Covid-19 e opinione pubblica: italiani insoddisfatti dell’Ue, governo promosso
Non c’è grande voglia di sovranismo in Italia. L’idea che, di fronte a crisi di portata globale, come quella del coronavirus, gli Stati nazionali possano fare da soli ha scarso seguito. Gli italiani sono convinti invece che occorra puntare a una maggiore cooperazione internazionale. È uno dei dati più netti che emerge dall’indagine “Emergenza coronavirus e politica estera. L’opinione degli italiani sul governo, l’Europa e la cooperazione internazionale” realizzata dall’Istituto Affari Internazionali – nell’ambito della partnership strategica con la Fondazione Compagnia di San Paolo – e dal Laboratorio Analisi Politiche e Sociali (Laps) dell’Università di Siena. L’inchiesta è basata su interviste a un campione rappresentativo della popolazione di nazionalità italiana residente nel nostro paese.
Voglia di cooperazione
Per la grande maggioranza degli italiani – il 68% – una delle lezioni dell’emergenza Covid-19 è che serva una più stretta cooperazione internazionale. È un’opinione prevalente negli elettorati di tutti i partiti, sia pure con gradazioni diverse. Solo il 32% ritiene invece che la crisi che stiamo attraversando abbia dimostrato la necessità di una maggiore indipendenza dagli altri Stati.
Il dato riflette indubbiamente anche la percezione di una debolezza del nostro Paese in un contesto internazionale caratterizzato da crescenti tensioni e da un inasprimento delle rivalità fra grandi potenze. Una politica estera muscolare, costruita su un nemico esterno, come ad esempio la Cina, piace molto poco. Non si ritiene che all’Italia convenga, in definitiva, allinearsi con l’uno o con l’altro nelle contese geopolitiche in corso. Si auspica un’intesa più salda fra le nazioni perché appare più facile, in un quadro di cooperazione, promuovere gli interessi nazionali.
Ciò non significa che si guarda con favore a una maggiore integrazione o a un’apertura senza remore verso l’estero. Tutt’altro. Dall’inchiesta risulta infatti che più di sei italiani su 10 vorrebbero, alla luce dell’esperienza della pandemia, che si introducessero “più forti barriere” alla libera circolazione delle persone. La metà degli italiani auspica anche una limitazione della circolazione delle merci.
Il timore per confini troppo aperti non è una novità. Ma sembrerebbe che l’attuale emergenza abbia contribuito ad alimentare ulteriormente l’inquietudine e lo scontento verso i processi di globalizzazione, di cui si percepiscono acutamente alcuni svantaggi e rischi. C’è una generale insoddisfazione per come tali processi sono stati finora governati. L’opinione prevalente è che le istituzioni, sia nazionali che internazionali, non siano stati all’altezza del compito. Quasi tre italiani su quattro pensano, fra l’altro, che le “democrazie liberali” si siano dimostrate inadeguate a gestire una crisi della portata di quella del coronavirus. Più che la seduzione esercitata dai modelli autoritari su una parte dell’opinione pubblica, pesa qui, probabilmente, la percezione che la Cina abbia saputo affrontare l’epidemia meglio dei Paesi occidentali.
Ue sotto accusa, promosso il governo
L’inchiesta mostra inoltre una crescente disaffezione e sfiducia nei confronti dell’Europa. Quasi otto italiani su 10 pensano che le misure prese dall’Ue a sostegno dell’Italia per fronteggiare la crisi siano state poco o per nulla adeguate. Questo giudizio negativo sull’operato dell’Unione è peraltro maggioritario in tutti gli elettorati, anche in quelli di partiti tradizionalmente più europeisti, come il Pd. Si ritiene anzi che l’Italia, anche in questo frangente, sia stata trattata ingiustamente dall’Ue e dagli altri Paesi membri. Sono di questa opinione sette italiani su 10, con differenze significative, però, fra gli elettorati dei diversi partiti (si va dall’87% dell’elettorato di Lega e Fratelli d’Italia al 47% di quello del Pd).
Una netta maggioranza dei cittadini si spinge fino a ritenere che la pandemia abbia dimostrato il “definitivo fallimento” dell’Ue – anche qui, tuttavia, con marcate differenze tra i vari elettorati (aderiscono a tale opinione quasi il 90% di quelli di Lega e Fdi, meno della metà di quello del Pd). Cala, ma resta largamente maggioritaria, la quota di italiani favorevoli a mantenere la libera circolazione delle persone all’interno dell’Ue (dal 71% del 2019 al 61% di quest’anno). Segno, alla luce delle risposte alla summenzionata domanda sulle barriere ai confini, che si continuano a temere soprattutto gli arrivi dai Paesi extraeuropei.
Larghe maggioranze esprimono un giudizio positivo su come il governo e gran parte dei ministri ha gestito l’emergenza Covid-19. L’operato del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, in particolare, è apprezzato dal 66,6% degli italiani. Un’analoga percentuale di giudizi positivi si registra, in media, anche per i presidenti di regione, con ampie variazioni, però, da regione a regione.
Una quota ancora più rilevante – quasi tre italiani su quattro – considera positivo il ruolo svolto dalla protezione civile e dalla “comunità scientifica degli esperti”. Tuttavia, vi è un dato non trascurabile: i gruppi più colpiti dalla crisi sotto il profilo economico sono marcatamente più insoddisfatti, rispetto agli altri, dell’operato del governo. Con l’aggravarsi della crisi economica, il consenso del governo potrebbe quindi subire una progressiva erosione.
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