Caro-energia: se è la Commissione a chiedere “meno Europa”
Il 13 ottobre, la Commissione europea ha presentato una serie di misure (il cosiddetto “toolbox”) da proporre al Consiglio europeo del 20-21 ottobre, finalizzate ad affrontare il caro-energia. L’indice olandese Ttf, riferimento per il mercato europeo spot del gas, ha superato in ottobre i 100 euro/MWh, registrando un aumento di circa il 630% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
L’aumento ha inoltre trascinato i prezzi all’ingrosso dell’elettricità – giunti sul mercato del giorno prima in Italia a più di 200 euro/MWh a metà ottobre. L’intervento di Bruxelles è stato sollecitato da diversi Stati membri – fra cui Francia, Spagna e alcuni Paesi dell’Europa orientale – preoccupati dall’impatto sulle famiglie e le imprese.
Il “toolbox” di Bruxelles
Il documento della Commissione presenta una serie di proposte da studiare per il breve e per il medio periodo. Nel breve periodo, la Commissione si limita a dare istruzioni agli Stati membri per quanto riguarda interventi emergenziali. Questi includono misure nazionali volte a limitare l’impatto dello shock sui consumatori vulnerabili e le piccole e medie imprese, fra cui misure fiscali come tagli all’Iva e di sostegno al reddito, da finanziare eventualmente e parzialmente con l’extra-gettito che gli Stati hanno ottenuto dalle aste per i diritti di emissione.
In secondo luogo, il “toolbox” suggerisce che misure di aiuto generalizzato non saranno soggette alla disciplina sugli aiuti di Stato. La Commissione ha invitato inoltre i Paesi membri a considerare lo scorporo degli oneri di sistema dalle bollette, e a rafforzare il monitoraggio di comportamenti anti-competitivi. In generale, si richiede che gli interventi degli Stati siano temporanei e localizzati, e non producano distorsioni per il funzionamento del mercato interno.
Lo stoccaggio strategico
Nel medio termine, la Commissione suggerisce la possibilità di una revisione del regolamento sulla sicurezza degli approvvigionamenti per favorire l’accesso transfrontaliero agli stoccaggi di gas e introdurre meccanismi di promozione per il loro “utilizzo ottimale”. La Commissione invita inoltre a “esplorare” l’approvvigionamento congiunto degli stock di gas da parte di un operatore unico europeo. L’approvvigionamento congiunto – una misura suggerita dalla Spagna – ridurrebbe secondo i promotori i costi dello stoccaggio strategico grazie alla creazione di un punto unico di acquisto, dotato di maggiore potere negoziale rispetto ai singoli Stati.
La ragione dello stoccaggio strategico è nel creare una riserva in grado di calmare i prezzi in momenti di fiammate eccessive come l’attuale, allo stesso modo con cui gli Usa utilizzano le riserve strategiche di petrolio. Un passo significativo per l’integrazione energetica dell’Ue, i cui trattati preservano la sovranità degli stati membri in materia di approvvigionamenti esterni. Il linguaggio della Commissione è tuttavia decisamente più moderato della proposta spagnola, e lo è ancor di più rispetto al radicalismo dell’acquisto congiunto tout court proposto per la prima volta (e mai realizzato) da Donald Tusk nel 2014.
Il funzionamento del mercato elettrico
La Commissione interviene anche sul tema del funzionamento del mercato elettrico, che oggi remunera tutti i generatori all’offerta dell’ultimo generatore che entra nell’ordine di merito (dunque il più costoso). In questi giorni quasi in ogni caso il generatore marginale che definisce il prezzo per tutti gli altri è a gas. Dunque, anche mix di generazione elettrica dominati da fonti non fossili e dai bassi costi operativi come rinnovabili e nucleare vedono i prezzi dell’elettricità salire alle stelle.
Una situazione potenzialmente rischiosa, in cui la volatilità del mercato del gas rischia di compromettere anche le prospettive dell’elettrificazione dei consumi finali e impedisce ai consumatori di godere di benefici tangibili derivanti dalla minore esposizione dell’energia non fossile ai capricci dei mercati internazionali. Per rispondere a tale situazione, la Commissione intende incaricare l’agenzia per il coordinamento delle autorità di regolamentazione (Acer) di “valutare pro e contro di tale funzionamento del mercato”.
Meno gas in Europa o meno Europa nel gas?
Contenuto e linguaggio del toolbox tradiscono una certa riluttanza della Commissione guidata da Ursula von der Leyen all’interventismo. L’approccio è reattivo e motivato esclusivamente dalle pressioni di alcuni Stati, e la disponibilità è più verso l’apertura ad una discussione che all’investimento di capitale politico in proposte radicali – che risultano nel “toolbox” piuttosto annacquate. Una differenza particolarmente marcata rispetto alla crisi degli approvvigionamenti del 2006-2009 in occasione della disputa russo-ucraina – utilizzata proattivamente dalla Commissione Barroso per rompere le resistenze degli Stati ad una maggiore integrazione del mercato europeo del gas e ad una competenza condivisa fra stati e Ue in materia di sicurezza energetica. Insomma, questa volta è la Commissione stessa a chiedere “meno Europa” nel gas.
Con le misure del “toolbox”, la Commissione rimane fedele alla propria interpretazione della crisi. Secondo la lettura di Bruxelles, lo shock attuale avrebbe una forte componente congiunturale attribuibile a turbolenze su mercati del gas ormai globalizzati, e dunque non richiederebbe un frettoloso ri-disegno delle regole, né la creazione di norme e istituzioni che potrebbero rivelarsi ridondanti nel lungo periodo.
Bruxelles teme la distrazione di risorse politiche, economiche e amministrative dalle priorità del Green Deal a misure emergenziali, e che distorsioni presenti e future come quelle di una riserva strategica si muovano in contraddizione rispetto alla logica di rendere le fonti fossili relativamente più costose di quelle pulite – logica propria a strumenti di lungo corso come il mercato delle emissioni o nuovi come il marchio di “sostenibilità” per gli investimenti.
Direzione chiara senza incidenti di percorso
La Commissione non manca infatti di sottolineare che le uniche soluzioni strutturali per fronteggiare le fluttuazioni dei prezzi degli idrocarburi sono quelle del Green Deal: fonti a bassa emissione ed efficienza. Dopo anni di perseguimento spesso contraddittorio di decarbonizzazione e di un paradigma di sicurezza energetica fortemente sbilanciato sul gas, l’Europa sembra dunque allineare i due obiettivi alzando lo sguardo dal breve al lungo periodo.
L’approccio del “toolbox” deluderà alcuni stati come la Spagna, ma ha il pregio della coerenza e del segnalare l’intenzione di perseguire una direzione chiara senza lasciarsi distrarre da incidenti di percorso. Si dovrà capire se gli attori – stati, imprese, cittadini – si allineeranno a tale visione, o se esigenze di breve periodo prenderanno il sopravvento e causeranno ostacoli alla transizione. Perché a una certa volatilità nel breve periodo, come ammette anche la Commissione, dovremo abituarci.
Foto di copertina EPA/VASSIL DONEV