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Osservatorio IAI-ISPI

La politica commerciale dell’Ue in cerca di autonomia strategica

21 Ott 2021 - Fabrizio Botti - Fabrizio Botti

Un confronto tra i leader europei sull’indirizzo strategico della politica commerciale dell’Unione europea (Ue) è all’ordine del giorno del Consiglio europeo del 21 e 22 ottobre. Negli ultimi mesi la politica commerciale continentale è stata oggetto di una profonda e controversa revisione da parte dalla Commissione europea nella nuova cornice del modello di autonomia strategica aperta con l’obiettivo, da un lato, di rafforzare l’apertura dell’Ue e la governance globale del commercio e, dall’altro, di promuoverne un ruolo più assertivo nella difesa dei valori e degli interessi continentali.

Il consolidamento di una posizione comune a livello europeo è inoltre quanto mai necessaria in vista del Summit di Roma della Presidenza italiana del G20 (30-31 ottobre) e dell’attesa 12° Conferenza ministeriale dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto, 30 novembre-3 dicembre), dove il ruolo del commercio nella promozione della salute globale e il rilancio dei negoziati per la riforma del Wto saranno centrali.

L’esigenza di rivedere le linee strategiche in ambito commerciale in maniera coerente con il Green Deal e la Digital Strategy Ue è acuita dall’incerto quadro globale caratterizzato da un indebolimento del multilateralismo che trova le proprie radici non solo nelle principali sfide globali poste dalla pandemia di Covid-19 e dall’eterogeneità dei nuovi attori emergenti (la Cina ed il suo modello di capitalismo di Stato), ma anche dalle prospettive di ridimensionamento della posizione economica relativa dell’Europa su scala globale, con l’85% della crescita del Prodotto interno lordo globale che già del 2024 dovrebbe provenire dal resto del mondo.

La strategia di Bruxelles
La Commissione ha così lanciato all’inizio del 2021 una nuova strategia di “politica commerciale dell’Ue aperta, sostenibile ed assertiva” per il prossimo quinquennio, che traduce nel relativo ambito di policy il modello dell’autonomia strategica europea e si fonda su tre assi principali: I) la conferma dell’apertura agli scambi con l’estero come scelta strategica; II) il rafforzamento della sostenibilità e della resilienza delle catene del valore; e III) la politica commerciale a supporto degli interessi geopolitici dell’Ue.

Riguardo al primo punto, è opportuno rilevare come l’Unione continui ad essere uno dei maggiori attori del commercio globale con un totale di 3,1 mila miliardi di dollari di esportazioni e 2,9 mila miliardi di dollari di importazioni di merci e servizi nel 2020, il primo partner commerciale per 77 Paesi nel mondo (la Cina per 66, gli Usa per 31) e la principale destinazione delle esportazioni provenienti dai Paesi a basso reddito, in particolare dall’Africa, con importanti ricadute in termini di sviluppo.

Il commercio inoltre alimenta 35 milioni di posti di lavoro nell’Ue, offrendo salari superiori del 12% rispetto ad occupazioni non legate agli scambi con l’estero, anche grazie ad una politica di apertura testimoniata da un livello medio dei dazi pari al 5,1% (7,6% della Cina e 17,6% dell’India).

Interdipendenza e unilateralismo
Potenzialmente più controverse sono, sul piano sia degli equilibri interni sia delle relazioni esterne, le spinte verso un’indipendenza strategica sul piano produttivo e degli approvvigionamenti lungo le reti produttive internazionali e un atteggiamento assertivo nei confronti delle pratiche commerciali sleali all’interno di un ordine globale multipolare in forte evoluzione, che il secondo ed il terzo asse della nuova politica commerciale Ue richiamano.

Il mancato coordinamento internazionale delle risposte di politica commerciale alla crisi pandemica ha condotto all’adozione disordinata di misure unilaterali di restrizione alle esportazioni con il conseguente razionamento dell’offerta di prodotti medici per la prevenzione e cura del Covid-19. Tale tendenza ha rianimato un dibattito sulla potenziale vulnerabilità agli shock derivante dalla partecipazione a reti produttive internazionali e tende ad incentivare politiche economiche di riconfigurazione delle catene del valore globale o addirittura di reshoring delle attività produttive.

In questo quadro, l’autonomia strategica aperta promossa dalla Commissione richiama esplicitamente strumenti di politica commerciale ed industriale, come ad esempio l’accumulazione strategica di scorte e l’identificazione delle dipendenze negli approvvigionamenti, che rischiano di incoraggiare misure protezionistiche e minare l’interdipendenza internazionale.

La riforma del Wto
Nel contesto dell’attuale crisi del sistema di governance economica internazionale, la Commissione ha rilanciato l’agenda di riforma del Wto, sottolineando l’importanza della partnership transatlantica e il possibile ruolo dell’Amministrazione Biden nell’avanzamento dei negoziati in corso. In quest’ottica, il funzionamento dell’ordine multilaterale fondato sulle regole è considerato una priorità per gli interessi geopolitici dell’Ue.

Allo stesso tempo, le crescenti tensioni internazionali e le nuove sfide globali quali la ripresa economica, i cambiamenti climatici e la trasformazione digitale inducono l’Europa ad attrezzarsi di strumenti nuovi per il rafforzamento del proprio ruolo sullo scenario internazionale. La riduzione dell’eccessiva dipendenza della crescita europea dalla domanda estera e del gap tecnologico con Stati Uniti e Cina nel campo delle tecnologie digitali possono costituire ingredienti prioritari di una strategia di politica economica internazionale orientata all’autonomia strategica.

Il ruolo del Consiglio europeo è centrale nel favorire un processo di convergenza tra posizioni diversificate sul ruolo dell’Ue all’interno di uno scenario globale dominato dal conflitto tra Usa e Cina e soprattutto nel ricercare un equilibrio tra interdipendenza e unilateralismo nella definizione della politica economica europea nel mondo post-pandemico.

Questo articolo è stato pubblicato nell’ambito dell’Osservatorio IAI-ISPI sulla politica estera italiana, realizzato anche grazie al sostegno del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Le opinioni espresse dall’autore sono strettamente personali e non riflettono necessariamente quelle dello IAI, dell’ISPI o del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.