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La conferenza ministeriale

Africa: il “quarto cerchio” della politica estera italiana

13 Ott 2021 - Carlo Palleschi - Carlo Palleschi

Il 7 e l’8 ottobre scorsi si è tenuta a Roma la terza edizione della Conferenza ministeriale Italia-Africa dal titolo Incontri con l’Africa, che ha riunito le delegazioni di circa 50 Paesi africani, i rappresentanti dell’Unione Africana e delle altre principali organizzazioni regionali africane, oltre a personalità istituzionali italiane, rappresentanti del mondo economico, imprenditoriale, accademico e del terzo settore.

L’evento, che si inserisce nel quadro della presidenza italiana del G20, ha dedicato un’attenzione particolare alle sfide legate alla gestione delle risorse naturali, la protezione dell’ambiente e la lotta ai cambiamenti climatici, collegandosi così al partenariato tra Italia e Regno Unito per la Cop26.

“Incontri con l’Africa”
“Incontri con l’Africa” non è semplicemente un evento di diplomazia pubblica ma identifica e riflette la centralità strategica che il continente africano ha per la politica estera italiana, un elemento che la Farnesina ha approfondito con sempre maggiore determinazione negli ultimi anni e che ha assunto ad oggi un carattere strutturale. Infatti, malgrado Roma abbia coltivato specifiche relazioni bilaterali con alcuni Paesi africani e nonostante le iniziative economiche da parte del settore privato non siano mai mancate, l’Italia ha risentito della mancanza di un quadro strategico di insieme che qualificasse l’Africa come un’area di interesse primario.

Questo cambio di paradigma può essere fatto risalire all’iniziativa Italia-Africa promossa nel 2013 dall’allora ministra Emma Bonino, che poi ha assunto nel 2016 la forma strutturata di Conferenza ministeriale come la conosciamo oggi. Confrontando l’evoluzione di queste iniziative, si può notare come la posizione italiana nei confronti dell’Africa sia mutata nel corso degli anni, passando da un’attenzione specifica alle questioni migratorie e securitarie, ad un approccio olistico che rispecchia il passaggio dalla tradizionale visione di Africa come “continente senza speranza” alla concezione di Africa come “terra di opportunità”, soprattutto alla luce della nuova area di libero scambio, l’Afcfta (African Continental Free Trade Area).

Un nuovo partenariato
L’attenzione di Roma all’Africa nel suo insieme è plasticamente rappresentata dal documento strategico “Partenariato con l’Africa presentato dal ministro Luigi Di Maio il 15 dicembre 2020, che ha definito il continente come “un’assoluta priorità della politica estera italiana”.

Il documento, che individua le aree geografiche (Africa Mediterranea, Corno d’Africa e Mar Rosso, Sahel e Africa australe) e le linee di azione prioritarie, mira a superare l’anacronistica logica beneficiario-donatore, per promuovere invece un rapporto paritario che coniughi iniziative di hard power con azioni di soft power e rafforzamento della cooperazione, soprattutto in materia di politiche di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. Questo nuovo partenariato sancisce quindi la volontà dell’Italia di essere un attore centrale in Africa, attivo in più settori e con l’obiettivo di garantire la crescita e lo sviluppo del continente e al contempo assicurare la protezione degli interessi strategici nazionali.

Un pilastro autonomo della strategia della Farnesina
Solitamente, la politica estera italiana viene descritta utilizzando la metafora dei tre cerchi: il cerchio mediterraneo, il cerchio europeo ed il cerchio atlantico. Con il rinnovato attivismo italiano si assiste alla nascita di un quarto cerchio, nel quale l’Africa assume la valenza di pilastro autonomo della politica estera italiana.

Sebbene questo quarto cerchio non abbia la stessa nitidezza dei tradizionali tre cerchi, visto anche il suo carattere geografico ancora non omogeneo e la sua genesi relativamente recente, esso ha assunto negli anni un carattere sempre più strutturato. Infatti, il consolidamento della volontà di Roma di superare la percezione atavica “dell’Africa vista dal Mediterraneo” per promuovere invece una politica africana continentale permette di identificare la nascita di un quarto cerchio a tutti gli effetti, che diventerà sempre più definito nei prossimi anni.

Roma non è la sola
Il cambio di paradigma strategico effettuato da Roma non è un elemento isolato, ma al contrario si inserisce in maniera coerente nel quadro del rinnovato interesse verso il continente mostrato da molti Paesi dell’Unione europea e da varie potenze globali. Infatti, in aggiunta a quegli Stati membri che da sempre sono impegnati in Africa – Francia, Germania e Belgio -, altri ne hanno riscoperto la centralità, tra cui Spagna, Irlanda e i Paesi nordici. Altri ancora, come la Repubblica Ceca, Malta, Estonia o Polonia, hanno dimostrato negli ultimi tre anni un interesse inedito per gli affari africani, sia a livello economico e di cooperazione sia a livello securitario.

La rinnovata centralità africana non è una caratteristica esclusivamente europea. Oltre alla Cina, che da tempo è impegnata nel continente (soprattutto attraverso la cosiddetta “diplomazia del debito”), altri attori globali, tra cui l’India, il Giappone, i Paesi del Golfo, la Turchia e la Russia, sono presenti nel continente attraverso un’azione diplomatica ed economica sempre più pervasiva ed efficace.

Disegnando questo quarto cerchio, quindi, Roma vuole anche rispondere al “new scramble for Africa, con l’obiettivo di presentare una risposta strutturata e coerente alle dinamiche di competizione multipolare.

Foto di copertina ANSA/ALESSANDRO DI MEO