IAI
Sondaggio Iai-Laps

Clima in cima alle preoccupazioni degli italiani, che puntano sull’Ue

30 Set 2021 - Margherita Bianchi - Margherita Bianchi

L’emergenza climatica è percepita dagli italiani come la principale minaccia alla sicurezza del Paese, un dato in crescita rispetto allo scorso anno. I cittadini ne sono preoccupati addirittura più che della pandemia. Interrogati sulle principali minacce, gli italiani mostrano di avere le idee chiare: l’89% ritiene che l’emergenza climatica rappresenti la principale minaccia alla sicurezza nazionale, un dato in sensibile aumento rispetto al 2020, quando l’84% la considerava tale. La gravità dell’emergenza climatica è inoltre sentita trasversalmente da giovanissimi e over 55, a sottolineare la crescente sensibilità sul tema in tutte le fasce della popolazione italiana.

In ambito comparativo, l’emergenza climatica è considerata più importante anche della pandemia. Lo spettro di nuove epidemie globali hanno infatti ricevuto l’85% delle preferenze, collocandosi al secondo posto in graduatoria, seguite dagli attacchi cibernetici (70%) in terza posizione.

Questi e molti altri dati interessanti emergono dall’indagine demoscopica condotta tra il 2 e il 10 settembre 2021 dal Laboratorio Analisi Politiche e Sociali (Laps) del Dipartimento di Scienze Sociali, Politiche e Cognitive dell’Università di Siena e commissionata dal programma di politica estera italiana dell’Istituto Affari Internazionali (IAI) con il sostegno della Fondazione Compagnia San Paolo. Il sondaggio ha coinvolto un campione di 2.049 individui, dando seguito a precedenti indagini condotte annualmente dallo IAI e dal Laps sugli orientamenti degli italiani in materia di politica estera.

Il sondaggio completo verrà presentato nelle prossime settimane. In questo articolo un’anticipazione di alcuni dei dati più salienti relativi alle opinioni degli italiani in merito all’emergenza climatica.

Priorità ambientale
Il sondaggio tocca l’importante tema del costo economico della transizione. Posti di fronte al trade-off tra tutela dell’ambiente e crescita economica, il 48% degli italiani privilegia la lotta al cambiamento climatico rispetto alla crescita economica, anche in questo caso una tendenza in aumento rispetto al 2020. La questione è quanto mai attuale: storicamente la crescita del Pil è stata associata all’aumento delle emissioni di gas serra, e cambiare rotta alla velocità necessaria non è certo banale. I vantaggi ambientali, sociali ed economici di un’azione tempestiva però superano di gran lunga i costi iniziali – una visione alla base della “crescita verde” promossa da tempo dall’Ue, apripista della visione di crescita ‘net-zero’.

Nonostante il dibattito politico sulla sostenibilità in Italia sia spesso polarizzato e poco incisivo, i partiti italiani sono sempre più spesso chiamati a esprimersi sul tema. Se da una parte è difficile trovare, almeno in Italia, qualcuno che neghi il cambiamento climatico, le posizioni risultano variegate. Il sondaggio mostra che mentre tra gli elettori del Pd e M5s prevalgono quelli che indicano la lotta al cambiamento climatico come priorità rispetto alle esigenze economiche, tale orientamento è meno netto nei partiti di destra e di centro-destra, ma le differenze sono tutto sommato limitate.

Sostegno all’azione europea
Molti degli intervistati sostengono con decisione una solida azione europea sul tema climatico. Alla domanda “Cosa dovrebbe fare l’Ue sul tema dell’ambiente?” una sorprendente maggioranza (80%) risponde che si dovrebbe sanzionare chi viola la legislazione ambientale. L’Italia è peraltro tra i Paesi dell’Ue con il maggior numero di violazioni delle norme europee in materia, e per questo ha dovuto pagare circa 500 milioni di euro per violazioni accertate sino al 2018.

Per testare ulteriormente l’opinione degli italiani, è stata posta la stessa domanda a un sotto-campione, ma aggiungendovi il dato sopra riportato sull’entità delle sanzioni già comminate all’Italia. Il risultato non cambia di molto: un’ampia maggioranza (72%) si è espressa a favore di sanzioni europee contro chi viola la legislazione Ue in materia ambientale.

Un ulteriore dato significativo riguarda le iniziative legali di cittadini e associazioni contro lo Stato italiano (e altri Paesi europei) per l’inadempienza nel fronteggiare il cambiamento climatico. Più dell’80% degli intervistati considera tali iniziative utili a sensibilizzare l’opinione pubblica ma il 42% non ritiene che esse possano effettivamente influenzare i decisori politici.

Speranza nel G20
L’indagine sonda anche le percezioni degli italiani sugli appuntamenti decisivi per l’azione climatica globale. L’Italia, con la presidenza del G20 e la co-presidenza della Cop26, è una voce importante sui tavoli internazionali, e in queste settimane si discutono infatti a livello multilaterale questioni cruciali, a partire dalla finanza climatica. Interrogati sull’agenda G20, una maggioranza relativa degli intervistati (35,9%) indica come priorità proprio l’emergenza climatica, che stacca, e non di poco, i flussi migratori (21,2%).

Nel frattempo, la lotta contro la crisi climatica è entrata nel vivo: con la pre-Cop di Milano e in vista della Cop di Glasgow, gli attivisti dei Fridays for Future (Fff) si sono mobilitati per lo Sciopero Globale per il Clima il 24 settembre scorso, chiedendo a gran voce il rispetto degli Accordi di Parigi per contenere l’aumento della temperatura media globale a 1.5 gradi.

Il decennio 2020-2030 è cruciale per pianificare la strada della transizione verso gli obiettivi net-zero entro il 2050. Il crescente sostegno dei cittadini alla causa climatica deve trovare risposte adeguate da parte delle istituzioni, cui spetta assicurare un processo di transizione solidale e ordinato. Come ricordato dal presidente del Consiglio Mario Draghi durante il recente incontro a New York ai margini della settantaseiesima Assemblea Generale dell’Onu, l’emergenza climatica è “di uguale entità” all’attuale pandemia, e pertanto “non dobbiamo assolutamente ridurre la nostra determinazione ad affrontare i cambiamenti climatici”.

Foto di copertina EPA/CLEMENS BILAN