La lezione di Next Generation EU e l’importanza della solidarietà nell’Ue
Le analisi economiche dell’ultimo anno ci dicono che il Covid-19 ha seriamente compromesso l’economia di quasi tutti i Paesi del mondo. Tuttavia, oggi possiamo osservare alcuni fatti che ci fanno ben sperare per il futuro: il commercio mondiale ha avuto un forte aumento nel terzo e quarto trimestre del 2020, le tensioni commerciali si sono attenuate anche grazie al cambio della presidenza americana, i dati economici del primo trimestre del 2021 sono positivi e infine il vaccino, distribuito su larga scala, dovrebbe pian piano farci uscire da questo incubo.
Per quanto riguarda l’Europa, l’aspetto positivo di questa tragica pandemia è rappresentato dal sentimento di solidarietà nato tra i Paesi dell’Ue che ha portato all’approvazione di Next Generation EU (il pacchetto da 806 miliardi di euro per finanziare la ripresa nei prossimi cinque anni) e rievocato anche in occasione del Social Summit di Porto e del Consiglio europeo informale del 7-8 maggio.
Economia dei Paesi occidentali
La crisi provocata dalla pandemia ha reso evidente che l’economia dei Paesi occidentali richiede una profonda rivoluzione perché l’emergenza sanitaria ha messo in luce i suoi punti deboli. Il libero mercato nato negli anni Ottanta del secolo scorso, e sostenuto dal Regno Unito e dagli Stati Uniti, ha generato due processi che sono difficili da arrestare: l’aumento delle disuguaglianze sociali e l’affermarsi della finanza speculativa. La globalizzazione, coniugata con il libero mercato senza regole, ha aumentato il numero dei poveri nel blocco occidentale. Questa è una delle principali cause della lenta ripresa economica di questi Paesi. I poveri consumano sempre meno mentre i consumi dei ricchi non possono aumentare all’infinito.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale i principi del liberalismo (non liberismo) keynesiano hanno aiutato a creare in Europa quello Stato sociale che non troviamo negli altri continenti. Fino ai primi anni Ottanta in Italia la tassazione delle persone fisiche superava il 70% sull’ultimo scaglione dei redditi più elevati (nel Regno Unito l’83%) e l’imposta sulle società variava dal 30% al 50%. Nessuno si lamentava e questo carico fiscale non ha impedito lo sviluppo economico di quegli anni.
In seguito i teorici del libero mercato hanno sostenuto la tesi che abbassare le imposte fosse la strada da seguire per la crescita di una economia considerata matura. Oggi siamo a una tassazione massima dei redditi delle persone fisiche del 45 % e a una media del 25% per i redditi delle società. Senza parlare della tassazione minima per i redditi di capitale, cioè delle rendite improduttive. Questa politica ha prodotto un aumento esponenziale delle disuguaglianze sociali, perché la riduzione del carico fiscale ha favorito solo i percettori di alti redditi che sono diventati sempre più ricchi, come hanno dimostrato gli scritti degli economisti Anthony Atkinson e Thomas Piketty.
Revisione della politica economica
Appare dunque necessario rivedere la politica economica relativa alla distribuzione della ricchezza e del reddito per la ripresa economica e per fini etici di solidarietà verso i più poveri. La politica fiscale è il classico strumento usato per questo scopo. Nell’Ue c’è il problema che ogni singolo Paese membro ha un sistema fiscale diverso dall’altro.
È allora necessaria un’integrazione fiscale europea, che sarebbe anche un passo decisivo verso la costituzione degli Stati Uniti d’Europa. Occorre una legge comunitaria che fissi gli stessi sistemi e le stesse aliquote fiscali, per le persone fisiche e le persone giuridiche, validi in tutti i Paesi membri, basati su un’effettiva equità redistributiva. Nello stesso tempo dovrebbero però essere cancellati i paradisi fiscali europei come Lussemburgo, Paesi Bassi e Irlanda.
La recente proposta di Joe Biden di fissare un’aliquota minima di tassazione dei redditi delle società in tutto il mondo (la cosiddetta Minimum Global Tax), rappresenta un’imperdibile occasione per iniziare un processo virtuoso sui sistemi di tassazione. Francia e Germania hanno già aderito a questa proposta del presidente americano, l’Italia sta lavorando per giungere alla firma di un accordo al G20 di giugno.
In Europa si porrebbe così fine all’odiosa concorrenza fiscale tra i Paesi membri, che ha portato molte importanti aziende europee a fissare la loro sede legale nei Paesi Bassi, in Lussemburgo o in Irlanda dove pagano minori imposte per i profitti conseguiti negli altri Paesi del mondo. Elusione d’imposta possibile grazie agli accordi bilaterali contro le doppie imposizioni.
Come detto, un’altra grave colpa del liberismo senza regole è stata quella di favorire la finanza speculativa, sulla quale neppure i governi democratici degli Stati Uniti, come quelli di Clinton e Obama, sono stati in grado di imporre una Financial Speculation Tax (Fst) conosciuta in Europa come Tobin Tax. Eppure è chiaro che la grave crisi economica e finanziaria del 2007 fu generata proprio dalla finanza speculativa che aveva, tra l’altro, ideato i famosi derivati, titoli basati su mutui ipotecari accesi negli Stati Uniti sui quali le banche avevano emesso titoli risultati poi privi di valore quando i mutui, a causa del crollo di valore degli immobili, non venivano più pagati. Anche la finanza speculativa deve essere rivista con una forte imposizione fiscale perché non contribuisce al prodotto interno lordo di un Paese.
Per un’Europa geopolitica
Tutto questo che è stato descritto richiede interventi economici e sociali basati sulla solidarietà. Next Generation EU è una base molto solida per sviluppare in Europa questa solidarietà che, tuttavia, dovrebbe abbracciare campi come quello economico, fiscale, finanziario, della difesa e della sicurezza.
Una solidarietà che potrebbe veramente portare alla costituzione degli Stati Uniti d’Europa, la sola strada per assicurare ai suoi cittadini una posizione economica competitiva nei confronti delle altre potenze come gli Stati Uniti, la Cina e la Russia e una voce autorevole nelle decisioni che riguardano la geopolitica.
Foto di copertina EPA/ANTONIO PEDRO SANTOS / POOL