Sanità: la fuga dei medici stranieri dagli ospedali italiani
La fuga dei medici stranieri dagli ospedali in Italia è sempre più marcata: secondo le stime dell’Amsi, l’Associazione Medici di origine straniera in Italia, circa il 25% dei medici stranieri sta tentando di rientrare nel Paese di origine, deluso dalla situazione italiana, a cominciare dagli scarsi livelli retributivi.
Stipendi non adeguati
“Essenzialmente – ha detto il fondatore di Amsi Foad Aodi – circa 70 medici si sono rivolti all’Amsi dal gennaio 2019 segnalando situazioni di lavoro sottopagate. La paga oraria scende perfino a sette euro contro un minimo di 18 da contratto“.
I numeri sono impietosi e fotografano un quadro dove, a fronte di una crescente domanda di personale sanitario specializzato, si fatica a reclutare medici. Basti pensare che alla sola Amsi in un anno sono giunte tremila richieste di medici stranieri da parte delle Regioni italiane, e appena il 25% è stato assunto.
Oltre alla bassa paga oraria, a peggiorare la situazione in corsia è la prevalenza di contratti a tempo determinato, la maggior parte dei casi della durata di pochi mesi. A questo, poi, si aggiunge una burocrazia sempre più frenante.
Le stime per il futuro
Nonostante tutto, la domanda per i prossimi anni non accenna a diminuire: si parla di circa 10mila medici, 70mila infermieri e tremila fisioterapisti di cui ci sarà richiesta nel pubblico come nel privato entro il 2026, stando sempre alle stime a disposizione dell’Amsi.
A guardare la situazione regione per regione si ha la percezione esatta della situazione: soltanto in Emilia Romagna nel 2025 ci sarà bisogno di ottomila medici. Nel Lazio, fra le regioni con più strutture sanitarie pubbliche e private e policlinici universitari, di 15mila. Solo da gennaio 2018 a maggio 2019 dal Lazio sono giunte all’Amsi 400 domande di medici, 300 di infermieri e 150 di fisioterapisti.
Seguono Veneto e Piemonte con diecimila richieste, seguite dalla Lombardia. E, dopo l’Emilia Romagna, si posizionano Puglia, Toscana, Campania, Sicilia, Molise, Abruzzo, Liguria, con richieste dalle ottomila per la prima fino alle tremila dell’ultima. Chiudono la classifica Umbria, Marche, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Basilicata, Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige che vanno dalle tremila alle mille.
A creare una forte domanda di camici bianchi c’è ovviamente l’esercito di medici che si appresta ad andare in pensione: secondo i sindacati dei medici, da oggi al 2025 andranno in pensione 52mila medici. Cosa fare per ristabilire un più giusto equilibrio fra domanda e offerta?
Le proposte dell’Amsi
Aodi ha le idee chiare: “Bisogna creare le condizioni favorevoli nell’ambito lavorativo e della ricerca universitaria, urgono 10mila borse di specializzazione e assunzioni di medici specializzandi”, aggiungendo che “è necessario abbreviare il periodo del riconoscimento dei titoli di studio esteri e consentire ai medici stranieri, i quali hanno esercitato la professione in Italia da più di cinque anni e non possiedono la cittadinanza italiana, di potere sostenere concorsi pubblici”.
La questione dei concorsi pubblici non è del resto affatto secondaria: dati alla mano, sono circa 19mila i medici stranieri presenti in Italia, di cui il 65% non dispone della cittadinanza italiana o di un Paese comunitario. Se poi si guarda ai professionisti della salute presenti in Italia, il numero sale a 80mila.
La qualità delle cure necessita di personale competente che ha bisogno di essere riconosciuto con giusta retribuzione e incentivato da percorsi più agevoli nell’accesso al mondo del lavoro.
La fuga dei cervelli in camice bianco
Anche perché, se i medici stranieri faticano ad accedere alle corsie italiane e decidono di tornare nei loro Paesi, sono anche parecchi i medici italiani che fanno le valigie: in dieci anni, nel periodo 2005/2015, secondo i dati contenuti nel Rapporto Eurispes, più di 10mila medici italiani hanno lasciato l’Italia. Destinazioni preeferiytete: Svizzera, Germania, Gran Bretagna. Ma anche Belgio e Francia. I dati forniti dalla Commissione europea lo confermano: il 52% dei medici europei che abbandonano il loro Paese in cerca di fortuna altrove è rappresentato proprio da italiani.
Il problema della mancanza di personale specializzato è stato ‘mappato’ regione per regione dall’Anaao-Assomed, l’associazione dei medici dirigenti: moltissime le specializzazioni ‘carenti’ in Sicilia (ben 11 su 13 prese in esame), poi la Toscana (10), la Puglia (nove), la Lombardia e il Piemonte (sette ciascuna), la Campania (6).
Mancano soprattutto medici specializzati in medicina d’urgenza, pediatria, medicina interna, anestesia, rianimazione e terapia intensiva, chirurgia generale. Anche per questo, i medici stranieri in Italia costituiscono senza dubbio una risorsa preziosa per arginare un serio problema destinato a far sentire sempre di più il suo peso nei prossimi anni.