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La sfida di Barnier

Francia: i Républicains vogliono davvero riconquistare l’Eliseo?

2 Set 2021 - Alberto Toscano - Alberto Toscano

PARIGI L’ultima barzelletta parigina descrive un talebano, un seguace dell’Isis e un membro di Al Qaeda discutere sul futuro potere a Kabul, mentre una voce fuori campo dice: “Perché non organizzate le primarie?”. L’amara battuta riguarda in realtà la Francia ben più dell’Afghanistan. Eccezion fatta per lepenisti e macronisti, che il candidato ce l’hanno nel sangue, i partiti s’interrogano su eventuali (e sempre meno probabili) primarie in vista delle presidenziali del prossimo aprile.

Nel centrodestra neogollista, incastonato tra lepenismo da un lato e macronismo dall’altro, scatta in questi giorni un esperimento interessante, voluto dal partito Lr (Les Républicains) e destinato, per i suoi promotori, a sostituire le primarie in modo da non creare una reazione a catena di rancori e di ripicche: il maxi-sondaggio.

“Abbiamo deciso di affidare la designazione del futuro candidato presidenziale a un sondaggio da effettuare su un campione molto ampio di simpatizzanti della nostra area politica”, ha annunciato nel giugno scorso Michel Barnier. In quel momento l’ex negoziatore Brexit non era ancora ufficialmente candidato, ma stava organizzando la sua macchina da guerra in vista delle imminenti sfide politiche.

Un missile a tre stadi: libro, rete di contatti e infine prova di forza in seno al centrodestra. Il motore del primo stadio si è acceso regolarmente: il volume di Barnier “La grande illusion: Journal secret du Brexit (2016-2020)” è stato pubblicato in maggio da Gallimard e in seguito presentato in giro per la Francia. Ovunque Barnier si sentiva fare la stessa domanda: “Sarà candidato all’Eliseo?”. Lui rispondeva facendo capire che non era ancora il momento di rispondere.

Mister Brexit ispira fiducia
Era invece il momento di migliorare la rete di contatti dentro e fuori il vecchio centrodestra, a partire dall’atout politico dell’ex commissario europeo: il settantenne Barnier ispira fiducia. I francesi lo hanno visto organizzare Olimpiadi, battersi per gli agricoltori, guidare il Quai d’Orsay, gestire il puzzle bancario europeo, negoziare la Brexit. Sanno di potergli dare le chiavi di casa senza temere che al ritorno sia scomparso il fois gras. Ma Barnier ha due punti deboli.

La sua linea politica rischia di assomigliare a quella di Emmanuel Macron, mentre per sfidare il presidente uscente occorre smarcarsi nettamente dalle sue posizioni. E soprattutto la gente pensa che Barnier sia a proprio agio a più a Bruxelles che nel suo stesso Paese. Per lui era indispensabile chiarire le sue proposte politiche (lavoro ancora da terminare) e rilanciare la propria immagine tra i connazionali (cosa che sta facendo con successo).

Da mesi Barnier è impegnato in un lavoro certosino per tessere nuovi legami con i militanti del centrodestra. Adesso siamo alla prova di forza in seno al partito e dintorni. Una sfida che deve assolutamente preludere a un compromesso, se i neogollisti vogliono portare il loro candidato al ballottaggio presidenziale contro Macron o contro Marine Le Pen.

Il maxi-sondaggio neogollista
Lo scorso week-end, Barnier ha partecipato nella località balneare di La Baule all’annuale meeting estivo del partito, a cui gli altri principali “candidati alla candidatura” del centrodestra (i presidenti della regione parigina Valérie Pécresse e della regione settentrionale Xavier Bertrand) hanno preferito presentarsi in videoconferenza o non andare del tutto.

In questi giorni parte l’attesissimo maxi-sondaggio di 15 mila elettori del centrodestra, voluto dal partito LR e affidato all’istituto demoscopico IFOP. Poco dopo la metà di questo settembre se ne conosceranno i risultati e poi, il 25 prossimo, si riunirà il congresso Lr per definire le scelte successive. L’ipotesi delle primarie è poco plausibile, anche perché sia Barnier sia Bertrand sono contrari. Per capire se si va verso un compromesso o verso uno scontro suicida, occorrerà attendere il risultato del sondaggio e il congresso.

L’anima più a destra del partito, che ha in Eric Ciotti il suo “candidato alla candidatura”, sta inasprendo la campagna anti-migranti per mettere in difficoltà gli avversari. Bertrand e Pécresse pensano che la loro recente vittoria alle regionali sia una garanzia di popolarità in vista della corsa presidenziale. Nel giro di un mese si dovrebbe capire se i Républicains vogliono davvero tentare la riconquista dell’Eliseo.

Foto di copertina EPA/STEPHANIE LECOCQ