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DEMOCRAZIA A RISCHIO

Il futuro della Polonia nello scacchiere europeo e transatlantico

24 Nov 2021 - Karolina Muti - Karolina Muti

Il 3 novembre la Commissione sulla sicurezza e la cooperazione in Europa del Congresso degli Stati Uniti, la Commissione di Helsinki, ha tenuto un’audizione sulla tenuta della democrazia e dello stato di diritto in Polonia e in Ungheria.

Si tratta di conclusioni a tinte fosche per il governo di Varsavia. La Commissione ha constatato che negli ultimi dieci anni la Polonia e l’Ungheria hanno perseguito politiche che minano la democrazia e lo stato di diritto. Heather A. Conley, recentemente eletta presidente del German Marshall Fund of the United States, una delle esperte chiamate in audizione, ha dichiarato che, finita la Guerra fredda, la Polonia ha rappresentato uno dei maggiori successi della politica estera statunitense ed è dunque ancora più doloroso vedere la salute della sua democrazia precipitare.

Il futuro delle relazioni Usa-Polonia
Per questo motivo, Washington dovrà modificare il proprio atteggiamento e utilizzare misure anche “estremamente difficili” con lo scopo di cambiare il calcolo politico del governo polacco e ottenere risultati tangibili. Le misure da adottare potrebbero includere sanzioni economiche, o persino un cambio nella dislocazione delle proprie forze militari, dato che “Washington non deve necessariamente scegliere di sostenere economicamente o militarmente questi Paesi”, se compiono scelte anti-democratiche. “La loro sicurezza dipende da noi, e la nostra sicurezza dipende dalla loro democrazia” ha aggiunto Conley.

Pur venendo da un’autorevole esperta, sarà difficile che Washington segua in pieno questi suggerimenti. Nella politica estera americana, tra gli interessi di sicurezza e il rispetto della democrazia e dei diritti umani, hanno quasi sempre prevalso i primi. È stato così per Jimmy Carter – uno dei presidenti che più ha fatto dei valori democratici una bandiera – lo sarà probabilmente anche per l’amministrazione Biden, nonostante le promesse elettorali. Questo tuttavia non esclude che l’attuale presidenza cercherà di mettere Varsavia sotto pressione adottando misure importanti, e  negozierà duramente per far tornare il paese sui passi liberaldemocratici, anche giocando la carta del disimpegno militare nel Paese. Il governo di Varsavia potrebbe cambiare rotta se gli Stati Uniti dovessero agire di fronte al peggioramento dello stato della democrazia polacca, che indebolisce la Nato e rappresenta una minaccia esistenziale per l’Ue.

L’escalation illiberale di Varsavia
Negli ultimi anni la Polonia ha visto un deterioramento in tutti i ranking che misurano l’indice e lo stato di salute della democrazia, da Human Rights Watch, a Freedom House e all’indice del The Economist. La Polonia sembra essere entrata in una spirale illiberale, provocando una escalation nello scontro con l’Unione europea. Le occasioni di scontro sono state molteplici: dal mancato rispetto dello stato di diritto e il tentativo di controllo da parte del partito di governo Prawo i Sprawiedliwosc del potere giudiziario, fino all’attacco alla libertà di stampa e ai diritti delle donne e della comunità Lgbtq+.

Queste tendenze anti democratiche di Varsavia si riflettono nelle relazioni tese con l’Unione europea, come la minaccia di porre il veto sul Recovery Plan quando tutto il continente era in ginocchio per gli effetti della crisi pandemica, o la recente dichiarazione del Tribunale costituzionale polacco che stabilisce la superiorità delle leggi nazionali su quelle comunitarie. Quest’ultima decisione non è ancora in vigore, ma dal punto di vista legale è un atto di una gravità senza precedenti, dato che sancirebbe l’uscita “giudiziaria” dall’Unione Europea, gesto mai compiuto da un tribunale nazionale. La Commissione ha risposto bloccando l’approvazione del Recovery Plan e portando la Polonia davanti alla Corte di Giustizia, che ha condannato Varsavia pagare un milione di euro al giorno per non aver sospeso la Camera disciplinare della Corte Suprema, l’organo che secondo l’esecutivo Ue limita l’indipendenza dei giudici polacchi ed è contrario all’ordinamento comunitario.

Un capitale politico a rischio
Varsavia con le sue ultime decisioni rischia di sperperare un capitale politico guadagnato in tanti anni di collaborazione, non solo con i propri partner europei, ma anche con il principale garante della propria sicurezza, gli Stati Uniti, mettendo così in discussione l’efficacia della propria politica estera e di sicurezza. A ciò si aggiunge la drammatica crisi migratoria alla frontiera con la Bielorussia, con i migranti morti di freddo nelle foreste alla frontiera, che ricordano tragicamente quelli sepolti nel Mediterraneo. La crisi migratoria ha messo il Paese al centro dell’attenzione europea e nell’occhio del ciclone, esasperando ancora di più le relazioni intra-europee. In questo quadro di scontro prolungato, la maggioranza dei polacchi rimane ancorata all’Ue e contraria alla tanto vociferata Polexit.

Alla vigilia della presidenza polacca dell’Organizzazione per la sicurezza e per la cooperazione in Europa (Osce), Varsavia potrebbe passare rapidamente dall’essere considerata tra i primi della classe nella Nato su temi quali il 2% di spesa in difesa, gli investimenti e l’economia, a fanalino di coda della democrazia e delle relazioni transatlantiche.

Foto di copertina EPA/Radek Pietruszka POLAND OUT