Dopo aver incassato la Brexit, Michel Barnier sogna l’Eliseo?
Parigi. “Depuis quelques semaines, Michel Barnier n’arrête pas !“, si dice a Parigi nel constatare l’attivismo francese dell’ex commissario europeo. Michel Barnier sta per lasciare le istituzioni Ue, in cui ha maturato una straordinaria esperienza come ministro degli Affari europei (1995-97), commissario europeo alla politica regionale (1999-2004), ministro degli Esteri (2004-05), ministro dell’Agricoltura (2007-09), commissario europeo al Mercato interno (2010-14), capo negoziatore per la Brexit (dal 2016 alla fine di quel percorso, il 31 dicembre scorso) e adesso consigliere di Ursula von der Leyen.
Il sogno di Barnier è forse l’Eliseo, ma l’ipotesi è per adesso vaga. La politica francese guarda alle presidenziali della primavera 2022, con i sondaggi che mostrano una situazione perlomeno curiosa: da un lato c’è una cristallizzazione di simpatie sui duellanti del 2017 Emmanuel Macron-Marine Le Pen (dati intorno al 25% ciascuno) e dall’altro c’è un diffuso desiderio di non assistere al remake di quella sfida.
Un terzo candidato (proveniente da destra o da sinistra) potrebbe dunque fare da guastafeste, ma dovrebbe essere assolutamente in grado di compattare e di mobilitare l’elettorato tradizionale della propria parte politica. Barnier ci spera. Il 9 gennaio ha spento la sua settantesima candelina. Ama le sfide e si sente ancora giovane.
Rilancio del centrodestra
La prima sfida è partecipare al rilancio del centrodestra, devastato dalle elezioni presidenziali del 2017 e dalla successiva diaspora verso Macron di molti personaggi di primo piano: dai primi ministri Édouard Philippe e Jean Castex al superministro economico Bruno Le Maire, passando per quello dell’Interno Gérald Darmanin.
Il gollista-riformista-europeista Barnier è entrato in Parlamento nel 1978 come deputato del Rassemblement pour la République (Rpr) di Jacques Chirac e ha poi partecipato alle trasformazioni di questa forza politica, oggi Lr (Les Républicains). Dopo la sconfitta presidenziale del 2017, i Républicains – schiacciati tra la Le Pen da una parte e Macron dall’altra – hanno un problema di linea politica a cui lega quello di una leadership tutta da ridefinire. Sul piano locale sono sempre molto forti, mentre i macronisti sono molto deboli. Ma sul piano nazionale è il contrario. Oggi l’obiettivo di Barnier è quello di partecipare a una sorta di “rifondazione liberale”. Poi si vedrà.
Tra un mese Barnier concluderà il suo mandato di consigliere di von der Leyen e annuncerà la nascita di una sua formazione nell’ambito del centrodestra. In aprile uscirà il suo libro di 600 pagine sugli anni trascorsi nelle istituzioni comunitarie e i negoziati Brexit. Al quotidiano cattolico La Croix, Barnier dice che la Francia è sull’orlo di una gravissima frattura ed è proprio in considerazione di questo pericolo che “je souhaite prendre ma part dans ce débat public”. L’idea di creare attorno a sé un gruppo di fedelissimi non gli pare affatto in contrasto con la sua presenza tra i Républicains, visto che ha accettato di guidare un gruppo di riflessione del partito in materia europea.
Gli altri pretendenti
Resta da capire se i Républicains faranno davvero le primarie per designare il loro candidato all’Eliseo. Per non farle, bisognerebbe cambiare lo statuto interno, ma questo non è impossibile. Agli occhi dei militanti è invece impossibile lanciarsi in una “guerra civile”, come quella che nel 2017 ha avvantaggiato gli avversari esterni. Si arriverà alle primarie se saranno una sorta di consacrazione. Dunque si troverà probabilmente un altro modo (consultazione tra i militanti, voto dei titolari di una carica elettiva) per scegliere davvero il candidato.
Molto dipenderà anche dalle elezioni regionali del prossimo giugno (sono state rinviate a causa della pandemia e la loro data è stata finalmente stabilita), che vedranno in lizza vari papabili del centrodestra in vista dell’Eliseo. Tre in particolare: Xavier Bertrand, presidente della regione Hauts-de-France; Valérie Pécresse, alla testa della regione parigina; Bruno Retailleau, che guida la regione Pays de la Loire. Tutti e tre hanno ottime probabilità di vincere in giugno e le dimensioni di quel successo avranno senza dubbio un riflesso nazionale.
Una strada in salita
Quanto al problema di fondo – la strategia di un partito i cui elettori rischiano di essere fagocitati dalla destra lepenista o dal centro macronista –, Barnier è sospettato di convergenze col macronismo, cosa che irrita il tradizionale elettorato di destra. Una candidatura presidenziale di Barnier renderebbe plausibile una forte astensione dell’elettorato tradizionale della destra “dura” e anche un travaso di voti verso il Rassemblement national di Marine Le Pen.
Il posizionamento politico di Xavier Bertrand e di Valérie Pécresse (i più popolari tra i tre presidenti di regione in corsa per la candidatura all’Eliseo) non è molto diverso da quello di Barnier, ma le elezioni del prossimo giugno saranno per loro un’occasione d’oro per mettersi in primo piano nella politica nazionale attraverso una sfida proprio contro i candidati locali di Macron e Le Pen.
La strada di Barnier verso la candidatura all’Eliseo è dunque molto difficile. Per adesso la sola cosa sicura è che Mister Brexit torna con entusiasmo e tanta determinazione alla politica interna francese.
Nella foto di copertina EPA/Stephanie Lecocq l’ex capo-negoziatore della Brexit Michel Barnier, che da Bruxelles torna alla politica attiva francese