Migranti: il Global Compact dell’Onu conviene all’Italia
Il 19 settembre 2016 l’Assemblea generale dell’Onu ha adottato all’unanimità la Dichiarazione sui migranti e rifugiati, riconoscendo la necessità di un approccio globale alla mobilità umana. A tal fine è stato programmato un ampio percorso di consultazione con le più rilevanti istituzioni pubbliche e private coinvolte, seguìto da negoziati intergovernativi che hanno prodotto la bozza finale del “Global Compact per una migrazione sicura, ordinata e regolare”. In parallelo, con analogo percorso, è stato elaborato il “Global Compact sui rifugiati”. Entrambi i patti saranno adottati dalla comunità internazionale entro il 2018.
Isolarsi significa rimanere isolati
Senza un quadro di riferimento comune è impossibile governare la mobilità umana nelle sue molteplici forme. È una responsabilità che nessun Governo può sottovalutare, in particolare nel continente europeo, già in forte declino demografico di fronte a una crescita di popolazioni giovani in aree a noi molto vicine. Isolarsi significherà rimanere isolati. Sfidare gli altri Stati significa provocare altrettante reazioni. Abiurare a principi condivisi significa non poterli far valere a nostro vantaggio nei contenziosi internazionali.
Giusta quindi è l’esigenza di un quadro di riferimento universale, entro il quale le diverse opzioni politiche possano ritrovarsi nell’adesione ad alcuni principi comuni, che sono sostanzialmente quelli definiti nella Dichiarazione universale dei diritti umani e, per quanto ci riguarda, quelli sanciti dalla nostra Costituzione.
L’Italia non può permettersi chiusure
Un Paese importante nello scenario mondiale come l’Italia non può permettersi chiusure, ma deve favorire, nel proprio interesse, e senza ignorare quelli altrui, alcuni comuni denominatori politici sulla cui base esercitare la propria influenza. Su temi complessi e globali, come quello dei migranti, la sovranità dello Stato si esercita più responsabilmente all’interno di intese internazionali che, proprio perché tali, possono meglio facilitare risposte convenienti, credibili e sostenibili.
Si tende alla chiusura nell’immaginaria convinzione della conseguente salvaguardia dei propri valori, cultura, privilegi, sicurezza. Da un lato erigendo muri e barriere di filo spinato contro presunti invasori, oppure mettendo in atto misure discriminatorie e divisive atte a scartare tipologie indesiderate di esseri umani; dall’altro cercando di stabilire accordi bilaterali con paesi che dovrebbero (perché mai?) mostrarsi compiacenti, disponibili a tradire i propri valori umani, comunitari, i propri cittadini e perfino i propri interessi per favorire le politiche del “prima noi” – italiani, ungheresi, austriaci, cechi e tutti gli altri abitanti nati nella parte fortunata del pianeta -, che sottendono la chiusura all’altro, il fastidio per lo straniero e il diverso, talvolta anche il disprezzo dell’essere umano bisognoso di aiuto.
Eliminare è impossibile, regolare è interesse di tutti
Se i movimenti migratori non possono essere eliminati, possono però essere governati e regolati. È nell’interesse di tutti farlo ed è compito dei governi provvedervi in modo coordinato, con un’impostazione che abbia elementi comuni perché riguarda tutti e richiede il contributo coerente di tutti.
Allo stato attuale del multilateralismo e di certo malinteso sovranismo, non è pensabile definire nuove disposizioni vincolanti, che potrebbero forse essere ancora fissate a livello continentale e regionale sulla base delle realtà esistenti. È però possibile dotarsi di un approccio comune, coerente, che riprenda i principi fondamentali e le convenzioni che la comunità internazionale ha adottato, che rappresentano le fondamenta e la base giuridica della comune convivenza.
Che cos’è e che cosa prevede il Global Compact
Il Global Compact per una migrazione sicura, ordinata e regolare (tre aggettivi che esprimono quanto l’Esecutivo italiano sta cercando di perseguire) riprende tali principi e norme basilari, riproponendoli in modo corrispondente alla realtà migratoria odierna in 10 principi guida e 23 obiettivi per un governo sostenibile dei movimenti migratori.
Il relativo piano di azione, coerente con l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, invita gli Stati ad una maggiore cooperazione e solidarietà ed alla collaborazione con gli attori coinvolti, nel rispetto del principio di sussidiarietà. Si tratta di un documento di mediazione tra posizioni differenti, con indicazioni che nella loro sovranità ed autonomia gli Stati possono utilizzare secondo le proprie opzioni politiche, priorità, valutazioni e possibilità.
Non si tratta infatti di un patto vincolante, ma la sua adozione il prossimo 10 dicembre a Marrakech in Marocco (felice è la coincidenza con i 70 anni della Dichiarazione universale dei diritti umani) può mettere davvero le basi per potere immaginare un governo ordinato, regolare, sicuro della migrazione, togliendola dalle mani di trafficanti e criminali, contenendo i movimenti illegali, dotandosi di regole chiare, precise e giuste, assicurando sicurezza ai cittadini ed agli stessi migranti, garantendo maggiormente il rispetto della dignità e dei diritti della persona umana.
Uno strumento utile all’Italia
Un recente documento dell’associazione di Ong di cooperazione internazionale e aiuto umanitario “Link 2007” ha evidenziato questi aspetti, concludendo che il Patto globale sulle migrazioni conviene all’Italia. In particolare come riferimento per una definizione complessiva, coerente e lungimirante della propria politica migratoria, superando l’approccio emergenziale e settoriale; come strumento per rafforzare le proprie ragioni nelle relazioni e negoziazioni con gli altri Paesi europei; come tramite per facilitare le trattative nella definizione dei necessari accordi bilaterali con i paesi di provenienza e di transito che occorre moltiplicare nel prossimo futuro.
Può infatti fornire ai decisori italiani e a quelli europei lo strumento per superare almeno in parte l’inconciliabilità delle posizioni contrapposte sulla questione dei migranti, indicando quel comune filo conduttore su cui poggiare le priorità e le scelte; rafforzando così anche la richiesta italiana di maggiore cooperazione e solidarietà e di decisioni politiche maggiormente condivise
È indispensabile per mostrare rispetto, credibilità e coerenza nella definizione di accordi bilaterali o regionali con i Paesi di partenza e di transito dei migranti, anche per potere concordare i necessari ritorni. Può inoltre indicare il percorso per definire quella strategia politica complessiva e lungimirante di cui l’Italia ha da tempo bisogno e nella quale inserire coerentemente e senza improvvisazioni i provvedimenti normativi settoriali.
A Marrakech il Governo italiano ha un ruolo da giocare nell’interesse del nostro Paese: non chiudendosi a riccio ma guardando in alto e guardando lontano.