nino Galetti è direttore dell’ufficio italiano della Konrad Adenauer Stiftung

Un tema assente, perlomeno fino alle ultime settimane, è stata la politica estera. Con l’ingresso dei verdi al governo è possibile che si formi un esecutivo più assertivo? 

Io non credo che cambierà molto nella politica estera tedesca, perché tutti i partiti sono più o meno sulla stessa linea per quanto concerne la politica estera. Quindi non penso. Probabilmente si manterrà sempre su un asse atlantico.

La transizione ecologica è stata cavallo di battaglia dei partiti che hanno ricevuto più voti dai giovani. Sarà uno dei pilastri della discussione? 

Certo, questo è un oggetto dei prossimi accordi. Sappiamo che oltre il 60% dei cittadini in Germania trova che questo tema sia molto importante.

Per quanto riguarda cosa uscirà da quei colloqui, al di là di tutto, quale sarà la “nuova Germania” in Europa? 

La nuova Germania non c’è, perché è la stessa Germania. Non cambierà molto perché Spd, e Olaf Scholz in particolare, ha già governato negli ultimi otto anni. Allora se l’Spd governerà non cambia granché, e lo stesso dicasi se al governo andrà invece la Cdu. A governare saranno sempre gli stessi due partiti, socialdemocratici o cristiano-democratici.

Quindi il voto dei giovani in questo caso ha avuto un peso marginale? 

Certo che no, perché gli accenti sono differenti. Abbiamo parlato dei partiti, vediamo che non ce ne sono di nuovi e sono i partiti che hanno già governato con la Spd e la Cdu/Csu. Un altro conto sono i programmi.

Nella foto di copertina EPA/FILIP SINGER un momento della conferenza stampa dopo l’incontro tra i leader di Cdu/Csu e Verdi